Nonostante sia prima nel girone A di serie D, e quindi potenziale partecipante alla Lega Pro unica della stagione ventura, ancora in pochi conoscono la Giana Erminio. Questa squadra, dal nome piuttosto particolare, rappresenta il comune di Gorgonzola, il quale ormai è un tutt’uno con l’hinterland milanese. Questo paesone, di circa 20.000 abitanti, ha dato origine e nome al più famoso formaggio, e ora spera di rilanciarsi a livello nazionale anche grazie alla sua squadra di calcio. Erminio Giana, originario proprio di Gorgonzola, fu un sottotenente degli Alpini caduto in trincea nel 1916 e poi onorato con la solita, inutile, medaglia al valore militare ma, soprattutto, dando il suo nome alla squadra di calcio della sua città natale. Personalmente (e chi mi conosce sa che non potrebbe essere altrimenti), a me piacciono molto queste squadre dai nomi altisonanti, purché non collegabili alla logica del calcio moderno. Oltretutto, a seguire le sorti dei Lombardi, in casa e in trasferta, c’è un piccolo gruppo, gli Highlanders, attualmente in crescita grazie agli ottimi risultati della squadra. La partita contro la Lavagnese getta anche qualche curiosità verso gli ospiti: a Lavagna ci sono gli Irriducibili, e la squadra, durante la scorsa stagione, ha sognato a lungo la Serie C dopo un avvincente testa a testa contro il Bra.
Mi accingo a partire alla volta di Milano in una giornata di splendido sole, finalmente. Il tempo concilia il buon umore e il treno scorre piuttosto veloce verso la città meneghina. Gorgonzola è ormai talmente legata e Milano che la linea verde della metro vi fa capolino in almeno due fermate. Così, a Porta Garibaldi, scendo e aspetto la mia corsa. Prima passa un treno con destinazione Cascina Gobba, poi uno per Cologno e, solo dopo quasi 20 minuti, arriva la corsa giusta in direzione Gessate. Con la metropolitana di Milano ho pessimi rapporti, non riuscendo quasi mai a far coincidere con puntualità i miei spostamenti, a causa delle assurde, troppe, diramazioni delle varie linee. Oltre a ciò, di solito la mia associazione mentale è metropolitana uguale velocità. Invece no. La linea verde almeno (ma non solo) è lenta a prescindere, e ammetto che più passano i minuti e più le mie possibilità di arrivare puntuale sfumano. Alle 14:15 arrivo alla fermata Villa Pompea, quella prima di Gorgonzola. Credo sarà una scelta azzeccata. Assunto il fatto che ormai le mie “partitelle” sono una questione podistica, ricordando la non difficile strada vista in 3D su Google Maps, arrivo in 10 minuti allo stadio, correndo e costeggiando il Naviglio della Martesana. La velocità non mi permette di cogliere appieno l’ordine della cittadina, la quale mi appare veramente a misura d’uomo e non collegabile ad altre periferie di Milano, dove tuttora mi chiedo come la gente faccia a viverci. Le case sono disposte in maniera ordinata e molta gente approfitta dei tanti spazi per passeggiare, correre come il sottoscritto (ma in maniera molto più attrezzata), andare in bici o in pattini.
Arrivo allo stadio e fortunatamente nessun problema per l’accredito. Con una fretta indicibile vengo fatto entrare negli spogliatoi per dare il documento all’arbitro, ma arrivo giusto in coda alle squadre che stanno già facendo il loro ingresso in campo. Non mi rimane che entrare anch’io, vagheggiando e mettendomi addosso la mia personale pettorina. Riesco a fare un paio di foto ravvicinate proprio agli Highlanders: il gruppo, per l’entrata in campo dei propri beniamini, alza giusto qualche vessillo e, sfortunatamente, non propone una torciata come quelle che già avevo visto su Youtube. Mi sistemo sul lato opposto all’unica tribuna, quasi interamente coperta, faccio sbollire la fatica e comincio a scattare e a fare annotazioni mentali.
