Si avvicina il ponte del 25 aprile e con la mia ragazza decidiamo di andarci a fare 4 giorni fuori, prendendoci anche un giorno di ferie al lavoro. La nostra destinazione è al Nord, in Piemonte, vicino al lago d’Orta e al lago Maggiore.
Io mi attivo subito per vedere se c’è qualche partita interessante nei dintorni, mentre la mia donna si preoccupa di trovare un albergo economico. Dopo aver spulciato i vari calendari e le tratte da percorrere rientrando nei tempi, il programma stilato è il seguente: sabato pomeriggio Pro Vercelli-Avellino, la sera Oleggio-Cecina di serie B1 di basket e la domenica Bellinzago-Caronnese di Serie D, prima contro seconda.
Partiamo il giovedì e prendiamo un albergo ad Oleggio, una ventina di chilometri da Novara ed altrettanti da Arona, sul lago d’Orta. Passo i primi due giorni da turista, gustandomi la bellezza di paesaggi unici nel loro genere ed anche il clima è mite, cosa che non pensavamo di trovare da queste parti e in questi giorni.
La tranquillità dei posti e la gente veramente disponibile e cordiale (una signora addirittura si è offerta di farci da guida turistica solo perché appassionata di storia locale) rende il tutto incredibilmente magico. Così arriva il sabato, giorno di Pro Vercelli-Avellino e decidiamo di partire presto per farci un giro turistico nel centro di Vercelli, un po’ trascurato rispetto all’ultima volta che c’ero stato io 6-7 anni fa.
Quando manca un’ora alla partita sono già fuori lo stadio, per farmi un giro nei dintorni e noto che anche qui alcune strade adiacenti sono chiuse per permettere lo svolgimento della partita in tutta sicurezza (?!?) in barba ai disagi che devono sopportare i cittadini.
Entro quando manca poco più di mezzora al fischio d’inizio e vedo gli irpini sventolare le loro belle bandiere fuori il settore ospiti, in procinto di entrarvi.
Lo stadio è molto bello e particolare, con i seggiolini tutti bianchi e le varie scritte formate con seggiolini neri: CURVA OVEST in curva, 1892 in gradinata e quella PRO VERCELLI in tribuna, con lo stemma prima della scritta.
Per l’inizio della gara si conteranno sui 3 mila spettatori, anche se lo stadio presenterà dei vuoti, discreta risulterà la presenza da parte avellinese. In curva i vercellesi non superano le cento unità ed a livello coreografico faranno una bella sbandierata, così come gli irpini.
Inizia la partita e le due parti cantano continuamente. Sinceramente rimango stupito dai piemontesi, che seppur essendo in numero non elevato, tengono botta a livello corale per tutta la durata dell’incontro, accusando un leggero calo solo verso la mezzora della seconda frazione. Una menzione particolare va fatta al lancia cori in maglietta bianca che si danna l’anima per far cantare tutta la curva: tanti sono i battimani e le mani alzate ad accompagnare i cori e buone le sbandierate nell’arco della gara.
Siparietto goliardico alla mezzora della prima frazione, quando i locali fanno partire un “trenino” per tutto il settore (era da qualche tempo che non ne vedevo uno dal vivo). Nella seconda frazione è bella l’esultanza al gol del momentaneo vantaggio e la sciarpata quando mancano una manciata di minuti al termine. Al fischio finale applaudono la squadra per l’impegno messo in campo.
Sul fronte ospiti cosa raccontare ancora degli avellinesi? È la terza volta che li vedo all’opera dopo le trasferte di Terni e Latina, e devo dire che è veramente difficile trovare una sbavatura nel loro modo di tifare: presenza corposa, nonostante la lontananza e la squadra in crisi di risultati, tifo continuo con tanti battimani e mani alzate effettuate, numerose bandiere sventolate per buona parte dell’incontro, alcuni cori cantati tutti abbracciati, altri facendo l’inchino e per finire la loro classica e bella sciarpata, effettuata al novantesimo con conseguente roteamento delle stesse sciarpe.
Prestazione ottima a cui sarebbe complicato chiedere qualcosa di più. Complimenti ad entrambe le tifoserie per il tifo mostrato quest’oggi allo stadio Silvio Piola.
Durante il deflusso noto un fatto che mi ha colpito, finalmente in positivo: in quasi tutti gli stadi ormai, gli steward a fine partita cercano di farti sbrigare ad abbandonare gli spalti il prima possibile, nonostante l’esoso costo del biglietto pagato; a Vercelli ho potuto constatare che non è cosi: difatti gli stessi attendono la fine, restano un po’ in zona e poi, quando non servono più in quel determinato settore, si svestono degli odiosi fratini e se ne vanno incuranti del fatto che la gente sia ancora dentro. Una cosa normale che in Italia purtroppo diventa eccezione.
Mi allontano con questo triste pensiero e dopo essermi ricongiunto con la donna, vado a prendere il treno che mi porterà a Novara, dove la sera assisterò all’inedita partita di basket tra Oleggio e Cecina.
Marco Gasparri.