La Roma è il Commando. O almeno lo è stata. Per chi si è innamorato del mondo ultras prima della grande svolta in Curva Sud, il CUCS è stato uno dei gruppi che ha segnato la storia. Per numeri, fama e portamento è stato una pietra miliare tanto che pure alcuni laziali hanno onestamente ammesso che, almeno agli albori del tifo, quello giallorosso era più organizzato e partecipativo. Del resto la Curva Sud ed il Commando sono stati tra i movimenti più ammirati, studiati e scopiazzati anche da quelle tifoserie estere che oggi guardiamo con un po’ d’invidia per quello che ancora riescono a fare, per il colore ed il calore che riescono ancora a trasmettere mentre nei nostri stadi si fa sempre più fatica a sventolare una bandiera. Indubbiamente sappiamo chi dobbiamo ringraziare, coloro che incuranti di una storia, di una tradizione, cercano come gli sceriffi del Far west di imporre la loro legge in maniera forzosa. Peccato che la stessa mano pesante non venga usata in altri ambiti dove, magari, sarebbe più necessaria ma questo è un altro discorso.

Oggi Roma sta vivendo un periodo particolare, la divisione della curva non sta bene né ai romanisti né ai laziali e su questo punto le due tifoserie sembrano convergere: la curva non si divide, questo è il leit motiv di chi non si vuol piegare ad una presa di posizione incondivisibile, da chi continua ad immaginare lo stadio e la curva come un contenitore dove risiedono anime diverse unite da un medesimo fine, da chi ancora pretende che la parola aggregazione non sia scritta solamente su un vecchio vocabolario impolverato ma che la si porti anche al di fuori delle mura domestiche, in quella curva che pur racchiude tutte le contraddizioni del caso.

Numeri alla mano, essere spettatori di un incontro di calcio allo stadio Olimpico di Roma è una tristezza colossale e non può essere la diatriba tra Totti e Spalletti a portare “pepe” alla questione. Vedere una Curva Sud spoglia di colore e soprattutto di persone, è una coltellata al cuore pensando a quel che è stato, a quella curva madre di tante altre curve, esempio di aggregazione giovanile scopiazzata a destra e manca.

Chi è l’artefice di questa deriva indubbiamente negativa? Questa sera i romanisti a Empoli portano numeri più che interessanti e dietro lo striscione “Roma”, e dietro le numerose pezze giallorosse, si schierano ultras e tifosi che pochi minuti prima del fischio d’inizio della gara cominciano a scaldare le ugole.

Il primo coro? “Gabrielli pezzo di merda” cantato in maniera ritmata, rabbiosa, decisa, che non viene eseguito da una ristretta minoranza ma anche da quei tifosi che, suppongo, in curva ci vanno senza prendersi troppe responsabilità ma sono indubbiamente contrari ad una novità che spiazza pure il tifoso medio. “Questa curva non si divide” è il proseguo ed anche questa volta il messaggio non può passare inosservato o inascoltato. I decibel sono alti, la rivendicazione del popolo romanista è rabbiosa.

Romanisti che una volta chiusa la questione divisione della Sud, partono decisi con i cori d’incitamento. Gli ultimi risultati positivi della squadra hanno acceso l’entusiasmo mai sopito e questa sera il popolo giallorosso offre una prova da leccarsi i baffi. Poco da eccepire su tutta la linea, i numeri sono quelli importanti ma è sopratutto la partecipazione ai cori che eccelle. Sembra che il settore sia un unico corpo animato dalle medesime prerogative, in pochissimi se ne stanno in disparte a godersi passivamente la partita, la massa vuole incidere sul risultato, vuole trasportare la squadra alla vittoria ed allora sotto con i cori d’incitamento, sotto a colorare il settore con bandiere e con le due aste.

Ottima la coordinazione del tifo tra le diverse anime giallorosse. Raramente due cori diversi si sovrappongono: nella parte bassa del settore c’è chi detta i tempi e cerca con ottimi risultati di non disperdere un potenziale enorme. Impresa riuscita, il tifo giallorosso è caloroso per tutta la durata della partita con cori per la squadra, qualcuno contro i rivali odierni e contro tutta la Toscana, oltre a qualche nomination anche per Napoli ed i napoletani, ad alimentare una rivalità che ormai conoscono anche i sassi.

Padroni di casa che provano a contrastare l’onda giallorossa, questa sera in Maratona c’è qualche vuoto, probabilmente la pioggia caduta abbondantemente fino a pochi minuti prima del via ha allontanato qualche indeciso, ma alla fine lo zoccolo duro è sempre presente.

Come in altre occasioni, raramente il tifo azzurro ha saputo coinvolgere gran parte della Maratona, questo è il neo principale di una tifoseria che nel suo piccolo ha mantenuto sempre una linea di condotta esemplare. Poi anche in questo caso la Tessera del tifoso ha fatto i suoi danni, andando a minare una solidità trovata e mutando la geografia del tifo della Maratona inferiore.

Tanti cori per la squadra, diversi quelli contro i romanisti, qualche pausa specialmente nella seconda frazione, ma tifo si è protratto, sconfitta a parte, fino al triplice fischio del direttore di gara. Per gli empolesi, da segnalare qualche bandiera, mentre anche a queste latitudini i tempi di fumogeni colorati e torce accese son finiti ed anche in questo caso sappiamo chi poter ringraziare. Fondamentale resta la sicurezza dell’individuo. Ma a che prezzo?

Testo di Valerio Poli.
Foto di Valerio Poli e Simone Meloni.

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