di David Mc Ardle* e Manuel Veth**Il fervore rivoluzionario che sta attraversando l’Ucraina sotto forma di proteste anti-governative nelle ultime settimane ha ottenuto un forte slancio tra i supporter del calcio. I fatti dell’Egitto e della Turchia hanno ricordato come  i tifosi del calcio possano offrire un’utile base per l’organizzazione delle proteste politiche di massa. Quello che c’è di particolare nel caso ucraino, comunque, è il ruolo “difensivo” che questi supporter del calcio stanno giocando. Piuttosto che protestare per sé, essi sostengono di essere apolitici, semplicemente impegnati a proteggere coloro che intendono esprimere il proprio dissenso.
In Ucraina – in maniera molto simile agli esempi citati – sembra che un diverso tipo di supporter fanatici ed estremisti, a cui ci si riferisce come ”Ultras”, abbiano costituito un’alleanza temporanea, che trascende le complessità geografiche e le accese rivalità tra club, con grave danno per il regime in carica. Tuttavia, le spaccature tra i gruppi Ultras partecipanti – molto affini alle differenze tra la variegata accozzaglia dei leader di Euromaidan – che sono momentaneamente sigillate, sono sintomatiche dell’oscurità del mondo politico ucraino,  ed è probabile che si dipaneranno con effetti potenzialmente anche più pericolosi.

Una battaglia tra teppisti – una compensazione necessaria?

Molti degli ultras che partecipano al movimento di protesta sono gli stessi supporter – in precedenza guardati dai più come hooligan  – duramente criticati prima dell’inizio degli Europei del 2012, che provocarono appelli al boicottaggio, per il timore di violenze e razzismo. Meno di due anni dopo, con una divertente capriola, gli ultras ucraini vengono adesso salutati dai media occidentali, che fabbricano il loro sguardo in prime-time sulla politica globale, come i “protettori” di Euromaidan.

Di certo, il ruolo degli ultras non può essere sottostimato, ma le loro motivazioni sono lontane da quelle egualitarie e non possono essere presentate nel contesto di un fallace paradigma ”pro-UE contro pro-Russia”. Infatti, per questi soggetti ottenere la vittoria nel caos sprigionatosi nel Paese ha a che fare più con la sopravvivenza a lungo termine meno che con gli accordi commerciali e gli orientamenti di politica estera. Il tentativo è di neutralizzare una minaccia esistenziale portata nella loro stessa viscerale subcultura: l’ascesa del titushky [1].

Mentre gli Ultras operano spesso sotto uno stretto, seppur discutibile, codice di condotta, gli agitatori inviati dal governo per disturbare le proteste di Euromaidan quando arriva il momento di usare la violenza sembrano avere meno inibizioni. Questi agitatori , che prendono il nome da Vadym Titushko (un ex talento delle arti marziali che, pur non avendo interesse per la politica, si ritiene abbia messo i propri servizi a disposizione del governo per picchiare i giornalisti che avevano scritto contro il governo Yanukovich) sembrano ora costituire un pericolo per tutti coloro che, in Ucraina, intendono ribellarsi all’attuale governo.

L’ascesa di questi pericolosi criminali – operanti apparentemente insieme alle forze di sicurezza – ha forgiato un improvviso senso di unità nell’intera società ucraina, e tra i gruppi ultras ucraini rivali in particolare. Un blog postato il primo febbraio 2014, sotto lo pseudonimo di Chornajuravka, notava che (gli ultras) presenti a piazza dell’Indipendenza a Kiev se la ridevano del presunto pericolo rappresentato dal prendere parte alle proteste, sottolineando che la piazza era relativamente sicura al confronto di una strada media dell’Ucraina di oggi  – con riferimento al crescente senso di paura avvertito nelle strade ucraine per tali “gang in affitto”

Gli ultras perciò si sono trovati di fronte all’inattesa opportunità di darsi una nuova veste di difensori della giustizia sociale, così come di una base di legittimazione dalla quale ingaggiare una guerra di redenzione contro i loro avversari storici, i servizi di sicurezza in generale, e le unità speciali della polizia ucraina, i Berkut [2], in particolare.

Gli ultras non sono veri vigilantes di Euromaidan. Tuttavia, la loro partecipazione può presentare Euromaidan come una vittoria non ortodossa, in quanto gruppi ultras provenienti da tutto il Paese, superando le aspre rivalità coltivate fuori e dentro il terreno di gioco, sembrano essere al momento improbabili soci.

