Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, in relazione ai fatti di Salerno ha domandato con veemenza come fosse stato possibile far arrivare 200 tifosi sotto l’albergo in cui si trovavano i tifosi della Nocerina, concludendo: «Me lo spieghi, il questore. Altrimenti venga trasferito sulle montagne sarde».
Ora, la riproposizione della minaccia “Ti sbatto in Sardegna!”, riservata in passato dai superiori ai loro sottoposti civili o militari per indicare una punizione esemplare per le loro mancanze, già di per sé appare grottesca nel 2013, ma che a pronunciarla sia un esponente d’eccellenza di quel calcio moderno che ha introdotto pesanti sanzioni per le discriminazioni territoriali nei campi da gioco appare davvero un paradosso.
La FIGC ha infatti modificato recentemente il proprio codice di giustizia sportiva, stabilendo, all’articolo 11 che «Costituisce comportamento discriminatorio sanzionabile quale illecito disciplinare, ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporti offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale e/o etnica, ovvero configuri propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori».
Le interpretazioni sulla sostanza dell’illecito riguardante la discriminazione territoriale sono variegate, ma tra vedere e non vedere già la curva della Juventus sconta la chiusura per due turni per i cori contro il Napoli e una buona parte delle altre curve rischia la stessa sanzione. Perché insomma, tra gli sfottò sulla provenienza degli avversari e la discriminazione il confine è labile.
Insomma, ci sembra congrua la proposta fatta dal blogger Andrea Sini: «dato che è stata inventata la discriminazione territoriale, se la legge è ancora uguale per tutti, fateci una cortesia: chiudete per un turno gli uffici della Lega Pro. Con Macalli dentro».
In attesa di veder sanzionato Macalli, che ritiene più arduo per un questore affrontare i monti sardi piuttosto che la “tranquilla” Salerno, vi lasciamo con un piccolo amarcord che, ieri come oggi, ai sardi fa solo sorridere.
[Fonte: Arrexini]