Modena-Bari malgrado il passare del tempo e gli avvicendamenti all’interno delle curve, rimane sempre una di quelle poche partite in cui, pur non essendoci un’amicizia ufficiale tra le due tifoserie, il rispetto e la stima reciproci sono riconosciuti da entrambe le parti.

Così è ormai da quasi trent’anni ed in particolar modo da quando, all’inizio degli anni ’90, si creò un solido rapporto di amicizia tra le Brigate Gialloblu di Modena ed il gruppo degli Alcool Bari.

La reciproca simpatia, in realtà, era nata già alcuni anni prima, nel corso del campionato ’86/’87, quando un manipolo di ultras baresi si era recato in trasferta a Modena, pochi mesi dopo gli scontri che avevano funestato il prima ed il dopo di una partita tra Modena e Lecce.

Negli anni successivi poi, un ruolo importante nel coltivare i buoni rapporti lo ebbero anche i ragazzi degli Ultras Bari sez. Modena.

Furono però i ragazzi degli Alcool Bari, nei primi anni ’90, ad entrare definitivamente nelle simpatie delle Brigate Gialloblu modenesi, all’epoca in cui il giovane gruppo biancorosso si faceva notare spesso in giro per l’Italia per quella sua caratteristica di seguire sempre il Bari in trasferta, anche in Coppa Italia ma soprattutto in occasione di quei finali di campionato del tutto insignificanti, quando i “Galletti” scendevano in campo solo per onor di firma e lo striscione ALCOOL era l’unico vessillo barese presente nel settore ospiti.

Ed è il ricordo ancora vivo di quell’antica amicizia tra i due gruppi a far sì che, nelle ore che precedono la partita, i sostenitori biancorossi giunti in città autonomamente possano girare per il centro di Modena con la sciarpa al collo e senza alcun problema, dedicandosi ad un po’ di shopping per far passare il tempo, godendosi il clima natalizio che si respira lungo la Via Emilia, salotto buono della città Geminiana.

I gruppi della Curva Nord biancorossa, invece, giungono al Braglia a ridosso del fischio di inizio, quasi tutti a bordo di bus, furgoni ed auto private.

Alcuni, in particolar modo i ragazzi che ancora si riconoscono nelle insegne pur non più presenti da anni degli Alcool Bari, non si lasciano sfuggire l’occasione per rinnovare i buoni rapporti con i modenesi, incontrandosi prima della partita con i ragazzi delle Vecchie Brigate e degli 059 per uno scambio di saluti, ricordi e considerazioni sul mondo ultras attuale e per parlare anche dell’andamento delle rispettive squadre del cuore.

Lo stesso rito si ripeterà anche a fine partita, questa volta con alcuni dei ragazzi che attualmente frequentano la Gradinata dello stadio Braglia e che hanno guidato le Brigate Gialloblu dalla fine degli anni ’80 fino allo scioglimento del gruppo, avvenuto nel 2006.

E sempre a proposito dei baresi in trasferta a Modena, c’è da dire che quest’oggi sono tanti, complice anche la giornata festiva ed il buon andamento della squadra, reduce da una serie di risultati positivi.

Finalmente, dopo lo stop imposto in occasione della trasferta del Bari a Como, anche i tifosi biancorossi residenti in Puglia possono tornare a seguire la loro squadra. Un divieto di trasferta, quello di Como, che era stato deciso dalle autorità per rappresaglia, a seguito di episodi marginali accaduti in occasione della trasferta di Cesena, ma che ha finito per penalizzare un’intera tifoseria.

Con i sostenitori della Curva Nord barese tornati finalmente a viaggiare per seguire le sorti della loro squadra in trasferta, torna a viaggiare anche il “priscio”. Ossia quel fenomeno raccontato molto bene nel lungometraggio Una meravigliosa stagione fallimentare, del regista Mario Bucci, divenuto contagioso soprattutto da quando la società biancorossa è riuscita a liberarsi dal giogo della famiglia Matarrese, dopo decenni di alti e bassi trascorsi nella mediocrità calcistica.

