AGGIORNAMENTO: per ottimizzare la funzionalità del sito, piuttosto che pubblicare una seconda notizia con le sole fototifo, abbiamo deciso che – dopo la pubblicazione in rivista – ripubblicheremo la cronaca stessa, ma implementata dell’intera galleria fotografica che troverete a fine articolo.
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Torno a Parma a distanza di un anno per assistere nuovamente allo stesso confronto di allora. in campo i Crociati di mister Donadoni e i Grifoni rossoblu di Gasperini. La grande novità, rispetto allo scorso anno, sta nella presenza, nel settore ospiti, di una parte dei tanti ragazzi che popolano abitualmente la Gradinata Nord genoana. Ciò è stato reso possibile grazie all’introduzione di una delle cosiddette “awaycard” che consente, ai tifosi genoani sottoscrittori, la possibilità di acquistare biglietti per i settori ospiti degli stadi in cui è di scena il “Vecchio Balordo” (Gianni Brera docet).
L’utilità di questo pseudo strumento di fidelizzazione, così come del resto per la TdT, appare ancora oscura, dal momento che ormai tutte le biglietterie abilitate alla vendita di titoli di ingresso sono collegate, in tempo reale, con il sistema “questuraonline” che consente di verificare in pochi secondi se il nominativo per il quale si sta chiedendo l’emissione di un biglietto sia o meno sottoposto a divieti di accesso a manifestazioni sportive.
Alla luce di tutto ciò, ancora una volta (e non mi stancherò mai di farlo!), chiedo ai signori che si trovano nella stanza dei bottoni del calcio, che senso ha la Tessera del Tifoso, inclusi tutti i suoi derivati (awaycard e similari) se poi si è già in condizioni di impedire la vendita di biglietti a diffidati ed altri presunti, pericolosissimi, criminali sportivi.
No, perché, giunti a questo punto, a chiunque dotato di un minimo di intelligenza, buon senso e spirito di osservazione, verrebbe il sospetto che dietro ci possa essere dell’altro. Tutto sta a capire cosa. Potrebbe trattarsi di errori di valutazione circa la reale pericolosità sociale del fenomeno ultras? Incapacità nell’ammettere di aver preso un abbaglio? Mancanza di umiltà nel decidersi, una buona volta, a fare un passo indietro, se non altro in nome dell’ormai tanto bistrattato buon senso?
O magari potrebbe trattarsi della volontà di continuare ad imporre quante più restrizioni possibili al popolo delle curve, come forma di rappresaglia per la tragica morte dell’Ispettore Raciti?
Oppure, che non si tratti di tutta una serie di manovre per incentivare a restarsene a casa al calduccio, comodamente seduti in poltrona, incrementando così il numero dei tele-tifosi da portare al tavolo delle trattative con i potenziali compratori dei diritti TV e vendere, di conseguenza, il prodotto calcio a prezzi ancora più alti?
Dalla solita stanza dei bottoni, periodicamente si affannano a snocciolare dati rassicuranti sulle presenze sugli spalti che, a loro dire, sono in graduale e costante ascesa, anno dopo anno, malgrado tutto (leggasi, malgrado i soliti cattivoni delle curve). Peccato, però, che nell’esposizione delle loro analisi, questi signori dimentichino sempre di rapportare i numeri in loro possesso con gli analoghi dati storici, relativi anche solo a dieci o quindici annifa. Tanto basterebbe per far notare che, per colpa delle continue restrizioni, i nostri stadi hanno perso ormai quasi tutta quell’atmosfera che aveva contribuito a fare del nostro “il campionato più bello del mondo”, definizione di cui ancora oggi amano riempirsi la bocca i padroni di cui sopra.
La cosa ancora più ridicola in tutto è che i giornalisti sportivi cosiddetti “seri”, ossia quelli che collaborano con le principali testate giornalistiche italiane, gli stessi che hanno alimentato e ancora alimentano la campagna denigratoria nei confronti del tifo calcistico, sono gli stessi che applaudono entusiasti alle coreografie realizzate nelle curve di altri campionati stranieri, omettendo sempre di dire che quelle stesse coreografie, sono state importate pari pari all’estero proprio mutuandole dal mondo ultras italiano.
