Si chiude dopo 33 anni la storia degli Irriducibili Lazio, gruppo che ha segnato la storia non solo della curva nord ma in parte anche del movimento ultras nazionale. I  giudizi cambiano a seconda della prospettiva e a questa regola non si sottraggono gli Irriducibili che, per gli estimatori, sono stati tra i primi a rompere con la tradizione del tifo italiano: via i tamburi e largo a drappi e cori di matrice britannica. Per i detrattori, la loro fu invece una rivoluzione a scoppio ritardato, dato che già altre tifoserie si erano portate avanti con un pari lavoro di restyling.  Gli Irriducibili per molti sono stati un gruppo d’azione, in prima linea contro i nemici della Lazio, il sistema calcio, e dei laziali, romanisti in primis. Ma anche in questo caso, secondo alcuni, non si tratta di nulla di nuovo rispetto a quanto fatto da altri gruppi. Giudicare una storia complessa come quella del gruppo laziale insomma non è semplice, ma soprattutto farlo in maniera acritica è pressoché impossibile, rimangono comunque 33 anni di presenza assidua sui gradoni degli stadi dove la Lazio ha giocato. Con loro si chiude anche una fase del derby capitolino, il più affascinante dal punto di vista coreografico: i laziali tutti i romanisti tanti, parafrasando uno dei loro tanti slogan.

Quali siano le ragioni che hanno spinto a chiudere una storia ultratrentennale è difficile saperlo: i gruppi ultras solitamente danno un taglio quando viene meno il ricambio generazionale, cosa che stando ai numeri e al vigore della nord, soprattutto di quest’anno, non si può di certo dire, oppure la scelta è conseguenza di forti campagne repressive, ma anche in questo caso l’ipotesi non appare fondata. Gli Irr 87 hanno infatti sempre convissuto in un clima ostile, nel quale sia le forze dell’ordine che i giornali hanno in tutti modi cercato di ostacolarne l’attività. Oggi riparte una nuova storia, dove comunque l’imprinting degli Irr è evidente.

In un Olimpico gremito da quasi 50 mila spettatori e con una Lazio sorprendentemente in corsa per lo scudetto, fanno il loro esordio gli Ultras Lazio che da oggi guideranno il tifo capitolino. La partita è speciale non solo per l’esordio del nuovo gruppo, ma anche per il ritorno a Roma dell’amato Sinisa Mihalovic, omaggiato da tutto lo stadio e invitato a non mollare adesso che gioca la partita più importante, quella contro la difficile malattia che l’ha colpito.

Rispetto al recente passato il tifo non muta nella forma, eccezion fatta per il nuovo striscione, e nemmeno nel colore: le tante e solite bandiere a colorare la nord e i cori di sempre a spingere i capitolini alla vittoria.  Quest’oggi è tutto l’Olimpico però che partecipa al tifo e quando la nord abbassa i propri decibel ci pensa il resto dello stadio a ridare slancio al sostegno. Il 2-0 finale proietta momentaneamente la Lazio in vetta alla classifica e mantiene viva la speranza e il sogno del popolo laziale di vincere il campionato.

Gli ospiti sono oltre 100, un buon numero se si considera che, causa Coronavirus, la trasferta è stata fino all’ultimo momento in dubbio. I bolognesi si posizionano nella parte bassa sostenendo la propria squadra per tutti i 90 minuti. La sconfitta non compromette più di tanto la loro classifica. Nel corso della partita si segnalano diversi cori di sfottò, ma sul fronte dell’ordine pubblico non si registrano episodi degni di cronaca.

D’Innocenzi Massimo