Fin da piccoli siamo stati abituati alle favole, dopo aver visto la tifoseria del Dal Pozzo posso affermare con certezza che anche la piccola frazione in provincia di Monza ha la sua favola, magari da tramandare alle future generazioni.

Questa finale di Coppa Italia di Terza Categoria si gioca (a ridosso di quella di Prima Categoria) su campo neutro, a Cassina de’ Pecchi, località appena fuori il capoluogo lombardo facilmente raggiungibile con la metro. Appreso che il Dal Pozzo ha tifosi parto comunque senza grosse aspettative, sperando di vedere almeno una tifoseria e se le cose dovessero andare male, mi consolerò con ben due finali e uno stadio nuovo in più nel mio personale palmares.

Lo stadio di Cassina de’ Pecchi, località di quasi quindicimila abitanti, si compone di un’unica tribuna coperta. Fuori dalle sue mura spicca una grossa scritta bianca “Forza Cassina”: anche la locale squadra stasera sarà impegnata in una finale di Coppa, di seconda categoria, a Pozzuolo Martesana.

La prima finale è quella tra i brianzoli del Dal Pozzo ed i bresciani del Gottolengo, squadra di un paesino di appena cinquemila abitanti. La Dal Pozzo è nata da pochissimo, nel 2015, nel comune di Ceriano Laghetto, seimila abitanti, o per essere più precisi, in una sua frazione popolata da poco più di settecento abitanti.

Nonostante sia una partita di Terza Categoria, l’ingresso non è gratuito come spesso capita a questi livelli, ma si paga un biglietto da 6 euro. Varcato il campo, in una tribuna senza divisori trovo, con mio grosso stupore, gli ultras del Dal Pozzo presenti in gran numero che, già prima del via, cercano di motivare i propri giocatori. I tifosi del Gottolengo arrivano a ridosso del fischio d’inizio e non espongono nessuna pezza che possa ricondurre a qualcosa di simile ad un gruppo ultras.

Alle 15 lo spettacolo può iniziare, gli ultras gialloverdi in balconata sventolano otto bandieroni a colori alternati che formano la scritta Dal Pozzo, alzando delle bandierine a mo’ di cartoncini, incorniciando tutto con due fumogeni ai lati, uno giallo e uno verde, e con lo striscione che è una richiesta alla propria squadra: “CONQUISTIAMOLA!

Già dalle prime battute si palesano i limiti tecnici della categoria: il Gottolengo passa dopo appena due minuti per poi essere ripreso e superato nell’arco di sei minuti. Almeno ci sono motivi per festeggiare, su una sponda e poi sull’altra, con i bresciani che fanno un paio di cori sventolando un bandierone a scacchi biancoazzurro, mentre i gialloverdi accendono tre torce ed un fumogeno.

Il tifo dei ragazzi del Dal Pozzo è di un’altra categoria tant’è che a volte rimango stupito sentendo i loro potenti cori accompagnati da forti battimani effettuati quasi da tutti i presenti nel settore. La parte ultras si fa sentire veramente tanto ed i ragazzi non si fermano mai, non hanno né pause e nemmeno cali d’intensità, roba da far invidia a tante tifoserie di Serie D.

Da poco passata la mezzora espongono un bandierone riportante il simbolo della squadra e sotto di esso uno striscione con cui rivendicano il loro antifascismo, per poi riprendere a tifare sempre con le stessa caparbietà, forse persino con battimani più potenti.

I tifosi del Gottolengo fanno quello che possono e sinceramente nemmeno di loro mi sento di dire che sono da terza categoria, visto che spesso è impossibile trovare tifoserie in queste serie, figurarsi addirittura due nella stessa partita: oggi con qualsiasi altra squadra e tifoseria avrebbero avuto la meglio, ma non contro questa tifoseria, quella gialloblù, quest’oggi davvero scatenata. Nel corso della gara offrono un buono sventolio di un paio di bandiere mentre il tifo, pur non essendo continuo, si fa sentire.

Nel secondo tempo scende la pioggia ma non infastidisce più di tanto i sostenitori gialloverdi che riprendono a tifare in maniera esemplare ed espongono un nuovo striscione di carattere politico accompagnato da una torcia: “L’ANTIFASCISMO NON HA CONFINI”, con la sagoma di un orso che allude chiaramente a Lorenzo “Orso” Orsetti, caduto in Rojava dove era andato a combattere come volontario contro lo Stato Islamico.

Anche in questo secondo tempo il tifo risulta buono con tanti battimani di contorno. Ma le favole calcistiche non sempre hanno un lieto fine, così il Dal Pozzo pur ritrovandosi in superiorità numerica prima spreca il match point su calcio di rigore, e dopo il nulla di fatto ai supplementari, dopo una lunga sequenza di calci di rigori che prosegue ad oltranza, si arrende ai bresciani che festeggiano e alzano la Coppa.

I brianzoli vengono rincuorati dai cori dei propri ultras che, a partita abbondantemente finita, effettuano una bella sciarpata come simbolica ciliegina sulla torta ad una prestazione in grande stile.

A seguire la finale di Prima categoria tra i milanesi del Sedriano ed i bresciani dell’Urago Mella che sarà l’esatto opposto di questa partita. Nessuno meglio di John King e la sua celebre del libro “Fedeli alla Tribù” saprebbe meglio descrivere la differenza tra le due gare: “senza l’urlo e il movimento del pubblico il calcio sarebbe uno zero. Il calcio è una storia di passione. Sarà sempre così. Senza la passione, il calcio è morto: solo 22 uomini che corrono su un prato e danno calci a una palla, proprio una gran cagata. È la tifoseria che fa diventare il calcio una cosa importante”. Personalmente aggiungerei che non serve nemmeno andare a vedere il calcio milionario della Champions o della serie A, sempre più imbruttito di restrizioni a volte veramente assurde, come hanno ampiamente dimostrato i sostenitori del Dal Pozzo. Applausi, please!

Marco Gasparri