Bla bla e ancora bla. Incredulità, sdegno, tastiere consumate per offendere da dietro uno schermo i barbari olandesi che hanno devastato, più o meno impunemente, la capitale d’Italia. Dichiarazioni inconcludenti di politici, scaricabarile tra figure istituzionali preposte a mantenere l’ordine pubblico. Agenti di polizia decisamente fuori allenamento, i quali hanno fatto non poca fatica a contenere la calata dei lanzichenecchi di Rotterdam.

Se non ci fosse del tragico in quanto successo prima di Roma-Feyenoord, ci sarebbe quasi da essere contenti di mettere a nudo le contraddizioni di un paese ipocrita e di una classe politica piccola quanto un atomo. La classica metafora del “forti con i deboli, deboli con i forti”, si è ripetuta alla prima tifoseria straniera pronta ad affrontare la trasferta con energia distruttiva verso tutto ciò che incontra.

Inutile chiedersi cosa sia successo e cosa sia mancato. La verità è una sola: che il Paese ormai non sa più gestire manifestazioni sportive con un minimo di flusso numerico decente. Per forze di polizia e carabinieri deve essere bello passare le domeniche con trasferte vietate, settori chiusi o in compagnia di 50 vecchietti con la tessera del tifoso; così come, per alcuni di loro, è esaltante provocare 40 Sorani presenti ad Ostia o le famiglie in coda per vedere una gara di Coppa Italia all’Olimpico. In poche parole e detto in maniera volgarotta, i tutori dell’ordine sono diventati inadatti, delle autentiche pippe, sia che essi siano operativi sul campo, sia dietro ad una scrivania.

Il campanello di allarme lo abbiamo lanciato più volte sulle righe delle nostre tifocronache: quando non si sanno gestire poche decine di tifosi, spesso tranquillissimi, come si può pensare di far fronte a centinaia di hooligans incazzati e decisi? L’ordine pubblico, quello anche lontano dagli stadi, non si improvvisa. E ogni volta che la macchina (?) organizzativa si spezza, le conseguenze sono imprevedibili. Si poteva evitare la devastazione del centro di Roma, così come si poteva evitare un omicidio (colposo, volontario o preterintenzionale non cambia nulla) a Tor di Quinto meno di un anno fa. Solo per citare il caso più fresco e quello più eclatante degli ultimi mesi.

E allora, sarà pure una provocazione la mia ma, a questori, prefetti e agenti dico: è ora di lavorare e di tornare a svolgere il ruolo serio di tutori dell’ordine: evitare di vietare trasferte, abolire tessere e distinzioni tra buoni e cattivi, gestire grandi flussi di persone, evitare provocazioni e atti di protagonismo, garantire l’incolumità delle persone; questi sono i compiti che dovreste esercitare secondo i canoni di uno stato democratico e dei suoi dettati costituzionali. Se le forze dell’ordine garantissero queste prerogative piene di buon senso, attirerebbero su di sé molta meno antipatia. E si eviterebbero situazioni imbarazzanti (per dire poco) come quelle di ieri.

Stefano Severi.