Allo stadio “Euganeo” di Padova va in scena la prima giornata di Supercoppa di Serie C che vedrà affrontarsi le tre società vincitrici dei rispettivi gironi di terza serie 2017/2018, ovvero Livorno, Padova e Lecce.
È un sabato di metà maggio e la giornata non è certo soleggiata, ma permette alla gente presente allo stadio di godersi la partita con una temperatura comunque gradevole.
Scendono in campo i biancoscudati di casa e gli amaranto del Livorno. L’attesa non è quella delle grandi occasioni e allo stadio sono circa 2.000 le persone presenti. Più che in campo ho comunque voglia di vedere il confronto tra due tifoserie che certo non si vogliono bene. Fermo resando l’handicap dello stadio patavino che non consente certo un faccia a faccia tra le tifoserie ed è anzi parecchio limitante vista la notevole distanza tra i due settori. Resta la speranza che con la fresca promozione in B, dopo tanto parlare, qualcosa di concreto venga fatto per migliorare questa struttura.
Da Livorno giungono circa 200 tifosi, di cui la gran parte sono ultras. Arrivano a partita appena iniziata e dopo essersi posizionati a centro curva ed aver appeso le pezze cominciano subito a cantare. I cori sono belli e la curva è ben compatta. Gli amaranto sono una tifoseria in netta crescita rispetto alle ultime stagioni: certo il campionato da protagonista e il derby con il Pisa hanno aiutato, però non va dimenticato che solamente due anni fa i livornesi erano l’ombra della tifoseria che tutti ricordiamo, ovvero molto calorosa, rumorosa e numerosa. Belli i battimani e non son mancati i cori contro i padovani, considerati nemici per la loro tendenza politica di destra. Rispolverata anche “Bandiera rossa”, mentre una bandiera dell’Unione Sovietica è apparsa nel corso del primo tempo. Insomma i livornesi son tornati e con il ritorno in B avranno certo voglia di divertirsi e di crescere ancora.
I padovani dal canto loro sono ancora in festa per il ritorno tra i cadetti a soli quattro anni dall’infausta caduta in D, ben contenti di tornare a competere con parecchie tifoserie blasonate. La “Fattori” per 90 minuti non molla quasi mai, proponendo cori che si dimostrano ben riusciti e di buon effetto. Molti certo sono anche stati dedicati ai livornesi, ai quali la “Fattori” ricambia l’antipatia. Sempre bello sentire tutta la curva che canta l’inno “Ma quando torno a Padova”.
Fuori dallo stadio fila tutto liscio e al triplice fischio finale, sul 5-1 per i padroni di casa, si può far ritorno con l’idea di conquistare questo trofeo più simbolico che altro, ma di certo più gradito delle amarezze del recente passato.
Marcello Casarotti