Secondo un detto famosissimo che spinge ad osare ancor di più, “fatto 30 facciamo 31”, dopo aver presenziato al derby nel girone di andata a San Giovanni, mi ero fissato di ritornare in Valdarno anche per quello di ritorno.

Il comunicato del giovedì con cui la Gradinata Marco Sestini annunciava di non volere entrare mi aveva demoralizzato: la conditio sine qua non riguardava quella sorta di “biglietto nominale” previsto per questa gara, un istituto che nelle serie maggiori vige ormai dal 2006 ma che nelle serie dilettantistiche non era mai stato obbligatorio. Per fortuna alla fine ha prevalso il buon senso e l’allarme è rientrato: nessuna trasmissione di dati personali, trasferta tornata libera e tifoseria ospite che si riattiva per dare senso ad un derby che, senza la passione delle due tifoserie, non avrebbe nemmeno più il senso di esser definito tale.

Al Brilli Peri va dunque in atto il centesimo derby della storia, derby che è anche sinonimo di coreografia e così la Curva Sud di casa, oggi andata letteralmente sold out, rende omaggio alla Festa del Perdono, una tradizione annuale che, ogni prima settimana di settembre, vede al suo interno lo svolgersi del Gioco del Pozzo, una sfida fra i quattro rioni della città, che vengono rappresentati con quattro bandieroni, uno gialloblù per Santa Maria del Pellegrino, rossoblù per San Francesco, biancoverde per San Lorenzo e rossoverde per Sant’Andrea; in campo lo striscione “VIVA MONTEVARCHI” e tante bandierine rosse e blu a fare da contorno. Suggestivo il saluto alle squadre che fanno l’ingresso in campo, applausi da tutta la tribuna per una coreografia che nel complesso risulta riuscita. realizzazione.

I 314 Sangiovannesi non effettuano nessuna coreografia particolare, in balconata espongono lo striscione “CONTRO DIFFIDE E REPRESSIONE LOTTIAMO PER IL NOSTRO AMORE”, il tutto con una bella sciarpata sullo sfondo e le bandiere al vento.

Si dice che il derby è sempre il derby, che porta allo stadio i curiosi e gli occasionali, che spesso proprio per colpa di questi personaggi che
non “vivono” domenicalmente i gradoni il sostegno ne risulta inficiato, ma oggi è l’eccezione alla regola, tutto fila liscio, forse anche per merito dei “coristi”, capaci di coordinare alla perfezione le curve.

In entrambi i settori lo spettacolo è ottimo, al di là dei cori ostili, forse troppi ma che comunque ci sono sempre in questo tipo di sfide, si segnalano anche tanti cori di incitamento per tutta la partita, distribuiti con ottima costanza su tutti i novanta minuti più recupero. Sicuramente da segnalare una bellissima sciarpata della Sud a tutta curva, più in generale comunque è stata una gara vissuta intensamente sugli spalti, con vessilli e bandiere mai ammainate, tifo e coinvolgimento dei gruppi in un tifo da fare invidia a tifoserie delle serie maggiori.

Le tifoserie sono state tenute sotto stretta sorveglianza, pronte per essere immortalate in qualsiasi atto o situazione anomala, e c’è da scommettere che i dati personali erano già pronti e disponibili senza che nessuno li abbia forniti in sede di biglietteria, a dimostrazione che certe iniziative più che a gestire l’ordine pubblico, servono a demoralizzare le tifoserie organizzate.

L’unica pecca di un derby come questo è che domenica si ritornerà alla solita routine, ai numeri di sempre, come un ricordo che pian piano scompare lasciando l’alone dei bellissimi momenti vissuti, indelebili nel tempo e da raccontare a chi verrà, sperando che sulla scia di questi derby, qualche giovane alla prima esperienza si possa innamorare della squadra della propria città e domenica dopo domenica, seguirla con sciarpa e bandiera sui gradoni di ogni stadio e di ogni città.

Giovanni Padovani