Quando esco da uno stadio e mi sento come dopo una partita di 30 anni fa, vuol dire che ho trovato davvero qualcosa di notevole e meritevole. Proprio come accaduto a Sofia dove a ricreare quel vecchio spirito, quelle vecchie atmosfere, è bastato il calcio in sé, allo stato puro, senza stupidi show collaterali, senza cheerleader e senza maxischermi…
Stadio vecchio, quasi interamente senza copertura, in cui la pioggia cade impetuosa e lascia sugli spalti solo i veri tifosi, quelli che amano i propri colori oltre ogni avversità. Tribuna e distinti si presentano semi-vuote, ma le curve invece sono piene già un’ora prima della partita, tutti con le mani in alto per far sentire la forza delle tifoserie.
Tanti poliziotti a fare da argine alle due frazione, cori di sfottò, provocazioni alle recinzioni e qualche striscione a rinfocolare gli animi, insomma: il calcio come piace a me, da sempre…
Quando le squadre entrano in campo, la curva ospiti (Levski) presenta una cascata di carta e qualche bandiera, i padroni di casa invece salutano i propri giocatori con cori potenti e solo cinque minuti più tardi presentano la loro coreografia: cartoncini rossi e bianchi e un copricurva in cui è raffigurata una scacchiera dove il re blu, rappresentante il Levski, subisce scacco matto.
Le due curve si presentano vocalmente molto rumorose, con diversi battimani e sempre in movimento. Solo le bandiere mancano all’appello, facendo capolino solo di tanto in tanto, ma con la pioggia che c’è, risulta davvero impossibile sventolarle.
I giocatori in campo è già tanto se non annegano, così ne viene fuori una partita tutt’altro che di alto livello. Nel secondo tempo mi colloco davanti la curva di casa, una decisione fortunata: durante la frazione, il Sektor G attua una nuova coreografia con fumogeni bianchi e verso la fine ancora pirotecnica, con una torciata gialla. Per chiudere il cerchio, il CSKA segna l’unico gol della partita una manciata di minuti prima del fischio finale.
Grandi emozioni per il “popolo” rosso, qualche altro insulto e lancio d’oggetti da parte degli ultras Levski e quando l’arbitro sancisce la definitiva fine della contesa, la festa è tutta delle squadra di casa che si riversa sotto la curva a condividere la propria gioia con la tifoseria, con un cordone di polizia che sorveglia a vista.
A mio parere la tifoseria del Levski in totale è risultata un po’ meno continua e intensa nel suo sostegno, ma anch’essa durante la partita ha inscenato una coreografia con tanti striscione arancione a richiamare la storia del CSKA a seguito del fallimento del 2015, quando ritornarono velocemente nel calcio professionistico acquistando la licenza del Litex Lovech.
Quando posso finalmente uscire dallo stadio, defluendo assieme alla tifoseria di casa, gli ospiti sono già fuori ma blindatissimi dalla polizia e con pochi margini quindi per ulteriori code a questo derby comunque spettacolare.
Jürgen De Meester