La Primavera non delude le attese: giornata soleggiata e clima piacevole che confermano a tutti gli effetti l’ingresso nella bella stagione. Completa il quadro una partita molto attesa, nonostante i diversi obiettivi delle due squadre: Gravina in cerca di punti per ottenere quanto prima la salvezza e Cerignola in piena zona playoff dietro la capolista Picerno.
L’atmosfera è già frizzante quando arrivo nei pressi dello stadio, dove è previsto il pienone ed una buona rappresentanza ospite. Il colpo d’occhio, una volta guadagnato l’ingresso, non delude le attese con circa 3.000 spettatori totali. Prima della partita premiata un’associazione locale a sostegno dei disabili, evento che ha visto la commossa partecipazione di buona parte dello stadio.
Tifosi gravinesi che, pur decimati dalle diffide, occupano come sempre la parte laterale della gradinata centrale, con le consuete pezze che fanno da contorno allo striscione “Noi ultras”, gruppo che non vuol saperne di mollare nonostante i propri ranghi siano stati fortemente ridotti dalla repressione.
Il loro incitamento agli undici in campo non è mai venuto meno per tutto l’arco della gara e mi hanno anche sorpreso quando hanno tirato fuori uno striscione per i ragazzi di Altamura recentemente colpiti da diffide per la trasferta di Fasano: un gesto significativo considerati i rapporti non proprio sereni fra le due vicinissime città, segnale di quanto sappia essere nobile d’animo questo spesso bistrattato mondo ultras.
Bandieroni sempre al vento, buoni i battimani e i cori. Peccato solo per la loro presenza defilata che restituisce una sorta di sensazione di isolamento e sicuramente incide sulla compattezza e l’amalgama con il resto della gradinata, il cui coinvolgimento è per forza di cose vanificato o quanto meno fortemente penalizzato.
I cerignolani si raccolgono invece dietro le loro pezze appese tra i ferri della gradinata preposta ad accoglierli, tra le quali la storica “1984”, simbolo indiscusso della storia ultras gialloblu che visivamente la fa da padrona, affiancata da quella per i diffidati e per il compianto Dino. Nel complesso sono autori di una buona prova canora con i bandieroni sempre al vento, impegnati in continui cori e battimani.
Nel secondo tempo il loro sostegno non viene meno, ma perdono qualcosa in termini di continuità, infiacchiti oltretutto dalla brutta tegola che proviene dal rettangolo verde, dove la loro compagine subisce una sconfitta che sembra spezzare le speranze residue di agganciare il Picerno, anche se compito della squadra è quello di crederci fino alla fine come fanno i suoi tifosi.
Testo di Massimo D’Innocenzi.
Foto di Pier Paolo Sacco.