In una bella domenica di marzo al Piola di Novara va in scena il “derby delle risaie”. Il Novara ospita infatti gli odiati (sentimento più che reciproco…) cugini della Pro Vercelli. Una ventina di chilometri separano le due città che, nel corso degli anni, hanno dato vita a incontri infuocati dentro e fuori dal rettangolo verde, passando anche sul parquet dei palazzetti, teatri di memorabili sfide a colpi di bastoni da hockey. Un campanilismo che non conosce confini (basti pensare che la diatriba arriva fin sulle tavole: paniscia novarese contro la panissa vercellese) e che fa sì che l’affluenza allo stadio sia alta, da una parte e dall’altra.

Passando in rassegna la curva ospiti posso notare come tutti, o quasi, i gruppi del tifo Bicciolano siano arrivati qui a Novara, Old Style su tutti. Dalla parte opposta, in curva Nord, campeggia il drappo Nuares, rigorosamente girato al contrario, in solidarietà con i destinatari delle recenti diffide emesse.

Già dal riscaldamento delle squadre i supporter delle “bianche casacche” si fanno sentire, scatenando le prime “schermaglie” sugli spalti. L’atmosfera è bollente e vive il suo culmine all’ingresso delle due compagini, quando le curve si esibiscono in due coreografie molto semplici ma allo stesso tempo curate ed efficaci: i novaresi, complice anche una curva piuttosto gremita, fanno sventolare un gran numero di bandierine bianco-blu, rendendo vivace una gradinata che solitamente resta per la maggior parte imbalsamata. La risposta della curva “Ovest” risiede nell’esposizione di un bandierone copricurva con il simbolo della città Eusebiana.

La partita, come tutti i derby, non è bellissima. La tensione che si respira sugli spalti viene recepita anche dai 22 in campo che si studiano come due schermidori in attesa si un momento di distrazione dell’altro per poter colpire. Questo momento arriva attorno alla mezz’ora del primo tempo, quando la Pro guadagna un calcio di rigore sotto il settore dei propri ultras; l’euforia per la massima punizione conquistata fa salire la tensione anche sugli spalti, quando qualche vercellese dislocato nei settori dello stadio si alza per esultare in faccia ai cugini: qualche battibecco e tutto si risolve. La fortuna vuole che il rigore venga parato dal portiere novarese strozzando in gola l’urlo di gioia ai 1.000 vercellesi in curva. Lo stadio, ammutolito per qualche minuto, torna a caricare la propria squadra, senza dimenticare di stuzzicare i propri rivali per la pericolante posizione in classifica, augurando loro un pronto ritorno in Lega Pro (la vecchia cara serie C). I vercellesi, dalla loro, spaziano da cori più secchi a manate ritmate per cercare di coinvolgere la totalità del settore, che ben partecipa quando il lanciacori intona i classici sfottò verso i propri rivali.

I novaresi, oggi in numero ben superiore al solito, riescono a coinvolgere la totalità dello stadio quando si tratta di punzecchiare i propri avversari, rendendo l’atmosfera al Piola piuttosto calda; quando la voce non arriva ci pensano le mani a completare la “sinfonia” proposta dal palo.

La partita vive un momento di calo nel secondo tempo, i novaresi cercano di spingere la propria squadra alla rete ma le occasioni da gol si contano sulla punta delle dita, da una parte come dall’altra; con il passare dei minuti anche il livello del tifo cala, ma questo momento viene enfatizzato dalle sciarpate che le due curve imbastiscono, scaldando ancora di più l’atmosfera. Bandieroni sventolati da una parte e dall’altra fanno da cornice ai minuti finali di un derby avaro di emozioni calcistiche, ma che come sempre regala qualche emozione in più sugli spalti.

Purtroppo, a margine del fischio finale, un tifoso della Pro cade nel fossato che separa i settori dal terreno di gioco, la tensione è palpabile quando alcuni ultras vercellesi tentano di entrare in campo per soccorrere l’amico ferito che riporterà “solo”, visti i 4 metri di caduta, trauma facciale e cranico per un quadro clinico grave sì, ma non pericoloso per la vita del ragazzo, al quale vanno i migliori auguri di pronta guarigione. La rivalità, almeno per me, si sospende quando accadono queste cose.

La partita termina con le curve che chiamano le squadre per tributare loro l’applauso per la partita disputata, applauso che viene ricambiato visto lo sforzo profuso da entrambe le tifoserie durante i 90’ di gioco.

Il derby, si sa, è una partita a sé, però rimane l’amaro in bocca per le belle presenze registrate oggi: non voglio fare il guastafeste, ma la fede non è una moda…

Alessio Farinelli.