“Sì, vabbè”, starete pensando a questo punto, “ma questa Parma-Genoa l’hai seguita oppure no?”. Tranquilli, amici miei. L’ho vista Parma-Genoa, l’h ovista…
Cominciamo dai Genoani, più numerosi rispetto allo scorso anno, anche in virtù della presenza dei principali gruppi della Nord, seppure in numero esiguo rispetto ai fasti del passato. Segno questo che la “awaycard”, così come qualsiasi altra tessera, non aiuta in alcun modo a riportare la gente allo stadio; a questo bisogna aggiungere le numerose assenze per diffida che hanno falcidiato la tifoseria genoana negli ultimi due anni.
Gli ospiti hanno tifato costantemente per tutta la durata dell’incontro anche se, dal mio punto di vista, ho notato una minore partecipazione di tutti gli altri sostenitori del Genoa presenti nel settore, che solo in qualche caso si sono uniti ai cori che partivano dalla parte bassa, dove erano assiepati i ragazzi dei gruppi organizzati.
La sensazione che ne ricavo è che, forse, lo scorso anno c’era più improvvisazione nel tifare ma anche più coinvolgimento di tutti i presenti. Inoltre, ad inizio del secondo tempo, il settore ospiti è stato artefice di un evento che di questi tempi è degno tanto di un titolo sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, quanto di una indagine approfondita da parte dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, del CNIMS e del Ministro degli Interni in persona (coinvolgendo, magari, anche i servizi segreti): sto parlando di una coreografia in tinta rossoblu, con la quale il settore ospiti genoano ha salutato l’ingresso delle squadre in campo nella ripresa e che, purtroppo, non sono stato in grado di immortalare a causa di un inconveniente tecnico occorso alla mia macchina fotografica. Che c’entrino qualcosa gli influssi negativi del poliziotto appollaiato dietro di me che, ad intervalli regolari, faceva capolino sopra la mia spalla per sbirciare cosa stessi fotografando? Chissà…
Sul fronte casalingo, invece, ho trovato la curva parmigiana pressoché sugli stessi livelli dello scorso anno, ossia nulla di entusiasmante come volume di tifo creato durante tutto l’arco della gara ma, allo stesso tempo, parecchio colorata grazie ad un continuo sventolio dei bellissimi bandieroni che danno quel tocco di colore in più che, di questi tempi, è sempre una gioia per gli occhi e per il cuore.
Come sempre, il mio massimo rispetto e i più sentiti complimenti vanno al gruppo posizionato al centro della Curva Nord di casa che, pur non numerosissimo, si sbatte nel tifare per tutti i 90 minuti, cercando di coinvolgere anche il resto dei presenti i quali, almeno, si sforzano di assistere alla partita rimanendo in piedi e, di quando in quando, si lasciano coinvolgere in un battimani o in un semplice coro a ripetere.
È un anno importante questo, per tutta la tifoseria del Parma, in quanto si festeggia il centenario della società, la quale, a sua volta, lo sta onorando al meglio con dei risultati sportivi di tutto rispetto che, fino alla fine, potrebbero riportare il Parma a riaffacciarsi in Europa nella prossima stagione.
A prescindere da come andrà a finire, l’essenza di questa annata calcistica, per tutto il popolo parmigiano, è racchiusa in uno striscione che i Boys hanno appeso alla rete di recinzione e che recita, “Ci sono anni in cui gioire, altri in cui soffrire, oggi più che mai tutti in piedi ad applaudire”.
Per concludere, segnalo il solito scambio di “convenevoli” tra Parmigiani e Genoani (tra le cui fila si nota ancora una volta una bandierina del Gruppo Vandelli di Reggio Emilia), che non mancano di tirare in ballo anche una conoscenza comune ad entrambe le tifoserie e a cui, certamente, all’ora di pranzo saranno fischiate le orecchie: parlo, naturalmente, dei Doriani.
Giangiuseppe Gassi.