Sono tanti i baresi in giro per l’Italia che hanno riscoperto l’amore e la passione per la squadra biancorossa ed il piacere di identificarsi nei suoi colori. Ed il “priscio” dei baresi è fatto anche della speranza in un futuro che tutti sperano possa essere migliore e più entusiasmante rispetto a quanto è avvenuto prima del fallimento dell’A.S. Bari.

Nel frattempo, il “priscio” si alimenta con l’attesa che tutto ciò si compia. Che, finalmente, anche per una tifoseria così numerosa ed appassionata come quella biancorossa arrivi il momento di vivere quelle gioie a cui finora ha potuto assistere solo attraverso gli schermi della tv, quando erano godute da altri.

Ma nell’attesa che il futuro si compia, i tifosi baresi devono confrontarsi con il presente, fatto di serie B e di una squadra che, finora, ha faticato per riuscire a risalire la classifica. Ma dopo un inizio arrancante, finalmente sembra che le cose in casa biancorossa stiano cominciando a girare per il verso giusto.

Di certo c’è che, da qui alla fine, il Bari avrà bisogno del suo dodicesimo uomo in campo per poter trionfare in un torneo ancora una volta all’insegna dell’equilibrio più assoluto.

Ma se a Bari, tra le mura amiche dello stadio San Nicola, i palloni vengono letteralmente spinti nella porta avversaria dal ruggito della Curva Nord, in trasferta ancora non siamo agli stessi livelli, malgrado il numero considerevole di sostenitori biancorossi al seguito.

Così come già a Cesena, la curva barese mi piace ma non mi entusiasma perché, a mio avviso, non riesce ancora ad esprimere tutto ciò che è nelle sue potenzialità. Si può e si deve fare di più e meglio.

Ciò che noto è che, fatta eccezione per la manciata di minuti che precedono e seguono l’inizio della partita, durante i quali i cori della curva ospiti sono un autentico boato che copre qualsiasi altro rumore all’interno del Braglia, per il resto del primo tempo, a parte uno zoccolo duro centrale di sette o otto file che non smette mai di tifare, il resto della curva ospiti è più intento a cercare di guardare ciò che avviene in campo che non a sostenere la propria squadra.

La sensazione che ne ricavo è che, essendo il settore ospiti popolato non solo da ultras ma anche da tanti semplici sostenitori che sono lì per guardarsi la partita, oltre che per sostenere la squadra (altrimenti immagino che sarebbero rimasti a casa davanti alla tv), occorrerebbe venire incontro anche alle esigenze dei non-ultras.

Forse, chissà, se si riuscisse a non intralciare la visione della partita alla maggioranza dei presenti con il continuo sventolio dei tanti bandieroni, optando per i momenti morti del gioco, la stessa maggioranza sarebbe più invogliata a partecipare ai cori durante tutto l’arco della partita.

Basterebbe qualche accortezza in più, ad esempio facendo posizionare gli sbandieratori nei gradoni strategici del settore ospiti per ottenere ugualmente un gran bel colpo d’occhio, senza intralciare la visibilità del campo a chi vuole seguire le azioni di gioco e magari ottenerne in cambio della partecipazione in più.

In ogni caso, sotto il profilo del sostegno vocale, la situazione in curva ospiti migliora nel secondo tempo.

Soprattutto quando il Bari, sotto di due goal, riesce ad accorciare le distanze ed il ruggito della curva barese torna a farsi sentire, spronando la squadra biancorossa a lanciarsi in attacco a testa bassa per provare a strappare quel pareggio che migliorerebbe il morale, oltre che la posizione in classifica.

Per concludere il discorso sui baresi, segnalo una presenza blucerchiata in curva ospiti che si fa notare con una “pezza” esposta a più riprese e lo spettacolo offerto da una sciarpata mozzafiato, così come già era avvenuto a Cesena ma questa volta, sì, accompagnata da un coro degno di un simile trionfo di colori che, stando al livello dei decibel prodotti, è stato cantato da quasi tutto il settore ospiti.

E la curva di casa?

Non c’è che dire, fa la sua parte.

