La Rosa di Borbone è un fiore piuttosto raro. Edward A. Bunyard in Old Garden Roses la colloca fra le cosiddette “rose antiche”. Durante il diciannovesimo secolo era diffusa in tutta Europa e inondava con il suo profumo le più ricche residenze del continente. Oggi è quasi estinta, soppiantata ovunque dalle “rose moderne”. Il Monastero di Kostanjevica sorge sopra la città di Nova Gorica e nel suo giardino meridionale il fiore continua a crescere rigoglioso, a pochi passi dalle tombe della famiglia reale dei Borbone, che scelsero questo luogo come ultima e definitiva dimora dopo essere fuggiti dalla Francia e dalla Rivoluzione del 1830.

La rosa di Borbone nei murales degli ultras

Ma c’è un altro posto dove questa rosa speciale vive e splende lucente ed è lo stemma del Nogometno Društvo Gorica, la squadra slovena della città di Nova Gorica. La squadra è una presenza fissa nella prima divisione slovena, dove ha primeggiato per quattro volte, vincendo anche tre coppe nazionali. Nato insieme alla città di Nova Gorica nel 1947, il club ha compiuto da poco 70 anni, commemorando l’evento con una bellissima sciarpa sulla quale, accanto al simbolo odierno, è disegnato quello dei primi anni. Si scopre così che la squadra si chiamava Železničar Gorica e faceva parte della grande famiglia dei club ferroviari (composto dai vari Lokomotiv o Rapid). Anche i colori furono scelti fra quelli cari alle “strade ferrate”: bianco e azzurro. Inizialmente il simbolo era la ruota alata, poi fu scelta la rosa.

Fino alla dissoluzione della Jugoslavia la squadra non ha mai raggiunto la prima divisione nazionale. “Qui si tifava Gorica nelle serie minori, ma poi quasi tutti tifavano Olimpija Lubiana in Prva Liga. Certo c’era anche chi tifava una delle quattro grandi (Stella, Partizan, Hajduk e Dinamo), ma quello succedeva in tutto il Paese”. Davanti a un bicchiere di bianco locale, Danijel ci racconta cosa significa sostenere una squadra del campionato sloveno. “Sono poche le tifoserie che hanno un seguito, ci sono i Dragons dell’Olimpija, le Viole del Maribor e poi ci siamo noi”.

Terror Boys all’esterno

La tifoseria organizzata del Gorica si ritrova dietro lo striscione dei Terror Boys, gruppo fondato nel 1991, anno dell’indipendenza nazionale. È un gruppo con una tradizione quasi trentennale, che, com’è normale che sia, ha una storia costellata di alti e bassi. “Con Maribor siamo in buoni rapporti, mentre con l’Olimpija proprio no. Ma è normale. Prova ad immaginare il periodo subito successivo all’indipendenza, noi eravamo una squadra locale, loro giocavano nella prima divisione. Erano troppo più avanti, hanno vinto per quattro anni di fila, sono diventati antipatici a tutti. Siamo stati noi a interrompere le loro vittorie”.

Numericamente i Terror Boys non sono tantissimi, ma non è facile portare grandi numeri allo stadio in un campionato come quello sloveno. “Ci sono realtà che non hanno tifosi in trasferta”, ed effettivamente nella quarta di campionato contro il Domzale il settore ospiti dello Sports Park di Nova Gorica resta chiuso. “Prima eravamo di più, ma oggi non riusciamo a ripetere i numeri di qualche anno fa”. Comunque il gruppo è compatto, stende lo striscione con il nome del gruppo e la pezza che riprende il famoso disegno di Arancia Meccanica. C’è un tamburo e un paio di persone a lanciare i cori. Quelli che ci sono cantano tutti, cantano forte e rispondono ai battimani. Intanto qualche bandierone sventola. C’è una piccola delegazione degli amici da Gorizia. Nonostante il caldo, nonostante sia ancora agosto, i Terror Boys ci sono, si vedono e si sentono forte e chiaro in tutto lo stadio.

Terror Boys sulle bandiere

Andare alle partite non è facile. “Si comincia prestissimo (21 luglio ndr), quando la gente è ancora in vacanza. Poi si fanno due mesi di pausa a gennaio e febbraio. Un’interruzione più lunga di quella estiva. E quando si riprende si gioca due volte a settimana, week end e mercoledì, spesso alle 16. Come si fa a seguire il calcio così?”, ci racconta sconsolato Tilen, e ci fa capire quanto anche qua il calcio non sia confezionato per chi vuole andare allo stadio. Fra il primo e il secondo tempo ci spostiamo in tribuna. I Terror Boys occupano una piccola tribunetta sul lato opposto dello stadio. Ci sono anche i seggiolini “per avere l’omologazione per le coppe europee”, ma ovviamente stanno in piedi. “Sai che non possiamo usare il nostro striscione in Europa?” La Uefa non gradisce che contenga la parola “Terror”. Una misura davvero efficace per la sicurezza nel mondo del pallone. “A dire il vero, si sono lamentati solo quelli del Maccabi Tel Aviv, dicendo che scritto in bianco su sfondo nero sembrava una bandiera dell’Isis”.

Terror Boys sugli spalti

Spiccano i murales: sopra la zona degli ospiti c’è quello che è un po’ il motto del gruppo “Naše mesto, naš ponos”, “La nostra città, il nostro orgoglio”, poi il simbolo della squadra con le date dei campionati e delle coppe vinte. Infine proprio dietro alla zona occupata dal gruppo organizzato ci sono gli occhi minacciosi di Hagar l’Orribile, simbolo del gruppo e fumetto molto in voga all’inizio degli anni Novanta. Poi nell’ordine la data “1947”, una rosa, la scritta TBNG (acronimo di Terror Boys Nova Gorica), il simbolo del gruppo e la data “1991”. Tutto realizzato in diverse tonalità di azzurro: “C’è un amico che fa questi lavori, cerchiamo di fare un lavoro originale, evitando di utilizzare i soliti caratteri che si vedono un po’ sempre in giro”. Ed effettivamente il colpo d’occhio è piuttosto bello.

La partita si conclude 1-0 per i padroni di casa. Il Domzale avrebbe sicuramente meritato il pareggio, anche in virtù dei due legni colpiti e delle occasioni abbastanza nitide buttate al vento per scarsa precisione. Ma nel calcio si sa, alla fine ha ragione chi la butta dentro, e il rigore del primo tempo è più che sufficiente per portare a casa i tre punti. C’è ancora tempo per due chiacchiere e un abbraccio, per ringraziare per l’accoglienza ricevuta, scambiarsi un contatto e ripartire. Ci aspettano l’autostrada e il rientro, domani è lunedì e si lavora.

Gianni Galleri – Curva Est