Una volta si diceva che “si ripartiva col calcio giocato”, con quelle partite che avvicinavano pian piano le squadre al campionato, manifestazione che ovviamente viene privilegiata a discapito della Coppa Italia, che fa audience solo nelle battute finali. Vincere la coppa è pur sempre un obiettivo primario, ma per superare i primi turni occorre utilizzare quei giocatori che generalmente sono considerate seconde linee e, aspetto fondamentale, non fare incorrere gli atleti in noiosi infortuni .

Le abitudini pallonare son progressivamente cambiate, la Tim Cup (si chiama così, poi se c’è Ancelotti che la Champions continua a chiamarla Coppa dei Campioni, si può tutto!) resta fondamentale per traghettare le squadre dalle amichevoli estive fino al clima rovente del campionato, ma ormai anche a luglio e ad agosto non si notano più quei roboanti risultati tra squadre professionistiche ed amatori o al massimo rappresentanze spesso rabberciate delle località del ritiro estivo. Ormai le nostre società si sono gentilmente inchinate di fronte alle monete sonanti degli arabi, degli asiatici o dei pur sempre presenti americani che, come per capriccio, si vogliono godere uno “spettacolo” rappresentato dalle squadre più titolare del vecchio continente. Ed allora via con le traversate oltreoceano, con i fuso orari da smaltire, con i pochi allenamenti e con qualche contrattempo di troppo, vedasi infortuni, ma del resto “vedere moneta, cacciare cammello”. Notare la fauna che affolla gli stadi, è emblematico di un certo modo di concepire l’evento e permette di avere un’idea circa la preparazione dello stesso.

Tra le abitudini andate perse, c’è sicuramente quel periodo estivo post campionato che era utile al massimo per qualche nome di fantamercato. Le trattative per la compravendita dei giocatori erano allo stato embrionale e non si andava ancora al di là delle informazioni del caso. Era un periodo di relativa calma pallonara, sia sul terreno verde (a meno di campionati mondiali o europei), sia sugli spalti dove gli ultras potevano disintossicarsi dalle tossine accumulate.

Anche questa estate, invece, la classifica dei campionati è stravolta dall’ormai scontato calcio scommesse: cambiano i nomi dei protagonisti ma il finale spesso resta invariato, con qualche colpevole punito e con molti presunti protagonisti o semplici fiancheggiatori che la fanno franca e si danno appuntamento ai prossimi furti. L’importante è dichiararsi innocenti e fare pure la figura dei perseguitati, poi il tempo risulta essere la medicina migliore, il pallone comincia a rotolare e gli scandali passano in secondo – terzo piano. Il campionato deve cominciare, costi quel che costi!

In questa serata l’Ancona fa visita al più quotato Livorno, che fa l’esordio stagionale davanti al pubblico amico, anche se in realtà gli spettatori presenti sono intorno alle tremila unità. Per l’occasione lo stadio mantiene i settori della Curva Sud e della gradinata chiusi, vengono aperti solamente la Curva Nord, la tribuna ed il settore ospite.

Gli anconetani fanno il loro ingresso nel settore una decina di minuti prima del fischio d’inizio, appendono qualche pezza alla balaustra e si nota immediatamente la presenta dei gemellati spallini. Gruppo compatto, fin dall’inizio mostrano qualche bandiera e fanno gruppo come si usa fare quando si è in numero limitato.

Dall’altra parte i livornesi si ritrovano dietro le consuete pezze, sulla vetrata viene attaccato lo striscione “Valerio sempre con noi” ed anche in questo caso una bandiera bianco-blu indica una qualche presenza dei gemellati marsigliesi.

Gli ospiti si dimostrano fin dalle prime battute intenzionati a lasciare il proprio segno sulla partita, cantano per lunghi tratti e mantengono il gruppo compatto. A livello di colore non mancano le consuete bandiere ed uno stendardo a due aste. Il sostegno è continuo, pochissime pause con cori che generalmente vengono seguiti da tutti i presenti, mentre i battimani in alcuni casi riescono a coinvolgere pure la decina di persone che si sistemano all’estremità del gruppo principale in quanto non ultras in senso stretto, ma accaniti tifosi della squadra.

La curva di casa non sfigura e ce la mette tutta per farsi sentire dagli undici in campo, il tifo prosegue per tutta la partita su buoni livelli e con poche pause ma anche in questo caso i numeri son quelli che sono e naturalmente non si può chiedere di più. A livello di colore va segnalata qualche bandiera amaranto e poco altro.

Se la partita nei primi quarantacinque minuti risulta essere di una noia mortale, qualcosa di più i protagonisti offrono nel secondo tempo soprattutto nella fase finale dello stesso ma il risultato non si schioda da quello di partenza. Si va ai supplementari con i giocatori che si devono sorbire lo straordinario ma anche sui gradoni c’è chi va oltre al novantesimo, continuando a farsi sentire per cercare di spingere la squadra alla vittoria. Vittoria che viene conquistata dalla squadra di casa che segna due reti in rapida sequenza, continuando il proprio cammino nella competizione mentre l’Ancona d’ora in avanti dovrà concentrarsi solo sul campionato. Applausi alle due squadre, con gli sconfitti che vengono chiamati sotto il settore ed applauditi a lungo dalla quarantina di presenti.

Mettiamo pure delle leggi per regolamentare il rapporto tifosi-giocatori all’interno dello stadio, mettiamo delle multe per quei giocatori che si avvicinano troppo ai tifosi dopo un gol o a fine partita, monitoriamo e regolamentiamo pure le emozioni, poi chiudiamo gli stadi e facciamo i campionati di Bingo e corsa nei sacchi. Il gioco più bello del mondo è in profonda crisi ma il carrozzone non accenna a fermare la propria corsa. Chi si ferma è perduto e nonostante il fondo sconnesso e qualche nemico che si incontra per la strada, nessuno ha intenzione di fermare la propria corsa al guadagno, in barba a tutti i “bei” progetti che vengono ciclicamente sbandierati ed immediatamente chiusi in un cassetto. Ormai chi ci crede più, scommettiamo?

Valerio Poli