In Toscana il carnevale più conosciuto è quello di Viareggio, appuntamento di rilevanza nazionale che ogni anno porta un bel numero di turisti e che vede la partecipazione di tanti corregionali, i quali non perdono l’occasione per vedere degli autentici capolavori di cartapesta, pensati e realizzati da autentici artisti che lavorano dieci mesi l’anno per far portare una ventata di novità su di un carro di carnevale.
In linea con il periodo, i Veronesi, tramite una loro iniziativa ampiamente preannunciata, organizzano una “carnevalata” per la partita di Livorno, trasferta che ha svariati significati. I Veronesi tirano diritti per la loro strada, nonostante su sponda toscana si alzino delle perplessità e delle autentiche minacce: da parte della questura locale, che già qualche anno fa giocò un brutto scherzo ai “butei”, impedendogli di arrivare all’Armando Picchi, aggrappandosi al fatto che i tifosi mascherati potrebbero essere difficilmente identificabili; minacce da parte della tifoseria locale che non vede ovviamente di buon occhio una scampagnata di una curva rivale in territorio amico.
Le schermaglie tra le rispettive fazioni non mancano: al gioco delle responsabilità e del tanto sbandierato senso civico partecipano anche le due società di calcio che, tra mezze parole e passi in avanti, sono desiderose che tutto resti nell’ambito di una rivalità esclusivamente sportiva. Parole gettate al vento, visto che tra le due tifoserie la ben poca simpatia esistente non ha radici sportive ma quasi del tutto politiche; parole gettate al vento perché in passato più di un esponente delle due società non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco, e la memoria dei protagonisti delle due curve non è tanto corta per non ricordarsi frasi ad effetto le quali non fanno altro che innalzare l’asticella di sicurezza.
Superfluo ricordare come la tifoseria gialloblu sia tesserata. La decisione è stata presa fin dai primi passi dell’introduzione della tessera del tifoso e, come al solito, i “butei” hanno percorso la propria direzione, ostinata e contraria, non allineandosi con la decisione presa invece quasi ad unanimità dal mondo ultras di schierarsi contro la tessera stessa. Decisione che poi alcuni hanno rivisto, ripensato ed infine diametralmente rivoluzionato come se qualcosa in materia fosse mai cambiata.
La calata dei veronesi a Livorno genera tensione ingigantita dalla posizione in classifica dei veneti che ormai, con la salvezza praticamente in pugno, possono puntare a traguardi ben più nobili di un onesto campionato di mezza classifica.
Su di un volantino distribuito in rete, la tifoseria locale invita tutti a ritrovarsi fuori della Curva Nord fin dalle prime ore della mattina per cercare di rendere la vita dura alla tifoseria avversaria. In questa lotta tra opposti estremi non può giocare la sua parte pure la questura, che prepara un servizio d’ordine degno dei migliori eventi, con un bel numero di personale impiegato sia nelle vicinanze dello stadio, sia nel tragitto che devono fare bus, auto e minibus di ospiti per accedere al parcheggio a loro assegnato.
Le prime avvisaglie che non sarà una giornata di solo sport si hanno verso le 10:00, quando un gruppo di ultras amaranto attaccano, a colpi di pietre ed altri oggetti contundenti, un gruppo di forze dell’ordine che controllava la zona nei dintorni dello stadio: la reazione degli uomini in divisa non si fa attendere ed un botta e risposta piuttosto energico si accende tra le due fazioni. Il prepartita è carico di adrenalina, i tifosi labronici puntano ad animare la giornata, la questura cerca di fare tutto il possibile per tener separate le due tifoserie e, per far ciò, non risparmia, né da una parte né dall’altra, le maniere pesanti.
