Il nuovo corso ultras presuppone di sostituire i vecchi striscioni con i nomi dei gruppi con altri recanti il nome della città oppure il settore d’appartenenza. Un ritorno al gruppo unico, un ritorno alla prassi di mettere la squadra al primo posto dopo anni in cui la concezione di gruppo e di curva presupponeva una identificazione nella stessa. Non sono sinceramente un amante di questo filone, sarà per un fattore anagrafico ma ritengo che diverse anime all’interno della curva siano positive per avere un ventaglio di idee dalle quali attingere le migliori senza arenarsi alla prima opinione. In alcuni casi il gruppo unico ha funzionato e continua a funzionare ma in altri, dove magari la decisione è stata imposta dall’alto, si nota una scollatura che non facilita l’aggregazione di curva. Vuoi la forte repressione subita dagli ultras nel nuovo millennio, vuoi la crescente deresponsabilizzazione, vuoi anche la nuova moda venuta dall’estero, tanti gruppi storici hanno dismesso striscioni e bandiere per passare ad insegne più generiche.

Ad Empoli il binomio RangersDesperados ha tirato le fila del tifo per decenni, in questo caso è stata la Tessera del Tifoso a far chiudere una pluriennale storia ai Rangers che hanno preferito ammainare i propri vessilli e ritirarsi a semplici tifosi. Una perdita secondo me importante, un gruppo che aveva ancora da dare qualcosa ad una tifoseria che pur nei numeri ridotti, non ha fatto mai mancare presenza ed apporto.

Alla guida del tifo azzurro son rimasti i Desperados, nati nel 1983 e che proprio in questa giornata tagliano un traguardo importante, trentacinque anni di fedeltà ai colori azzurri, trentacinque anni in giro per lo Stivale. Data che non può passare inosservata, perciò per l’occasione viene organizzata una bella fumogenata con l’esposizione degli storici striscioni del gruppo.  A vedere lo spettacolo non possono non tornare in mente le vecchie coreografie offerte dalla Maratona, quando torce e fumogeni erano di casa tra gli ultras azzurri.

Tifoseria piccola quella azzurra ma nel passato tra le mura amiche ha offerto spettacoli di tutto rispetto. Poi vennero le ganasce della repressione, la causa scatenante fu un ispettore morto in circostanze mai chiarite, però un colpevole è stato cercato e trovato, l’opinione pubblica è stata accontentata, si è voluto dare in pasto al popolo un nome ed un cognome: missione completata con la conseguenza di aver messo alla berlina l’intero movimento ultras. Mi raccomando di non fare menzione di un servizio d’ordine che ha agito con eccessivo rigore, caricare una tifoseria quando ormai la controparte è lontana dalla zona stadio ed ormai in zona tranquilla, non sembra sia la miglior soluzione tra quelle adottabili.

Se gli empolesi in questo pomeriggio lasciano il proprio marchio sulla partita, i doriani si confermano come tifoseria matura e navigata. La Gradinata Sud ha diverse anime che la compongono ma dal lontano 1969 sono gli Ultras Tito a tirare le redini del tifo e nonostante il tempo ed i cambi generazionali, il gruppo si è saputo rimettere in gioco, adeguarsi ai tempi ed aspetto non secondario, battere la strada delle lotte comuni in maniera esemplare. Una controinformazione capillare e ripetuta nel tempo ha permesso alla tifoseria doriana di coagulare al proprio interno anche quei tifosi che magari non si sarebbero troppo interessati a certe problematiche, un salto di qualità che alcune tifoserie non hanno saputo fare, preferendo difendere il proprio orticello.

Nella ripresa il tifo degli ospiti prende ulteriore vigore, il pareggio acciuffato dai padroni di casa non spenge l’entusiasmo della Gradinata Sud formato trasferta e sul finale, complice l’ingresso del fantasista Caprari, l’entusiasmo si trasforma in euforia con il raggiungimento di una sofferta vittoria.

Foto di Alberto Cornalba