Nel mondo del calcio contemporaneo spesso dominato solo da storie di ingaggi e milioni, la nostra storia, quella del nostro Taranto, da alcuni anni ha recuperato il fascino della sfida di tanti, dell’anelito di rivalsa di un gruppo di sportivi e tifosi che son tornati a risentire il palpito dello Iacovone e dei colori rossoblù nella maniera autentica e sana di un tempo.
Da Presidente di questo glorioso Club, mi ritrovo, quindi, a scrivere alle autorità competenti in tema di sicurezza e ordine pubblico, per superare una penalità che scontiamo ormai da troppi anni.
Da alcune stagioni, infatti, tifosi meno fortunati di me e del gruppo della dirigenza, purtroppo non riescono a seguire le partite del Taranto F.C. in trasferta.
Una decisione che non intendo contestare alla radice della sua determinazione, ma che oggi, ad alcune stagioni di distanza, suona più come un marchio pregiudizievole d’infamia che come una vera e giustificata forma di tutela e sicurezza.
Si perché la tifoseria del Taranto in questi anni è cresciuta, è maturata. Anche grazie all’importante apporto ideologico, culturale e di prassi della Fondazione Taras, fatta da tifosi e sostegno non solo economico, anche etico dell’odierna società.
Così la comunità tarantina corre il rischio di pagare immeritatamente il dazio di una colpa ormai ampiamente espiata e oggi pertanto irricevibile come giustificazione della continua messa al bando.
I tifosi rossoblù sono pasionari, coinvolgenti, a volte pieni di un entusiasmo che può sembrare incontenibile, e sono riusciti a farsi apprezzare e conoscere realmente in tutta Italia per la loro capacità di arginare le fronde fuori controllo e spendersi per battaglie di civiltà e solidarietà.
Cori di amore che non si sono mai spenti, neanche quando la società annaspava o qualcuno li additava, come facinorosi e violenti senza troppi sconti e senza troppi distinguo.
Questa comunità di cuori rossoblù merita un atto di fiducia. Gli è dovuto!
Vi chiedo pertanto di eliminare la lettera scarlatta sulle spalle di questi tifosi e farli tornare al fianco della squadra che mi onoro di presiedere anche nelle partite fuori casa.
E’ un atto di giustizia che riabilita al calcio tanti appassionati e restituisce dignità e stima alla tifoseria di una città che ora più che mai vuol tornare a credere in se stessa.
Fiducioso nell’attenzione che vorrete riporre a questa mia istanza, vi saluto cordialmente,
Fabrizio Nardoni