L’arrivo dei tifosi gialloblu avviene proprio in concomitanza con l’inizio delle ostilità sul terreno di gioco. I primi che fanno il loro ingresso nel settore destinato alla tifoseria ospite vengono subissati di fischi, ma la risposta non si fa attendere con gesti che fanno capire bene il concetto voluto esprimere. Man mano il settore ospite si anima. Quando tutti i Veronesi non sono ancora al loro posto di combattimento, vengono accesi alcuni fumogeni gialloblu, mentre anche la curva di casa comincia a prendere forma ed animarsi con gli ultimi ultras che prendono il loro posto a centro settore.
Dopo qualche minuto dal via, la Curva Nord si può dire che sia a ranghi compatti. I primi cori sono per la squadra e per gli attuali rivali; naturalmente non può venir meno l’aspetto politico della vicenda, con la Nord che non fa mistero del proprio pensiero in materia e fa altrettanto poco mistero di non gradire la controparte. Che la democrazia nel calcio e tra gli ultras vada poco di moda si capisce da questi episodi. Un po’ come nel resto della società civile, che solo sa fingere meglio e darsi una parvenza di moralità che in fondo non ha.
L’inizio partita livornese è arrembante: gli ultras cercano di coinvolgere nel tifo tutta la curva, qualche bandiera comincia a far capolino e non mancano riferimenti politici con pugni chiusi che si alzano di tanto in tanto, oltre a bandiere rosse e cubane. È la tifoseria di casa che stuzzica i rivali: ai cori per la squadra vengono alternati quelli contro gli avversari ed altri prettamente politici.
Passano una decina di minuti e finalmente anche i Veronesi sono ben schierati nel loro settore a ranghi completi. A prima vista l’aspetto che salta immediatamente all’occhio è quello estetico, con tantissimi “butei” che, come annunciato nei giorni precedenti il match, risultano travestiti da Carnevale. Impossibile fare un elenco di tutte le maschere presenti, sono un’infinità, alcune tradizionali, altre veramente ironiche: si va dalla suora, al frate, al tradizionale peluche, ma qualcuno spazia veramente tanto con la fantasia e si meriterebbe un plauso assoluto per la trovata.
A partecipare a quella a che sembra proprio una festa variopinta, è pure il gentil sesso, che non manca di tramutarsi in personaggi femminili che con lo stadio hanno a che vedere veramente poco. A tal proposito non posso non menzionare un simpatico due aste con la scritta “Voi donne da smalti noi donne da spalti”. Che l’ultras abbia ormai da decenni abbandonato l’impronta prettamente maschile è ormai risaputo, ma certe espressioni in merito sono comunque da rimarcare. Tra i vestiti più originali mi balza all’occhio quello di un lanciacori che si pone spesso e volentieri spalle al campo, indossa una maglietta di Baggio color azzurro che associo subito alla nazionale di calcio; invece, quando mostra il davanti, rimango parzialmente meravigliato dal fatto che indossi la maglia del Brescia! I personaggi strani e strampalati si sprecano. Tra una parrucca ed un coro vengono lanciati pure dei coriandoli che in effetti rendono l’aria decisamente carnevalesca.
Ma l’estetica non basta ed i Veronesi si rendono protagonisti pure con i cori: poco di nuovo sotto il sole, il tifo di marca Hellas è sempre stato tra i più caldi ed anche in trasferta c’è sempre stato un incessante apporto canoro. Tra i cori che vanno per la maggiore, in questo pomeriggio, c’è sicuramente “Di questa partita non cene frega un cazzo”, cantato su due diversi ritmi. I Veronesi non mancano di sostenere la squadra e di cantare a squarciagola per la città. L’organizzazione è al top con due-tre lanciacori che si alternano in balaustra e con il restante settore che ci mette davvero poco a seguire le indicazioni. Uno dei lanciacori vestito da Babbo Natale, probabilmente un po’ stordito dall’ubriacatura, cade pure dalla balaustra; fortunatamente la sua discesa termina sugli scalini, dove lo vanno a rianimare alcuni amici.