L’unione fa la forza

La Dinamo Kyev è il club ucraino con maggiore storia, e con il record di titoli nella ora defunta serie A sovietica. Durante l’Unione sovietica, la Dinamo era considerato un club esclusivamente ucraino, che rappresentava le speranze e i sogni di un’intera nazione.

Oggi, nonostante i successi sul campo della Dinamo siano stati ampiamente superati da quelli dello Shakhtar di Donetsk, i suoi ultras possono essere considerati come i primi in classifica, fuori dal campo, in termini di partecipazione ai movimenti di protesta nel Paese.

Il 21 gennaio 2014, un giorno prima dell’implementazione di quelle che molti considerano le “leggi dittatoriali” ucraine – vale a dire l’autorizzazione agli agenti delle forze di sicurezza di fermare con la forza e disperdere le proteste non autorizzate – gli ultras della Dinamo hanno annunciato di avere organizzato delle unità speciali di difesa, atte a proteggere i dimostranti di Maidan dai titushky assoldati dal governo.

La chiamata alla protesta è stata lanciata sulla piattaforma social russa VKontakte:​​

“Facciamo appello a tutti coloro che devono ancora unirsi alla difesa di Kyev da questi bastardi venduti”, ha annunciato il gruppo in una lunga chiamata alle armi, che si scagliava particolarmente contro i titushky.

“Stiamo partendo. Non perché così entreremo in Europa, non per Yulia, Vitalik, Arseniy o Oleh [il quartetto di oppositori ucraini imprigionati, l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, Vitali Klitschko, Arseniy Yatsenyuk e Oleh Tyahnybok]. Non contro la Russia e i russi!!! Stiamo partendo — PER GLI ABITANTI DI KYEV, PER LA NOSTRA CITTA’, PER IL NOSTRO PAESE, PER IL NOSTRO ONORE!”

Il blog citato ha identificato il punto di partenza per questo improbabile assembramento: “Ogni cosa è iniziata il 21 gennaio, quando gli ultras della Dinamo Kiev hanno ricevuto il sostegno dei supporter della Dnipro Dnipropetrovs”.

Vengono elencati altri otto club i cui ultras sono scesi in piazza dal 23 al 25 gennaio: “Zorya Lugansk, Shakhtar Donetsk, Metallist Kharkiv, Metallurg Zaporizhya, Tavriya Simferopol, Vorskla Poltava, Chernomorets Odessa e Sevastopol”.

Se può essere una sorpresa il fatto che la maggioranza dei componenti della lista proviene da est, il massiccio coinvolgimento dello Karpaty Lviv (Leopoli) non lo è.

La partecipazione degli ultras del Karpaty alle proteste è stata quasi una certezza. Testimoni oculari riportano di avere individuato molti manifestanti che indossavano “gli inconfondibili colori verde e bianco del Karpaty Lviv dell’ovest Ucraina”, una fazione che vanta una base di tifosi appassionati, pur non avendo vinto una sola competizione dopo il famoso successo nella Coppa Sovietica del 1969.

Il Karpaty Lviv, i cui sostenitori propendono per il partito nazionalista di estrema destra Svoboda (Libertà), e infatti formano la spina dorsale della base politica del partito, sono stati i portabandiera della rivoluzione nelle zone occidentali del Paese. La regione ucraina dei Carpazi è la culla del nazionalismo e della lingua ucraina, e il Karpaty ha finito, per molti, per simboleggiare il nazionalismo ucraino.

In aggiunta – sebbene il Karpaty Lviv sia di proprietà di un oligarca che in passato è stato deputato del Partito delle Regioni (Partija Regionov) [3] alla Rada (il parlamento ucraino) – il club attualmente è molto più dipendente dalla politica dettata dal consiglio comunale, che è guidato dai membri di Svoboda.

Ucraina orientale, una rivoluzione sorprendente

Quello che è stato visto comunemente come “un punto critico” è stato il ruolo attivo degli ultras dei club provenienti dall’est russofono dell’Ucraina, di recente politicamente affiliati a Yanukovich.

La partecipazione del club più forte dell’Ucraina, lo Shakhtar Donetsk, è sorprendente per due ragioni. Innanzitutto, il club appartiene all’uomo più ricco dell’Ucraina – e anche il principale sponsor del partito di governo – Rinat Akhmetov, e l’attuale presidente Yanukovich proviene da Donestsk, il cuore industriale dell’Ucraina orientale.

