Ci sono gli ultras del selvaggio luogo comune, quelli violenti, quelli perennemente ubriachi, quelli che spaccano le vetrine nelle città, per dirla alla Capello: “i padroni del calcio”. Ci sono gli ultras che lanciano i motorini dalle gradinate, quelli che lanciano le torce, quelli che ti picchiano se non canti. Poi ci sono gli ultras che si rimboccano le maniche in caso di catastrofi naturali, quelli che fanno beneficienza, quelli che promuovono nuovi modelli di tifo. Ci sono quelli che organizzano coreografie, che sostengono la squadra, che colorano un settore.
Sembra di parlare di due tipologie diverse di persone ma a vederla bene l’ultras non è né la mela marcia della società né il santo che si vuol divinizzare. L’ultras è il vicino di casa, il dottore, il disoccupato, l’ultras è socialmente trasversale con i suoi pregi ed i suoi difetti, con qualche eccesso, magari anche deprecabile e opinabile, ma è pur sempre un elemento che agisce all’interno della società.
La città di Livorno è stata pesantemente colpita da un nubifragio che ha messo in ginocchio buona parte della popolazione: la solidarietà non si è fatta attendere, chi con messaggi, chi con una presenza quanto mai apprezzata, chi si è lanciato in iniziative tese ad alleviare il dolore di talune persone che hanno perso tutto o quasi.
Gli ultras empolesi hanno scelto la raccolta di beni di prima necessità, iniziativa quanto mai apprezzata dai tifosi azzurri che non hanno mancato di offrire il proprio contributo. La Lega Calcio ha indetto un minuto di raccoglimento per ricordare la tragedia e le due tifoserie lo hanno rispettato in pieno. Quanto poteva essere fatto è stato fatto, senza tanta pubblicità, senza lustri e lustrini, senza sbandierare il proprio essere. L’ultras è anche questo e magari qualcosina in più. Ma mister Fabio Capello ed i suoi simili sono arroccati su pregiudizi difficili da scalfire che neanche l’evidenza fa traballare. Cambiare idea è da persone intelligenti, perseverare nel pregiudizio non è solo da estremisti ma soprattutto da stolti.
I messaggi di solidarietà alla città di Livorno vengono inviati dal tifo empolese sia ad inizio partita che ad inizio secondo tempo, a confermare che dopo le parole ed i fatti concreti, arriva anche la tanto attesa vernice spray a rimarca l’attitudine tipicamente ultras, prima ancora che umana. Tifo di marca azzurra che come di consueto parte su ritmi decisamente blandi per poi aumentare di giri man mano che scorrono i minuti. La Maratona non è tutta esaurita ma la spinta di Desperados e company non viene mai meno. Tutti i cori sono incentrati sulla squadra, un paio vengono indirizzati ai diffidati mentre, in questo pomeriggio, non mancano neppure quelli contro i dirimpettai, cori che ben presto virano sul politico vista la diversità di vedute sull’argomento.
Ascolani che raggiungono la Toscana in un buon numero, classiche pezze appese alla balaustra e gruppo che fin dalle prime battute si mostra compatto e desideroso di farsi vedere. Poche, pochissime persone quelle che si mettono in disparte; tutte o quasi seguono le direttive impartite dal basso e cercano di spingere la squadra ad un risultato favorevole. Il tifo dei bianconeri parte bene, cori accompagnati dai battimani, qualche bandiera sventolata in maniera quasi continua, una buona intensità: la Curva Sud formato trasferta non manca di far sentire la propria vicinanza alla squadra e non manca neppure di rispondere per le rime agli avversari. Le offese non mancano ma in definitiva, almeno all’interno dello stadio, il comportamento delle due tifoserie è ineccepibile.
Nel secondo tempo gli ultras bianconeri, con la squadra sotto di due reti, perdono un po’ la pazienza e cominciano a chiedere alla squadra quanto meno un impegno maggiore: “Meritiamo di più” è il coro che si alza in un paio di circostanze ed è anche quello maggiormente seguito dai presenti, aspetto questo non del tutto ininfluente, perché evidenzia l’unità di intenti tra l’anima ultras e quella del “semplice tifoso”.
L’Ascoli raramente si rende pericoloso ed i suoi ultras perdono parecchio del piglio che li aveva contraddistinti nella prima parte, in questo secondo tempo il tifo vive di silenzi più prolungati e di cori non particolarmente incisivi.
La festa è tutta di marca azzurra, la terza rete della squadra serve solo a far esultare una volta di più la Maratona mentre nel settore ospite è palpabile un mix di rabbia e delusione.
Valerio Poli.