Nonostante sia novembre inoltrato, il caldo è ancora tanto e si farà sentire anche oggi qui ad Isernia, benché ci si trovi a circa 500 s.l.m. Si gioca Isernia-Chieti, con le due squadre ancorate a metà classifica in un girone composto da marchigiane, abruzzesi e molisane con al seguito tifoserie di grande interesse.

Lo stadio di Isernia è situato un po’ fuori dal centro della città, costruito in una sorta di “conca” naturale, per cui d’inverno fa abbastanza freddo, soprattutto quando tira il vento, per cui il caldo di oggi è una mezza salvezza.

Nella tribuna coperta prendono posto i locali, circa 350 spettatori in questa partita, e nel settorino in alto, vicino alla vetrata dove ci sono gli spogliatoi, si piazzano gli ultras molisani che espongono 4 stendardi sulla balconata.

Nel settore ospiti ci sono un centinaio di teatini, con gli ultras che entrano tutti insieme quando mancano dieci minuti all’inizio della partita.

A livello coreografico gli isernini non fanno niente di particolare, mentre i neroverdi sventolano delle bandiere ed in più realizzano una bella sciarpata. Nel primo tempo i molisani cantano, anche se non sempre continuamente, sventolando qualche bandiera, invece per gli abruzzesi il tifo è continuo e lineare per tutta la durata di questa prima frazione. Tantissimi battimani, mani alzate e treni per gli ultras teatini, oltre al continuo sventolio di due grandi bandieroni e qualche bandierina. Mi stupisce soprattutto un battimani ritmato dal tamburo, con tutti i componenti che vanno all’unisono mentre il tamburo detta il tempo.

Nel secondo tempo gli ultras dell’Isernia sembrano avere una marcia in più ed il tifo cambia completamente: cori continui e con un’intensità corale molto buona, tantissimi battimani e discreto sventolio delle bandiere. I teatini, a parte qualche piccola pausa, anche in questa seconda frazione vanno molto bene con battimani e sbandierate continue, oltre a regalare ancora un paio di sciarpate; stupiscono perché nonostante siano sotto di due gol, non mollano mai e cantano fino alla fine.

Al triplice fischio umori diametralmente opposti per le due tifoserie. Per quanto riguarda l’Isernia, che esce vittoriosa dal confronto, c’è un siparietto abbastanza simpatico con i propri giocatori: ultras seduti sugli spalti e giocatori seduti sulla pista, parte il coro “Mi ricordo una vecchia canzone che cantavano sempre gli ultras…” e quando arriva il ritornello, entrambe le parti si alzano e continuano a cantare. La scena si ripeterà per un paio di volte e poi applausi da ambo le parti. Completamente diverso il discorso dall’altra parte del campo, dove i teatini chiamano sotto al settore i propri giocatori al coro “Tirate fuori le palle”, poi 5 minuti di normalissimo colloquio tra le parti e poi si alza il coro d’incitamento verso la squadra visibilmente delusa da questa sconfitta.

A rimarcare ciò ci saranno le parole del presidente del Chieti, con sciarpa al collo degli ultras, che boccia in blocco la propria squadra mentre spende parole importanti per i suoi tifosi, rammaricato per i 250 km fatti per vedere questa sconfitta, nonostante la quale hanno cantato fino alla fine. Intervistato a fine gara ha sostenuto, inoltre, che bisogna preservare questo patrimonio perché i tifosi sono l’anima della squadra e di tutto quello che ruota intorno ad uno stadio.

Rimango sorpreso in positivo da tutto ciò e mi convinco sempre più che per vedere un calcio popolare, familiare, genuino, con rapporti amichevoli e soprattutto mettere sullo stesso piano giocatori e tifosi, non resta che andare nelle categorie minori, visto che in quelle maggiori tutto ciò è morto sotto una patina plastificata.

Marco Gasparri.