In un freddo sabato di fine febbraio, invitato da un amico della Curva Duomo di Fermo, assisto all’accoglienza che i ragazzi della stessa Duomo riservano agli ultras della Triestina, per contraccambiare la pari cordialità con cui sono stati ricevuti nella gara di andata in terra Giuliana.

Il pre partita scorre in maniera fin troppo veloce fra brindisi, scambio di materiale e una gran bella chiacchierata sull’attuale stato del movimento: son quasi tutte persone con anni di esperienza ultras sulle spalle e parlare con loro non solo di Tessera, repressione e abusi vari, ma anche di come telefonini e social abbiano influito negativamente sul Mondo Ultras, mi ha fatto venir voglia di ritornare agli anni ’90 quando tutto (o quasi) sembrava possibile. Ma bando alla nostalgia va riconosciuto anche il merito a chi, come loro, con la realtà attuale fatta di repressione e derive modaiole ci combatte con immutato spirito ultras senza mai cedere di un passo.

Giunto allo stadio è visibile a occhio nudo il duro contraccolpo che la curva di casa ha subito dopo i fatti di Mestre, con lo scioglimento dello storico “Nucleo” e l’organizzazione del tifo passata nelle mani dei restanti gruppi. Vuoi per le temperature vicino allo zero, vuoi per il giorno pre-festivo e per le numerose diffide, ad animare il settore principale del tifo Canarino sarà il solito ma immancabile zoccolo duro di ultras che sostengono la squadra con cori e battimani davvero compatti, colorando la curva con alcune bandiere e stendardi.

Capitolo ospiti: due furgoni e qualche macchina percorrono i quasi 600 km (solo andata) per sostenere la loro squadra senza mai concedersi una piccola sosta fra un coro e l’altro. Sempre continui e compatti, al pari dei padroni di casa, la loro prova sarà davvero di spessore.

Francesco Fortunato