Maggio 2018: i leccesi si presentano a Livorno per una partita di Supercoppa Lega Pro lasciando il proprio timbro di fabbrica sull’evento, mostrando un tifo coinvolgente e continuo che ricordo ancora per quella sua assiduità, per quel saper coinvolgere le diverse anime della tifoseria in un’unica orchestra magistralmente diretta. Una piacevole sorpresa non tanto per lo spessore degli ultras giallorossi, quanto per il fatto che quella partita si giocava a campionato ormai finito ed in palio c’era una Supercoppa che sinceramente non era il massimo delle aspettative.
Stasera si volta pagina, entrambi i sodalizi hanno abbandonato la serie C per contendersi i tre punti in serie cadetta, ma ancora una volta l’evento è in tono minore a causa del giorno infrasettimanale nel quale si gioca l’incontro: di martedì sera non mi aspetto un’invasione salentina.
I miei pronostici fortunatamente vengono parzialmente smentiti, in quanto dal Salento giungono circa duecento tifosi, numero assolutamente da non disprezzare viste tutte le problematiche sia logistiche che lavorative. Non sarà un’invasione ma spostare per buona parte dello Stivale un considerevole numero di persone non è proprio affare da tutti.
Curva Nord che risponde presente, qualche vuoto in più rispetto all’ultima gara casalinga contro il Crotone ma presenze più che dignitose, considerando l’andamento generale ed il momento storico della piazza.
Gli Ultrà Lecce entrano nel settore proprio sul fischio d’inizio del direttore di gara, il tempo di attaccare alla balaustra il proprio striscione e subito si costituisce un bel gruppo compatto e chiassoso. Bene puntualizzare, non è l’identica prova di qualche mese or sono, ma era difficile riproporre il medesimo spartito ed era praticamente impossibile fare di meglio, eppure i leccesi confermano in pieno la loro facilità nel coinvolgere i presenti e nel tifare in maniera costante, decisa, senza troppi fronzoli. Ed il risultato è ottimo considerando il fatto che la grande maggioranza dei presenti non si fa pregare per seguire le direttive provenienti dalla balaustra e di tanto in tanto il settore si colora con qualche bandiera a due aste. Se il colore si limita a qualche bandiera e ad una sciarpata dai risultati non proprio eccelsi, la voce resta alta per tutta la partita ed il tifo ancora una volta lascia il segno.
Curva Nord di casa che stasera invece è particolarmente generosa di messaggi: il primo striscione della giornata viene mostrato ad inizio gara e ricorda Andrea, un ragazzo deceduto pochi giorni prima dell’incontro a causa di una malattia. Poi parte il tifo, anche in questo caso molto caloroso e coinvolgente, visto che in alcuni casi è praticamente tutta la curva a sostenere la squadra in campo. Anche in questo caso poteva essere fatta qualcosina di più in termini di colore, ma per quanto riguarda l’apporto canoro c’è davvero poco da rimproverare alla curva. Sostegno ad oltranza, anche con il risultato a sfavore e grande prova di attaccamento quando ormai a partita virtualmente chiusa, gli ultras amaranto continuano a cantare e sostenere la squadra in maniera impeccabile.
Gli ultras non possono dimenticare gli auguri ad uno degli ex giocatori simbolo della squadra amaranto, quell’Igor Protti diventato dirigente e presente questa sera in panchina al fianco dell’amico e mister Cristiano Lucarelli. Viene mostrato uno striscione a tema accompagnato dai cori che si sprecano verso una persona rispettata ed amata come fosse un livornese doc.
Restando in materia di striscioni esposti, non si può non menzionare quello verso i “cugini” pisani e l’incendio del Monte Serra che continua a mettere sotto pressione pompieri, volontari ed una buona fetta di cittadini che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni in quanto il fuoco, sospinto dal vento, ha seriamente messo a rischio i paesi vicini. Lasciando da parte le opinioni personali sui piromani e sui danni ambientali che queste persone creano, lascia un po’ perplessi la decisione di far disputare la partita all’Arena Garibaldi mentre, a pochi chilometri di distanza, c’è chi fa letteralmente la guerra con il fuoco. Capisco l’eccezionalità dell’evento, la mancanza di tempo per discutere delle decisioni da prendere, un calendario fitto e con il cartello “Lavori in corso” ancora bene in vista, ma giocare le partite di calcio in simili condizioni non è propriamente il massimo. Anche se a mente fredda ciò ci conferma come il calcio sia un’azienda, un’industria che muove soldi e fatturati ed in nome del dio denaro è difficile fare un passo indietro. A volte anche di fronte a delle vittime, il passato, anche recente, ce lo insegna. Del gioco più bello del mondo è rimasto solo il nome.
Valerio Poli