La Giana è prima con un ottimo margine di classifica sulla seconda e sulla terza. È la candidata più papabile per il salto di categoria. Lo stadio, per quanto piccolo, ha ottime prospettive di miglioramento e i giusti spazi per essere ampliato ed avere i requisiti d’idoneità per giocare in terza serie. L’aspetto che più mi sorprende, invece, è l’enorme affluenza di pubblico: la tribuna è praticamente esaurita, e la gente segue con passione le varie fasi del gioco. Da considerare, come sempre in questi casi, che l’Inter sta giocando in contemporanea col Torino in casa, mentre il Milan ha giocato ad Udine il giorno prima. Siamo sempre a Milano, dopotutto. Ho già visto, nell’arco di centinaia di partite, squadre di vertice (anche in serie C2) con stadi completamente vuoti, e di sicuro l’affluenza al “Comunale” è un segnale importante per un club che vuole veramente diventare professionista. Sul fronte ultras, gli Highlanders sono un gruppo giovanissimo, composto da una trentina di ragazzi più grandi e tanti ragazzini, e in parte lo si intuisce anche dalla tonalità dei cori. A parte ciò, almeno in questa prima frazione, viene fatta qualche manata interessante ma il tifo non decolla, e le pause sono fin troppo ricorrenti.
Dopo l’inizio di partita col settore ospiti vuoto, non avevo alcuna fiducia nell’arrivo di tifosi da Lavagna. Invece, dopo una decina di minuti dal fischio d’inizio, arrivano due ultras della Lavagnese, con lo striscione “Irriducibili”. Dato il numero veramente minimo, si limiteranno a timbrare il classico cartellino, senza provare a tifare. In situazioni come questa, il mio pensiero rimane sempre quello dell’“onore a chi c’è”, mentre per tutti gli assenti, a parte una minoranza sempre giustificata, lascio i soliti puntini di sospensione.
La partita appare molto equilibrata e la Lavagnese gioca senza nessun timore reverenziale, nonostante la partita sia abbastanza ininfluente per la classifica. Alla mezzora, dopo un certo equilibrio, sono proprio gli ospiti a passare in vantaggio con Amirante, e giustamente esulta l’esigua minoranza ospite. Silenzio di ghiaccio, invece, per i tanti tifosi della Giana. Tuttavia gli Highlanders aumentano il tono di voce, finendo la prima frazione in crescendo.
Nella ripresa vengono rimescolate un bel po’ di carte, la Giana si ricorda di essere capolista e cerca di approfittare dei buoni risultati che arrivano dagli altri campi. I supporters di casa vanno a migliorare, diminuendo le pause tra un coro e l’altro ed aumentando i decibel. Un po’ tutto il pubblico segue l’evolversi della partita, compresi i tanti “portoghesi” che seguono il match da fuori, sparsi un po’ in tutto il perimetro dello stadio. Il pareggio al 68° di Rossini è solo la logica conseguenza della spinta offensiva biancoblu, e l’esultanza della tribuna è veramente fragorosa. Ovviamente il sostegno non può che beneficiare del ritrovato pareggio, e la sensazione è che il sorpasso sia una pura formalità. In realtà la Lavagnese è molto pericolosa nelle ripartenze e coglie persino un palo, ma anche la Giana cerca di dire la sua e sfiora a più riprese il sorpasso. Il sostegno della tribuna e degli Highlanders non basta, finisce col punteggio di 1-1 ma, tutto sommato, va bene così: il RapalloBogliasco ha perso in casa, anche se ora è stato agganciato dal Borgosesia e i punti di vantaggio per la Giana passano da 5 a 6. In ogni caso un altro passo per la Giana è stato fatto, e la Serie C è sempre più vicina. L’intera squadra festeggia sotto la tribuna e, se tutto andrà con la stessa piega avuta fino ad adesso, anche all’estrema periferia di Milano si potrà stappare la bottiglia di spumante.
Per me è l’ora di andare e di tornare verso la metropolitana; non correndo, ma a passo svelto, confermo la gradevole impressione su questa cittadina, dalle case basse e dall’aria vivibile. Ciò non basterà per evitare un’altra “litigata” con la metropolitana, dovendola aspettare un quarto d’ora abbondante e rischiando persino di perdere il mio treno di ritorno da Porta Garibaldi, dove, tra l’altro, confonderò la stazione vera e propria col passante. Oltre due ore per fare una cinquantina di chilometri sono veramente frustranti ma, almeno, non torno dalla partita di oggi con un bilancio negativo.
Testo e foto di Stefano Severi.