Due tifoserie in grandissima forma hanno fatto rivivere, per un pomeriggio, le emozioni di una Serie B d’altri tempi, quando non esistevano squadre improbabili e con scarso pubblico al seguito, e quando la provincia poteva esprimere senza freni la propria spontaneità ed un vero senso di appartenenza.

A sfidarsi sono due realtà distanti non solo per geografia, ma anche per stile di vita quotidiano e, di rimando, modo di vivere una partita.

Ma una cosa accomuna grigiorossi e satanelli: entusiasmo e fame.

Il Foggia non vedeva la Serie B da venti anni esatti, passando per svariate umiliazioni legate alle vicende societarie che hanno portato alla liquidazione della vecchia, storica società.

Recentissimi, e non privi di preoccupazioni per il futuro della squadra, invece, i guai giudiziari nell’ambito dell’operazione “Security” (nella quale il Foggia è al centro di una vicenda di presunto riciclaggio di denaro) che hanno portato all’arresto dell’ex vice-presidente Ruggiero Massimo Curci prima, lo scorso Dicembre, e, due mesi più tardi, del presidente Fedele Sannella.

Ironia della sorte, il commissario straordinario che per sei mesi gestirà il club (al posto del rimosso cda), assicurandone la continuità gestionale, è un commercialista barese, tale Nicola Giannetti.

Curva Nord e Curva Sud, tuttavia, sono compatte, pretendono chiarezza e, nel frattempo, non smettono di accompagnare con calore il primo cammino in Serie B dei satanelli dal 1998 a questa parte.

La Cremonese ha iniziato l’attuale millennio nel segno di una incredibile sofferenza calcistica, stagnando a lungo nella terza serie, con un’unica breve quanto opaca apparizione in B nella stagione 2005/06, culminata con un repentino ritorno in Serie C.

Nella scorsa stagione, a Como ed in casa col Piacenza, ho avuto qualche riserva verso i grigiorossi, a causa di un entusiasmo che credevo maggiore, dato il difficile ma possibile cammino verso la Serie B.

Ciò nonostante, foto e commenti sulla nostra rivista mi hanno convinto di una buona stagione degli ultras grigiorossi, e ciò, più di ogni altra cosa, mi riporta verso uno Zini che intanto si è rifatto il look.

Il cambiamento più importante, arrivato la scorsa estate, ha riguardato la Curva Sud, che ora è coperta, più altri interventi infrastrutturali che ne hanno migliorato sia l’estetica che la funzionalità.

Passata l’epoca della costruzione di cattedrali nel deserto (basti pensare alle esperienze di Ancona e Bari, per fare due esempi su tutti), fa piacere vedere che ci siano ancora amministrazioni che valorizzano gli stadi già esistenti nel tessuto cittadino, inserite nel contesto sociale della vita di tutti i giorni.

Cremona, come tante città del nord Italia, non è fatta “a misura di ultrà”. Molta, troppa gente, finita la sbornia dei decenni passati a pane e pallone, snobba il calcio, e snobba ancora di più chi si ostina ad andare in curva, incurante di ogni scomodità e disagio.

Costruire e mantenere una tifoseria al nord, oggi, non è come farlo al sud, dove in casi come Foggia gli ultras hanno ancora un forte impatto sociale e danno voce ad una comunità di persone ancora molto ampia.

Insomma, l’ennesima sfida calcistica tra nord e sud offre, se lo si vuole, molti spunti di riflessione per capire un po’ lo spaccato dell’Italia del 2018.

Nel frattempo, contro ogni più nera previsione, è ancora possibile appassionarsi ad una partita solo guardando quello che succede sugli spalti, chiedendoti come e perché, di tanto in tanto, si ripete la stessa magia di tanti anni fa, quando eri ancora un novellino in curva ed eri entusiasta di appartenere anche tu, finalmente, a quel mondo.

Sarà che già da prima della partita l’aria di Cremona sa di calcio.

L’invasione foggiana si percepisce dal rossonero presente un po’ ovunque nei dintorni dello Zini: nonostante una dichiarata scarsa simpatia tra le tifoserie, sancita da diversi cori contro, tutto si è svolto nella massima tranquillità, ed i tifosi foggiani si sono pacificamente mischiati ai tifosi di casa.

Anche il servizio d d’ordine è blando e rilassato, e mi posso tranquillamente muovere tra i punti di ritrovo di entrambe le tifoserie.

Nel bar dei tifosi di casa si aspetta la partita con serenità, con tante birre, chiacchiere e risate.

Davanti al settore ospiti, invece, vedo l’arrivo di tanti foggiani sia arrivati direttamente dal meridione, sia fuori sede. Sento i nomi di gruppi provenienti dall’Emilia Romagna e dal Veneto, ma immagino che i tifosi rossoneri si siano mossi anche da altre parti del nord. Segno di come essere foggiani e del Foggia sia un motivo di vanto e conservazione della propria identità, anche quando la vita porta (per lo più controvoglia) altrove.

