Un derby molto atteso è quello che si gioca all’Artemio Franchi di Siena. Più sentito forse ad Arezzo, non fosse altro perché la piazza sta vivendo un suo periodo di massimo spolvero, nel solco oltretutto di una certa continuità che li ha sempre contraddistinti, nel bene ma anche nel male. Anche in tempi senza dubbio più cupi di questo, lo zoccolo duro amaranto ha sempre resistito ed ha sempre detto la sua, questo va dato loro atto.

Meno frizzante l’aria in casa Siena, l’onda lunga del post fallimento probabilmente continua a pesare: per quanto la Robur sia riuscita abbastanza in fretta a risalire la china del professionismo, l’impatto con la Lega Pro è stato però meno agevole, con la squadra che vivacchia a metà classifica senza sussulti e la società che dopo un’estate a dir poco travagliata, era stata attraversata anche da qualche voce di cessione.

Se oltre a queste circostanze si aggiunge che lo stadio è forse sovradimensionato rispetto alla categoria, se ne ricava un colpo d’occhio non di grandissimo impatto o comunque non da derby: visti i recentissimi fasti, è più che comprensibile che il cosiddetto pubblico delle grandi occasioni tenda a snobbare la categoria. Ma alla fine uno stoico gruppo di ultras in curva c’è, a cantare e sostenere la Robur, per cui tanto basta agli appassionati della materia.

Questione ben diversa per il settore ospiti, per il quale i biglietti sono stati polverizzati e la prevendita chiusa con un giorno d’anticipo rispetto ai termini. Lo evidenziano gli stessi aretini con lo striscione “Ciao tickets!” che fa il verso al marchio della omonima società che gestisce la vendita dei biglietti online.

Per restare in termini di marchi famosi, gli aretini usano quello di una nota azienda di riparazione cristalli per alludere agli eventi della gara di Coppa, da cui il pullman dei “Fedelissimi” se ne uscì con un vetro rotto: “Carglass ripara e sostituisce” il contenuto dello stesso. Il valzer dei marchi famosi si chiude con lo striscione “Ogni volta è una Fiesta”, evocativo di un incontro ravvicinato con la controparte. Molto meno scherzosa, più circostanziata e pesante è l’accusa, sempre ai dirimpettai, che recita: “18 vs 2? Vi abbiamo fermati, vi siete umiliati, ma nessuno vi ha toccati. Frignoni!”, con la “f” di “Frignoni” che ricalca il logo di Facebook a puntare il dito, a quanto pare, contro qualche parola di troppo spesa in via virtuale.

Per i senesi, le note di cronaca riguardano il saluto ad un tifoso scomparso con lo striscione “Te ne sei andato come hai vissuto. Col botto”. Completato con un bandierone copricurva con il disegno di una bomba. A firma “NTS”, la sigla che accorpa i non tesserati, si leva invece “Paolante nel cuore”. Cercano di riempire il gap con gli ospiti grazie all’aiuto di una sciarpata e qualche bandierone, ma il festival dello striscione degli aretini è stata una scelta sicuramente azzeccata e difficilmente replicabile se non con un pari ed ampio numero di striscioni o con una coreografia elaborata che offrisse un colpo d’occhio importante.

Anche ad inizio partita, gli aretini ne avevano mostrato uno enigmatico recante la scritta “Rospi siamo e…”, mentre tutti i presenti indossavano una mascherina col volto di un rospo, replicato anche su qualche bandiera a due aste. Il senso di questo striscione è racchiudibile nel nomignolo con cui storicamente i senesi bollano gli aretini, che è appunto “rospi”. A fine partita, a ideale chiusura o spiegazione dello striscione iniziale, si alza “Ed ora a casa col rospo in gola”. Anche i meno reattivi mentalmente avranno intuito che, sul rettangolo di gioco, la spunta l’Arezzo. Segna Polidori e dopo ben 53 anni, così, gli Amaranto espugnano Siena: se l’Alessandria quest’anno sembra aver fatto davvero il vuoto dietro di sé, quantomeno resta lecito sognare i playout e con essi la speranza di agganciare quella Serie B che manca ormai da dieci anni.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Sauro Subbiani.