Gli ospiti, tra un coro per la squadra ed un altro per la città, in un paio di occasioni non mancano di rispondere per le rime agli avversari: “Rossi di merda, voi siete rossi di merda” è il coro che viene eseguito per esprimere tutto il proprio odio verso i dirimpettai ma, in definitiva, “Di questa partita non ce ne frega un cazzo” si guadagna ancora a mani basse la hit parade della giornata.
Se della partita sembra fregarne poco agli ultras gialloblu, sicuramente alla squadra in campo sembra interessare parecchio, perché prima mette alle corde un Livorno irriconoscibile, poi comincia a martellare la porta difesa dall’under 21 Francesco Bardi, iniziando un tiro al bersaglio piuttosto proficuo. Il primo tempo vede la squadra di mister Mandorlini, mai troppo amato da queste parti, in vantaggio di ben tre reti. Ovviamente il pesante passivo incide sulla prova della Curva Nord. Gli ultras del settore centrale provano a scuotere la squadra e cercano di coinvolgere l’intera curva, ma alcune volte non c’è la giusta risposta da parte del pubblico presente. Il tifo dei padroni di casa vive così di alti e bassi anche se, ad onor del vero, gli ultras che si posizionano nella zona centrale cercano di sostenere continuamente gli undici in campo.
Nel secondo tempo la Curva Nord tira fuori uno striscione per il capitano Luci, vittima di un infortunio che lo terrà fuori dai giochi per tutto il resto della stagione: “Forza capitano… la Nord è con te”. I tifosi dell’Hellas continuano ad essere su di giri, il triplice vantaggio mette le ali e la prestazione sugli spalti continua ad essere impeccabile, condita da tanti cori, compatti battimani ed in generale un sostegno caldo e costante. Il settore continua a rispondere presente alle sollecitazioni che provengono dalla balaustra, i cori spesso stanno alti per decine di minuti senza perdere in potenza ed il colore è sempre offerto dalle numerose bandiere gialloblu sparse nel settore.
Sull’altro versante l’apice viene toccato quando la squadra segna due reti in appena due minuti, riaprendo di fatto una partita che sembrava irrimediabilmente chiusa: il tifo degli ultras della Curva Nord torna a farsi sentire, i cori sono tutti diretti alla squadra che, sull’onda dell’entusiasmo, prova continuamente a segnare la rete che significherebbe pareggio.
Ora la tifoseria amaranto lascia perdere per un po’ la rivalità con i dirimpettai, concentrandosi sull’incitamento alla squadra. La chiamata alle armi è di quelle che non possono ricevere risposta negativa e, in alcuni casi, è l’intera curva a farsi sentire con cori e battimani. Il colore è limitato a qualche bandiera ed in definitiva, se esteticamente c’è poco da segnalare, sul piano dei cori c’è poco da eccepire.
I “butei” non arretrano di un passo e, pur con qualche defezione, continuano a farsi sentire. La partita è sempre in bilico ma, passata la sfuriata di marca amaranto, sembra che l’Hellas sia padrone del proprio destino. Sul finire dell’incontro, i “butei” provano la sciarpata: gli esiti non sono dei migliori ma per tutti i novanta minuti non è certo mancato il colore. Qualcuno invece della sciarpa mostra la ghirlanda, continuando ad esprimere lo spirito carnevalesco di una tifoseria che ha mostrato, come da tradizione, attaccamento ai colori ed atteggiamento irriverente.
Al triplice fischio del direttore di gara la festa è tutta gialloblu, con i Veneti che proseguono a cantare ben oltre il novantesimo mentre lo stadio si svuota. Da segnalare la rappresentanza di alcuni ultras viola nel settore veronese: presenti il bandierone del Gruppo Fiorenza ed una bandierina col giglio a centro settore.
Fuori dello stadio si segnalano ancora dei problemi di ordine pubblico ma, alla fine, le cronache locali parlano di problemi minimi. Il grosso del convoglio gialloblu viene scortato fuori città evitando contatti tra le due tifoserie.
Valerio Poli.