Dopo cinquecentocinquantaquattro giorni torno in uno stadio aperto al pubblico e coincidenza vuole che sia  lo stesso stadio – il Brianteo di Monza – in cui vidi l’ultima partita prima dello scoppio della pandemia Covid-19.

Il 22 febbraio 2020, quando qui giunse il cavallino rampante dell’Arezzo, nemmeno si poteva immaginare quanto le nostre vite, di lì a pochi giorni, sarebbero state travolte e stravolte: nell’inconsapevolezza di quel sabato pomeriggio  non c’era ancora forse la paura ma semmai un mix di preoccupazione ed ironia, ed in fondo la speranza che, davvero, fosse “poco più di una normale influenza”.  Ma già dall’indomani tutto cambiò: il 23 febbraio infatti il Pronto Soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo viene prima chiuso ma poi follemente riaperto a distanza di poche ore, nell’ennesima illusione che la situazione fosse sotto controllo.

Il seguito è purtroppo noto: lockdown duro, ospedali che si riempiono, sirene delle ambulanze a rompere il silenzio di strade deserte, file fuori dai supermercati,  contagi e decessi che crescono in modo esponenziale, toccandoci un po’ tutti negli affetti e nelle amicizie.

Tralasciamo, ma non dimentichiamo e non dimenticheremo mai, di soffermarci sulla vergognosa gestione (!?) della pandemia in Lombardia, dove la coppia Fontana-Gallera si aggiudicava un triste record di insuccessi e di dichiarazioni talvolta criminali e talaltra imbarazzanti. Per tacere che, mentre a Bergamo le colonne di mezzi militari trasportavano le bare che non potevano trovare sepoltura, hanno anche provato a lucrarci, come attesta l’inchiesta della magistratura su una fornitura di camici da parte di aziende di amici e parenti.

Il Covid ha colpito duro anche in terra di Brianza, che ha vissuto due mesi abbondanti in apnea e dove, al pari di altre realtà, gli ultras si sono spesi per portare aiuti e solidarietà a coloro che in quei giorni erano impegnati in prima linea nel Pronto Soccorso e nei reparti dei nosocomi di Monza e provincia.

La stagione 2019-2020 terminerà quindi con una promozione in serie B che il popolo biancorosso non ha potuto festeggiare nel migliore dei modi, a cui è seguito un campionato cadetto più che onorevole per una neo promossa ma che, se le redini della Società sono nelle mani di un certo Berlusconi, sembrava poter essere una veloce tappa di passaggio per la massima divisione.

Eccoci dunque al via per una nuova stagione ancor più carica di aspettative  e soprattutto, pur con le note limitazioni di capienza e con l’obbligo del Green Pass, che consente un ritorno “quasi normale” sugli spalti.

I lavori allo stadio, già iniziati nel 2019, sono proseguiti con la sistemazione delle due curve, oggi dotate di seggiolini, e delle aree parcheggi adiacenti l’impianto. Considerato che la tribuna centrale era stata la prima ad essere ammodernata, ormai i 3/4  del Brianteo sono stati rinnovati: all’appello manca solo il rettilineo con i due anelli, comunque imbellettato con un grande telone che riproduce lo skyline della città.

In coppia con Max si arriva quindi di buon’ora, un po’ per evitare possibili file nel controllo dei documenti  ed un po’ per tornare a respirare, finalmente, quell’atmosfera che nessuna diretta televisiva potrà mai regalarti.

La situazione è tranquilla e l’ingresso ordinato, gli amici delle due fazioni mi avevano anticipato che i padroni di casa sarebbero entrati per tifare e che la tifoseria ospite avrebbe visto l’assenza della componente ultras. Tutto confermato: la Davide Pieri, a dispetto delle indicazioni dello speaker, fa gruppo al centro della Curva Sud mentre i sostenitori grigiorossi – all’incirca duecento unità – prendono posto nel settore ospite che è stato creato a ridosso della tribuna centrale. Nella parte restante della curva nord siedono altri tifosi monzesi in ordine sparso e fa capolino il mini-striscione “BROCCHI PICCOLO UOMO” rivolto all’ex Mister.

Dopo una coreografia con cartoncini bianchi e rossi che saluta l’inizio partita, la curiosità di vedere quanto fossero ancora allenate le corde vocali è presto soddisfatta dai cori che in sequenza si alzano dai tifosi biancorossi: la scaletta attinge ad un repertorio ben collaudato e non manca qualche dedica ai tifosi comaschi, rivali di sempre.

Sul campo la Cremonese è decisamente più pimpante e mette spesso in seria difficoltà l’undici allenato da Stroppa, complice forse anche una tattica del fuorigioco un po’ esasperata: nell’unica occasione in cui gli ospiti riescono a infilare il portiere avversario, però, ci penserà il VAR ad annullare la marcatura e ripristinare lo 0-0.

Accompagnati da un sostegno vocale continuo, grazie ad un po’ di mestiere e ad una buona dose di fortuna, i padroni di casa mantengono il pari fino al 45° e guadagnano gli spogliatoi.

La ripresa comincia su ritmi inizialmente più blandi ma si conferma il predominio ospite, seppur meno evidente del primo tempo. Dal balconcino al centro della Sud il megafono continua a proporre cori, ben raccolti dai presenti e, in alcuni frangenti, capaci di coinvolgere parte della tribuna.

E proprio al termine di uno dei cori più originali di SAB e compagnia (quello che attacca con “Dal Ponte dei Leoni a Piazza del Duomo…”) arriva, improvviso, il vantaggio dei Brianzoli, grazie alla marcatura del neo-entrato Gytkjaer. Grande esultanza sugli spalti, mentre gli altoparlanti sparano ad alto volume la celebre “La vita l’è bela”.

La reazione della Cremonese, probabilmente anche per via delle energie spese nei primi 45 minuti, non è particolarmente veemente e lascia la possibilità agli avversari di difendersi con ordine e, sporadicamente, proporre qualche incursione che non lascia tranquillo Carnesecchi, giovane portiere grigiorosso di scuola Atalanta.

Tra cori secchi e a ripetere, bandiere che sventolano ed una sciarpata sulle note di “Maledetta primavera” la Davide Pieri accompagna i propri beniamini fino al 95° ed esulta dopo il triplice fischio del sig. Piccinini di Forlì: i vecchi rituali non sono dimenticati e la squadra festeggia correndo proprio sotto la Sud.

Sembra ieri ma era da cinquecentocinquantaquattro giorni che mi mancavano queste scene…

Gabriele Lele Viganò