Anche perché la curva Montagnani non è certo una di quelle abituate ad assistere in silenzio alle fasi di gioco della propria squadra, nemmeno nei periodi bui come quello attuale.

E sul fronte del gioco, i gialloblu stanno attraversando uno dei momenti più tristi degli ultimi anni.

Nel pieno di una profonda crisi tecnica e societaria, con una squadra che ha messo in evidenza limiti tecnici e caratteriali indiscutibili ed un diffuso malumore della tifoseria nei confronti dell’attuale proprietà del Modena F.C., il lanciatissimo Bari è forse una delle ultime squadre al mondo che i Gialli avrebbero voluto affrontare.

Sulla carta, quindi, l’esito di questo incontro sembrerebbe scontato ma il calcio, si sa, a volte sa ancora essere imprevedibile, riuscendo a stupire anche i più scettici tra i pessimisti.

E così, l’undici in maglia gialla sfodera una prestazione al di sopra di ogni più rosea aspettativa, andando a segno per ben due volte e riuscendo a contenere fino all’ultimo le sfuriate dei biancorossi.

Una prova d’orgoglio che salva la panchina di Hernan Crespo e riapre il campionato di un Modena per il quale, fino a ieri, sembrava già un’impresa riuscire ad arrivare ai play-out.

La Curva Montagnani, per reagire all’ennesimo periodo nero, decide di lanciare un messaggio forte e chiaro all’attuale dirigenza gialloblu, astenendosi dal tifo per i primi dieci minuti della partita ed esponendo capovolti i vessilli di Vecchie Brigate e 059.

E se in curva si assiste ad una parziale astensione dal tifo da parte degli ultras gialloblu, i ragazzi della gradinata “rilanciano”, rimanendo fuori per l’intero arco della gara.

Al loro posto, uno striscione semplice e significativo che recita: “Siamo a pagare le multe”.

Questo perché, come sempre, piove sul bagnato.

Infatti, se già non bastasse il triste campionato a cui sono costretti ad assistere, nei giorni precedenti, diversi ragazzi che frequentano la gradinata, si sono visti convocare in questura per la notifica di una multa per aver assistito alla precedente gara casalinga in piedi e non seduti nei posti assegnati, che erano indicati sui rispettivi biglietti nominali.

Tralascio ogni commento relativo a questa ennesima forma di repressione, del tutto immotivata, visto che nessun episodio di violenza ha riguardato finora i sostenitori modenesi che abitualmente si raggruppano nella parte nord della gradinata.

Evidentemente, la loro presenza ed il loro modo di tifare ed esprimere a voce alta i propri liberi pensieri, infastidisce chi vorrebbe ridurre i pochi tifosi che ancora frequentano lo stadio Braglia alla stessa stregua degli spettatori delle opere liriche che vanno in scena al teatro comunale “Luciano Pavarotti”.

Detto quindi della totale assenza di tifo in gradinata per quest’oggi, l’onere e l’onore di sostenere i ragazzi in maglia gialla e pantaloncini blu ricade sulla sola Curva Montagnani che, a dirla tutta, fa il suo dovere egregiamente.

Dalla mia postazione, situata al centro della tribuna e perciò equidistante rispetto alle due curve, posso dire di averli sentiti spesso e, seppure con meno entusiasmo, meno numeri e meno motivazioni rispetto alla curva ospiti, hanno trovato comunque gli stimoli giusti per tifare con rabbia e determinazione, non lasciando il Braglia in balìa dei sostenitori baresi.

Lungo l’arco della ormai quarantennale storia del movimento ultras modenese ci sono stati senza dubbio tempi migliori rispetto a quello attuale, ma al di là dei giudizi e delle critiche va comunque rispettata la volontà e l’impegno di chi ancora sceglie di mettersi in gioco sugli spalti, impegnandosi in prima persona, sia che si tratti di giovani ventenni alle prime armi sia che si tratti di navigati cinquantenni che cercano di tenere ancora in vita e rilanciare una realtà ultras in crisi da anni.

Testo di Giangiuseppe Gassi.
Foto e video di Giangiuseppe Gassi e Fabio Bisio.

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