E’ il 6 aprile 2009 quando un infame terremoto, scoppiato in piena notte, spazza via la vita di 309 persone. Giovani e anziani, aquilani e “forestieri”. Da quel giorno L’Aquila non è più la stessa, in giro solo macerie e anche i monumenti più rappresentativi ne escono con gravi danni. Bisogna dire che il popolo aquilano fin da subito, e con grande orgoglio, si è dato da fare per rialzarsi, nonostante le 309 vittime ed i numerosi e gravi danni subiti. Oltre a vari personaggi che volevano lucrare su una tragedia di proporzioni simili, incuranti di chi aveva perso familiari, casa, animali ed oggetti più cari. Oltre ai nostri politici che cercavano di sfruttare questo tragedia per ingraziarsi voti nella successiva campagna elettorale, mentre gli aquilani continuavano a pagare tasse su case dove ormai non abitavano più. Oltre le manganellate prese dalle forze dell’ordine nella manifestazione di Roma, per chiedere di accelerare i lavori.
Fin da subito anche il movimento ultras, sempre bistrattato e raramente elogiato, si è mosso per cercare di portare generi di prima necessità nel capoluogo abruzzese, mentre i Red Blue Eagles hanno organizzato una grande colletta fra i vari gruppi ultras d’Italia per portare a termine un progetto che potesse donare alla città un’area aggregativa per i giovani in un momento in cui avevano perso tutto. Dopo molti intoppi burocratici e varie aree che cambiavano, finalmente il progetto è partito, senza l’aiuto di nessuno, ma solo grazie alla forza, alla caparbietà e alla costanza dei ragazzi che credevano con tutte le proprie forze al raggiungimento di questo importante obiettivo. Cosi a sei anni di distanza il giorno tanto atteso è finalmente arrivato.
In un caldo sabato di metà luglio i Red Blue Eagles hanno dato appuntamento ai vari gruppi ultras italiani nella piazza sopra lo stadio “Fattori”. Il ‘rendez-vous’ è alle 10 e, dopo aver aspettato tutti, alle 11 i componenti del gruppo ci fanno fare un giro per le viette del centro storico. Si vedono le varie impalcature e, a distanza di anni, si notano ancora i danni subiti in quella triste notte di aprile. La camminata procede e si arriva alla piazza principale in pieno centro storico, dove facciamo una piccola sosta. Poi si riprende la via principale e si ritorna al punto di partenza. Si prendono le macchine e si raggiunge l’area dove è stato organizzato il progetto. Qui gli ultras rossoblu hanno organizzato e curato l’ evento nei minimi particolari e senza nessuno scopo di lucro, il pranzo è, ad esempio, completamente gratuito e viene svolto sotto un grande tendone all’aperto. Si pagano solo le birre, più che altro per coprire giustamente le spese.
Dopo aver mangiato ci si sposta di poco sotto un piccolo palco dove prende la parola Paolo, uno degli esponenti degli RBE, che fa una bella introduzione partendo dal terremoto ed arrivando fino ai giorni nostri. Nella massima trasparenza (cosa che dovrebbero fare i nostri politici e mi scuso con gli ultras aquilani per l’ accostamento) si parla di cifre che sono servite per finanziare l’area e come se non bastasse il tutto viene documentato anche su dei compensati affissi a delle colonne. Continua a parlare di questa costruzione menzionando il campo da skateboard e spiegando il motivo del perché si è scelto proprio uno skatepark.
L’area è intitolata a Maurane Fraty, bambina scomparsa in quell’infausta notte. A mano a mano salgono sul palco tutti i gruppi ultras (che non menziono per paura di dimenticarne qualcuno, tanto chi c’ era sa) che hanno fatto donazioni, a loro viene consegnata una targa ricordo. Alla fine con l’esplosione di un paio di bomboni vengono accese tantissime torce a rappresentare tutti i colori delle squadre dei gruppi e vengono scoperte le due targhe celebrative: su una è impressa la scritta “AREA ULTRAS D’ITALIA SKATEPARK MAURANE FRATY”.
Poi la festa riprende fino anotte inoltrata. Davvero una giornata da ricordare, non solo per la grande vittoria ultras, ma soprattutto per ricordare le 309 vittime di quella triste notte; un applauso sincero a tutta la tifoseria rossoblu per la tenacia dimostrata nonostante le innumerevoli difficoltà e senza l’aiuto, come hanno giustamente rimarcato, di nessuna figura istituzionale. Un grazie di cuore per essere stati invitati a quest’evento che rimarrà impresso a lungo nel cuore di ognuno di noi, cosi come i 309 angeli che purtroppo non ci sono più.
Marco Gasparri