Dopo i cinque giorni passati tra Olanda e Germania, seguendo ben 4 gare e macinando un buon numero di chilometri, si torna a metter piede in uno stadio nostrano. Un tempo, quando nell’Italia curvaiola avevamo tutto ciò che desideravamo, un percorso del genere sarebbe stato quasi impensabile. Troppo grandi noi per curiosare oltre le Alpi, troppo piccoli gli altri anche per pensare minimamente di essere ai nostri livelli. Purtroppo i tempi cambiano e le cose si evolvono/involvono. Al movimento ultras italiano rimane davvero ben poco di peculiare, e molto di scontato e mediocre. Certo, noi restiamo gli innovatori, e quelle sporadiche volte che riusciamo ancora a tirar fuori il vecchio smalto, la differenza con gli altri, tedeschi compresi, si vede. Perché la differenza nel tifo non la fa solo il fatto di poter portare striscioni, megafoni e tamburi o meno. Ma la fa l’approccio alla curva ed alla vita di gruppo. Noi siamo stati il giusto mix di aggregazione, folklore, divertimento e, perché no, violenza. Noi con le nostre rivalità e la nostra storia campanilistica non potevamo non sviluppare un qualcosa di unico e inimitabile. Perché per me, gli ultras italiani, resteranno sempre inimitabili. Anche se al momento attraversiamo un periodo di chiara difficoltà.

Roma-Juventus sarebbe tradizionalmente una delle sfide più sentite dello Stivale. Il duello che ha caratterizzato buona parte degli anni ’80, quelli in cui i nostri stadi e il nostro calcio erano soliti primeggiare nel vecchio continente. Torino contro la Capitale. Agnelli contro Viola. Il potere assunto e consunto contro chi di titoli e coppe ne aveva viste, e ne vede tutt’ora, davvero poche. Ma Roma-Juventus era anche la sfida tra due tifoserie in un certo qual senso avanguardiste. I romanisti, quelli del Commando, dei cori importati d’Oltremanica e creati di sana pianta che ancora oggi spesso si sentono negli stadi italiani, erano una tifoseria di riferimento per molti. Come ammettono oggi tanti vecchi dell’epoca. Venire all’Olimpico per vedere il CUCS era sport frequentemente praticato.

Poi c’erano gli juventini, che inizialmente avevano persino un’amicizia con i giallorossi. E anche molto sentita, soprattutto in chiave anti Toro e Lazio, a loro volta legate da un rapporto fraterno. A differenza di come pensino in molti, pur essendo una tifoseria di massa, quella bianconera si è sempre contraddistinta per una certa bellicosità e un marcato stile italiano nel sostenere la squadra, in particolar modo tra le mura amiche. Oggigiorno molti, troppi, pensano che ultras voglia semplicemente dire sfida virtuale su internet o acredine con l’avversario sempre e comunque, anche se non si è mai incontrato. Sembra allora quasi strano che qualche decade fa ci si avvicinasse alla curva e al movimento con rispetto, umiltà e voglia di conoscere. Anche ciò che è diverso e spesso opposto. Persino il nemico.

Roma-Juventus dei nostri tempi è il fedele specchio del calcio e delle curve del 2015. Molto sceso nei toni e nei contenuti. Non c’è più quel clima di tensione che avvolgeva la città già da una settimana prima. Ormai tutte le sfide sono diventate pressoché uguali. C’entra la repressione, senz’altro, ma c’entra anche il modo ormai disilluso e non più sognante di salire i gradoni degli stadi. Io lo ricorderò per sempre il mio primo Roma-Juventus. Avevo il cuore che mi batteva a mille e non riuscivo a parlare solo per l’idea di vedere quei 22 giocatori in campo in mezzo a chi avrebbe sofferto e gioito come te.

Ora diamo tutto per scontato. Così come scontato e scadente è il prodotto calcio. Basti pensare alla bruttezza di questa partita, che teoricamente vedrebbe in campo la prima contro la seconda di uno dei campionati più importanti del mondo. Se fossi uno che si interessa prettamente allo spettacolo del campo, sarei a dir poco adirato per aver tirato fuori minimo 35 Euro per assistere a uno spettacolo indegno, con due squadre che passeggiano letteralmente in campo, dando un po’ di verve alla gara giusto negli ultimi 20’, dopo il pareggio della Roma che fissa il risultato sull’1-1.

Per quanto riguarda il tifo, la Sud offre una bella fumogenata all’ingresso delle squadre, con il fumo che si dirada lentamente lasciando spazio ai cori che, di tanto in tanto, hanno un’impennata coinvolgendo anche il resto dello stadio. Di contro nel settore ospiti trovano spazio qualche migliaia di supporters bianconeri, provenienti da ogni parte d’Italia. Il nucleo ultras, 3-400 persone, non smette mai di cantare riuscendo anche a coinvolgere i tifosi più freddi. Di certo i bianconeri sono andati molto meglio di altri anni. Inoltre non sono mancati i soliti scambi di torce con i vicini della Nord. Almeno quello ancora rimane intatto durante questa sfida. Ma è una magra consolazione. Ma con le magre consolazioni non si vive. Si tira avanti.

Testo Simone Meloni

Foto Cinzia Lmr