Un ragazzo che entra accanto a me con il tesserino dell’AIA, una volta entrato si toglie la parte superiore della tuta da arbitro e sfoggia la maglia del suo Foggia ed una sciarpa rossonera.

I tantissimi tifosi pugliesi presenti in tribuna si aggiungono all’oltre migliaio presente nel settore ospiti.

Il prepartita, per motivi di entusiasmo, vede i foggiani aprire le danze con canti e bandiere, ma la risposta di una gremita Curva Sud non tarda ad arrivare, e prende di petto, subito, i rivali di giornata.

Se da una parte, quindi, i numeri degli ospiti sono alti, dall’altra si capisce che anche Cremona porta con sé tutto l’entusiasmo di una tradizione calcistica consolidata e di una piazza appassionata.

Solo il settore dei distinti di fronte a me presenta qualche vuoto di troppo, ma il resto dello stadio può vantare numeri considerevoli.

Il colore dei foggiani, pieni di bandieroni, bandiere, sciarpe e magliette rossonere, me lo aspettavo, ma vederlo fa sempre piacere.

Bene dirlo, anche dall’altra parte non si scherza: su sponda grigiorossa sono tante le bandiere che lambiscono il vento, e quasi tutti i presenti hanno al collo la loro sciarpa, sebbene il primo caldo dell’anno consigli altro.

E proprio il colore è il protagonista dello spettacolo di questa partita allo Zini.

Nel settore ospiti vengono distese le sciarpe, sventolano tutte le bandiere a disposizione e si canta a più non posso.

La Curva Sud, di contro, oltre a fare “muro contro muro” con la propria, riuscitissima, sciarpata, fa partire una fumogenata che ricorda altri tempi, offrendo un effetto retrò gradito da tutto il pubblico.

In tribuna si parla di schemi, classifiche, giocatori.

È una partita di calcio.

Le due curve sono uno spettacolo, nessuna delle due sfigura.

Tra gli ospiti cantano tutti, o quasi gli effettivi, ed anche una larga parte della Sud di prodiga nel sostenere i grigiorossi. Nella curva di casa, tra l’altro, presenti i gemellati di Vicenza.

Entrambe le squadre si trovano a metà classifica e vogliono fare un ulteriore allungo verso la sospirata salvezza.

Logico, quindi, pensare ad una partita equilibrata, ma il primo tempo del Foggia è di quelli da morso dello scorpione. Personalmente, facendo un mio personale excursus storico, non riesco proprio a ricordare una squadra in trasferta che faccia tre gol di fila alla squadra di casa, che a sua volta non ne segna neanche uno.

È quello che succede allo Zini, dove in rapida sequenza Kragl (32°), Mazzeo (34°) e Nicastro (43°) mettono l’ipoteca al segno “2” sulla schedina.

Su sponda foggiana questo filotto mette ulteriormente le ali ad un’ottima prova; su sponda cremonese, a parte un attimo più che logico di sbandamento, si continua a tifare e si applaude lo stesso a fine primo tempo.

Molte tifoserie dovrebbero solo imparare.

Che poi, se andiamo a vedere, la Cremonese ce la mette tutta per provare ad aprire almeno uno spiraglio, ma la giornata è di quelle veramente nere, peggiori delle sere di Tiziano Ferro.

Lo 0-4 di Zambelli al 62° chiude il cerchio ad una trasferta perfetta per il popolo rossonero.

Inutile dirlo, il settore ospiti resta uno spettacolo fino alla fine: il vento è a favore, la sorte pure. E, per giunta, la primavera è arrivata.

E i cremonesi? Un po’ di calo c’è ad inizio ripresa, eccezion fatta per quel gruppo situato in basso che non molla veramente di un millimetro. E sono proprio i più convinti a determinare il crescendo finale, in cui la curva intera riprende decibel, entusiasmo e consapevolezza.

Si perde di brutto? E chi se ne frega, ciò che conta è stare qui; vivere e non buttare questa giornata!

La gara sta finendo, e in questo sabato pomeriggio di pieno sole la Serie B finalmente mi sembra la… vera Serie B!

C’è ancora il tempo di due belle sciarpate, dall’una e dall’altra parte.

Ora posso andarmene.

Sapete qual è la differenza tra il classico giornalista, che si occupa di marcatori e azioni di gioco, ed il collaboratore di Sport People?

Che il giornalista, ad eccezione di quello raro, veramente appassionato, fa il suo compitino e se ne torna a casa.

Il collaboratore di Sport People, invece, se non vede uno spettacolo all’altezza non è contento. Se ne torna a casa deluso, un po’ imbronciato, e magari gli va storto anche il resto della giornata.

Ma, quando va tutto bene, torna contento, perché i chilometri fatti ed il tempo spesso hanno avuto il loro senso.

Grazie grigiorossi, grazie rossoneri. Senza saperlo, mi avete fatto un regalo.

Stefano Severi