“Grazie aifan dello Shakhtar, Metalist, Dnipro, che hanno combattuto a fianco del popolo ucraino”, ha dichiarato una figura influente dell’opposizione Petro Poroshenko ore dopo che Yanukovich aveva fatto le prime concessioni all’opposizione.

“I fan dello Shakhtar hanno deciso autonomamente di proteggere il popolo, che era venuto per manifestare contro le autorità e l’illegalità – hanno dichiarato gli ultras del Donetsk in un comunicato – Siamo venuti per sostenere il nostro popolo che sta combattendo per i propri diritti. Noi siamo contro il regime”.

Nel frattempo, in Crimea e Sinferopoli gli ultras si sono pronunciati contro l’integrazione europea, ma ciò nonostante hanno espresso la propria disapprovazione per la violenza usata contro le dimostrazioni pacifiche e sono scesi in strada per proteggere i manifestanti. Gli ultras del Tavria, nella cittò di Sinferopoli in Crimea, hanno sottolineato che il proprio coinvolgimento non era legato all’integrazione nella Ue, ma andava visto piuttosto come una presa di posizione contro gli attacchi ai danni di cittadini ucraini, che essi attribuiscono al “controllo criminale e illegale stabilito dalla polizia  allo scopo di proteggere potenti criminali”.

Gli ultras della città costiera del sudest di Mariupol hanno intonato uno slogan che “Chiede a tutti di non svendere il proprio Paese per 300 grivnia [35 dollari]“, facendo riferimento alla presunta paga dei titushky.

Il coinvolgimento degli ultras dell’Ucraina orientale, così come della Crimea, è particolarmente significativo; in passato entrambe le zone hanno sostenuto saldamente il Partito delle Regioni, e hanno rappresentato il centro della minoranza russa in Ucraina.

La maggioranza delle persone che vivono in queste aree hanno legami particolarmente stretti con la Russia e non sono favorevoli all’integrazione nell’Unione Europea. D’altro canto, il coinvolgimento degli ultras a sostegno delle proteste di Euromaidan mostrano una frattura reale con l’attuale governo e dimostrano una più vasta disillusione verso l’esecutivo per le riforme incompiute e il mai completato pacchetto anti-corruzione.

Divisi perdiamo?

I gruppi ultras, nel complesso, non sono dei sostenitori dei valori liberali e democratici. Sia i Banderstadt della Karpaty Lviv che i White Boys della Dinamo Kiev sono noti per i cori violenti e razzisti, e in passato sono stati sanzionati dalla Uefa per i relativi reati. Perciò molti degli ultras coinvolti nelle manifestazioni contro il corrotto regime Yanukovich rappresentano un elemento istituzionalizzato di un settore ugualmente preoccupante della società ucraina.

In più, il coinvolgimento di questi gruppi ultras potrebbe fornire un vantaggio al regime Yanukovich, permettendogli di bollare le manifestazioni antigovernative come parte dell’ascesa di gruppi proto-fascisti. Attraverso la televisione di Stato Russia Today, il governo russo ha, con grande prontezza, già etichettato i manifestanti ucraini come un gruppo di ultras radicali.

Il problema cruciale, tuttavia, è che la tregua attuale probabilmente non continuerà dopo che la Rivoluzione di Euromaidan avrà avuto fine. Successo o meno, la fine delle proteste di Euromaidan fornirà il punto di partenza per la ricomparsa di fratture sia all’interno dell’opposizione politica e che tra i loro nuovi alleati, gli ultras.

Gli ultras possono tornare utili all’Ucraina durante una Rivoluzione poco ortodossa. Ma il periodo successivo – tenendo a mente l’eredità immediata della Rivoluzione arancione del 2005 –  potrebbe rivelarsi altamente tradizionale.

Traduzione a cura di Mondocalcio Magazine. Articolo originale pubblicato su Futbolgrad il 27 febbraio 2014

* dottorando in Central Asian studies, vive a Bishkek (Kyrgyzstan) @FrunzeAlba

** dottorando presso la University of London King’s College. La sua tesi si intitola “Selling the People’s Game: Football’s transition from Communism to Capitalism in the Soviet Union and its Successor States” @homosovieticus

[1] provocatori pagati dal governo per attaccare i dimostranti o provocare scontri con la polizia.
[2] ex unità della polizia antissommossa ucraina, create nel 1992 e sciolte nel febbraio 2014.

[3] formazione politica ucraino russofona, fondata nel 1997 da Viktor Janukovic

[Fonte: Mondo Calcio Magazine]