Olbia-Alessandria è un match che nelle ultime stagioni calcistiche stuzzica gli appetiti delle due tifoserie, soprattutto quella olbiese. Pre-partita tranquillo e nel settore ospiti appaiono una manciata di tifosi normali affiancati da altrettanti ultras: è vero che si gioca di sabato ma francamente mi aspettavo di più. Gli ospiti intonano alcuni cori ostili prontamente ricambiati dagli ultras olbiesi che si presentano in gradinata a ranghi leggermente ridotti, il sabato è pur sempre un giorno lavorativo e purtroppo questo vale anche per la Curva Mare.
Il tifo degli olbiesi si produce su buoni livelli per tutto il primo tempo ed in balaustra fanno la loro apparizione due nuove belle bandiere che verranno costantemente sventolate, a tutto ciò si aggiungono un paio di bombe carta che rendono ancor più “piccante” un bel primo tempo, sia sul campo che sugli spalti, con gli ospiti in vantaggio.
Il secondo tempo vede la gradinata di casa proseguire su buoni livelli nell’incitare l’undici di mister Mereu, che raggiunge il meritato pareggio mentre il settore esplode nel vero senso della parola, merito anche dell’ennesima bomba carta. Il tifo di casa si rinvigorisce ed offre buoni picchi d’intensità ma l’Alessandria non ci sta, preme sull’acceleratore e dopo circa dieci minuti si riporta in vantaggio. Gli ultras locali non demordono anche se accusano il colpo: altri 13 minuti ed arriva anche il 3-1 e a questo punto appare pressoché impossibile riacciuffare lo squadrone grigionero.
Il tifo olbiese perde vigore e di conseguenza i locali, anziché sostenere i bianchi, si “dedicano” di più ai loro dirimpettai e quando arriva il triplice fischio finale, l’Olbia riceve ugualmente gli applausi del pubblico per la gagliarda prestazione offerta al cospetto di un’autentica corazzata.
Nell’immediato post-partita gli alessandrini vengono presi in consegna dalle forze dell’ordine e tutto fila liscio, fuori dal settore ospiti si raduna un gruppo di olbiesi ed al passaggio del bus dei grigi sotto scorta vola qualche insulto ma nulla più. A questo punto apro una parentesi per una riflessione personale che mi pare doverosa: i rivali sono ormai scortati, il contatto è praticamente impossibile se non pagandolo a carissimo prezzo, telecamere fisse puntate da ogni angolo e al tempo stesso agenti che fotografano o riprendono per cui radunarsi per insultare i rivali e le forze dell’ordine non ha più molto senso ed offre più rischi che benefici reali. Stante così le cose, non resta che sapersi adattare ai tempi ed essere capaci di cambiar pelle…