Il tabellone dei quarti di finale di Europa League mette difronte Lazio e Salisburgo. Le squadre sono entrambe in un buon momento: La Lazio è ancora in piena lotta per la Champions, mentre il Salisburgo sta dominando la Bundesliga austriaca.
L’atmosfera che si respira nei dintorni dell’Olimpico è quella delle grandi partite europee, i tifosi laziali sanno che hanno buone possibilità di raggiungere una semifinale che manca da quindici anni.
Raggiungo lo stadio circa un’ora prima del fischio d’inizio e già sono presenti seicento tifosi ospiti nel settore a loro dedicato. Non conoscevo la tifoseria austriaca, fa strano vedere un centinaio di ultras o comunque tifosi organizzati (dalla mia posizione non riesco a leggere gli striscioni) che sostengono una squadra di proprietà di una multinazionale come la Red Bull, senza identità, senza storia e simbolo di un calcio moderno che sta ormai prendendo il sopravvento in quasi tutta Europa. Al netto poi dei tanti tifosi che seguono la rifondata Austria Salisburgo che fatica nelle categorie inferiori.
I laziali sono circa 45.000, settore Nord (curva e distinti) e Tribuna Tevere sono completamente esauriti, buone presenze in Tribuna Montemario e settore Sud chiuso. Si fanno sentire, a pochi minuti dall’inizio del match, cantando i propri inni ed accompagnando con una sciarpata il volo dell’aquila Olympia. Entrano in campo le squadre e l’Olimpico è una vera bolgia; bellissimo il colpo d’occhio della Tevere, un vero e proprio muro umano che vive la partita quasi come se fosse un curva. La Nord espone uno striscione con scritto “Non passa lo straniero”, ricordando la Canzone del Piave, e coinvolge tutto lo stadio con “Forza Lazio carica” che fa iniziare la partita con picchi di altissimo tifo.
Al 7′ la Lazio passa subito in vantaggio, esplode lo stadio e continua il gran bel tifo della curva laziale accompagnata, come detto, da una Tribuna Tevere d’altri tempi. Anche nel settore ospiti si danno da fare, con cori e battimani scanditi dal ritmo di un tamburo.
Al 30′ viene concesso un rigore dubbio al Salisburgo, i laziali imbufaliti fanno sentire il proprio disappunto all’arbitro con fischi e offese. Segna Berisha e scoppiano i festeggiamenti nel settore ospiti, che ballano e saltano facendo roteare le proprie sciarpe. Dopo il gol succede un parapiglia in Tribuna Montemario, probabilmente qualche austriaco ha esagerato nell’esultanza ed ai laziali vicini non è andata giù. Nonostante il pareggio, il tifo laziale continua ad essere costante ed accompagnato dai soliti bandieroni.
Dopo pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, la Lazio trova il vantaggio con Parolo, grande festa in Nord che salta al ritmo di “chi non salta della Roma è!”. Bella sciarpata nel settore ospiti e tifo che, da entrambi le parti, non cala.
A venti minuti dal termine Minamino gela l’Olimpico siglando il 2-2 e va festeggiare sotto il settore occupato dai suoi tifosi completamente in estasi. Nemmeno il tempo di festeggiare però, che la Lazio mette a segno il terzo ed il quarto gol. L’Olimpico è letteralmente in visibilio e negli occhi lucidi della gente si legge una forte consapevolezza di essere molto vicini ad una storica semifinale. Standing ovation e cori per il bomber Immobile che ringrazia tutto lo stadio con un applauso.
Nei minuti finali, da segnalare cori in ricordo di Giuseppe, tifoso laziale ucciso in un incidente stradale da un carabiniere ubriaco. Finisce la partita e dagli altoparlanti dello stadio parte “I giardini di Marzo”, canzone ormai diventata un inno per i tifosi laziali. Esecuzione da brividi di tutto lo stadio che ringrazia così la propria squadra, che ricambia andando a salutare i tifosi, prima sotto la Tevere e poi sotto la Nord. Anche i giocatori ospiti si dirigono sotto i propri tifosi per ringraziarli del sostegno.
Tutto comunque verrà deciso nella gara di ritorno, dove ad aspettare i circa 1.500 laziali, ci sarà una Red Bull Arena tutta esaurita.
Mirco Civoli