Ci sono domeniche in cui non vorresti fare nulla, stare tutto il giorno sotto le coperte ad oziare per la stanchezza settimanale, ma poi pensi e ripensi ed è proprio qui che scatta una molla, la classica molla che ti spinge ad alzarti, a vestirti, ad andare. Perché la passione è passione, una forza troppo grande da poterle resistere, per poterla fermare o arrestare e vi assicuro che non ha importanza la partita o la categoria perché l’unica cosa che conta è che devi esser lì, devi vedere con i tuoi occhi quello che succederà o non succederà.

Anche questa domenica di metà settembre sarà la stessa cosa, così mi alzo e vado a prendere il treno che mi porterà a Viterbo dove seguirò la partita Viterbese-Prato. Arrivo nella città dei Papi verso le 13 e mi dirigo subito allo stadio dove, tra una cosa e l’altra, giungo sul posto che mancano ancora tre quarti d’ora al calcio d’inizio. Quello che mi salta subito all’occhio, facendo un paragone con la prima giornata allorquando la Viterbese neopromossa esordì con la Cremonese, è il minor via vai di tifosi al botteghino ed anche il cielo plumbeo che minaccia pioggia non è un buon incentivo per invogliare la gente ad andare allo stadio.

Metto piede in campo, dopo aver svolto celermente (un plauso all’organizzazione societaria) tutte le varie formalità di rito, quando mancano buoni venti minuti all’inizio e ancora non vedo molta gente sugli spalti del “Rocchi”. Nel frattempo entrano una dozzina di pratesi che sistemano le “pezze” in balaustra poi, come sfiga vuole, comincia a piovere sempre più forte e con l’entrata delle squadre in campo il tempo non migliora.

Gli ospiti, vista la pioggia incessante, stazionano sotto la curva per ripararsi, lasciando vuoto il settore sopra di esso con gli stendardi attaccati, mentre una trentina di viterbesi, con l’entrata delle squadre in campo, stoicamente prendono posto in curva, cantando e facendo battimani incuranti della pioggia battente. Fischi al minuto di silenzio, in ricordo di Ciampi, piovono dalla curva viterbese: evidente il loro disaccordo rispetto agli organi d’informazione, tutti affaccendati con la solita retorica per la quale i morti son tutti belli e bravi, ma a cui evidentemente non tutti aderiscono acriticamente, anche se poi l’esercizio della libertà di pensiero costa il caro prezzo delle stigmatizzazioni violente della stampa asservita al regime.

Da segnalare la sbandierata del gruppo degli Antichi Valori che prende posto ad una lato della tribuna, vicino al settore ospiti, e durante la partita si trascina tutta la tribuna in qualche canto. Nella prima frazione, mentre la pioggia comincia a calare, i gialloblù aumentano proporzionalmente anche come numero e grazie al gol del vantaggio, dopo appena dieci minuti, acquistano continuità sul piano corale, esibendosi in tanti battimani aiutati per buona parte dell’incontro dai due bandieroni che sventolano quasi sempre continuamente. Qualche piccolissima pausa si nota ma è davvero poca cosa.

I pratesi invece, ad inizio partita alzano tre cori accompagnandoli sempre con battimani, per poi sparire e cantare un altro paio di cori nel corso della partita. C’è da dire che la squadra non li aiuta per niente, ma loro potevano onestamente fare qualcosa in più.

Nella ripresa la curva Nord riprende a sostenere i propri ragazzi in campo, sempre con una moltitudine di mani costantemente alzate, oltre allo sventolio dei due bandieroni che restano quasi sempre alti al cielo. Esultanza sfrenata al gol del raddoppio di Diop al quarto d’ora della ripresa. Nella parte finale dell’incontro, con l’uscita del sole, tutti a petto nudo e spazio alla goliardia fino al triplice fischio dell’arbitro.

Per quanto riguarda gli ospiti, nemmeno in questa seconda frazione il tifo si è fatto sentire. Erano partiti benino facendo cori ed accompagnandoli con le mani, ma il secondo gol locale ha spento ogni velleità di ripresa, per cui tolti un altro paio di cori, il restante sono pause. Umori opposti dopo i saluti di rito: i padroni di casa vengono applauditi ed incitati dai propri sostenitori, gli ospiti vanno a colloquio con una parte di essi, infuriati sia per la prestazione negativa che per l’ ultimo posto solitario in classifica.

Marco Gasparri.