La Sardegna è una regione ricca di contrapposizioni: si va dalla Costa Smeralda e da Alghero prese dall’assalto dal turismo di massa e da quello d’élite fino ad arrivare all’interno della regione dove montagne e colline spesso disabitate fanno intravedere un paesaggio fortemente rurale. La Sardegna dei telegiornali estivi dove il vip di turno mostra orgoglioso il proprio partner ufficiale è distante anni luce dalla Sardegna cercata, trovata e raccontata da Fabrizio De Andrè, quella terra ricca di persone ancora legate a sani valori con dialetti che sembrano degli scioglilingua. Ma la Sardegna è anche una regione dura, impervia e difficile per chi, indipendentemente da tutte le difficoltà, vuole essere ultras.

Olbia non dimentica

Quando si raccontano le trasferte storiche o comunque difficili, non si fa fatica a scegliere quelle lunghe o comunque disagiate e spesso, in territorio nazionale, la scelta cade proprio sulle isole. Va da sé che ribaltando la situazione, essere sardo, risiedere in Sardegna ed essere costretti un paio di volte al mese a sorbirsi una trasferta sul continente, non è per niente agevole ed oltre ad una questione economica, c’è anche la necessità di avere tempo da dedicare a questa passione. Le difficoltà sono dietro l’angolo perciò vedere ancora che c’è chi nonostante tutto si imbarca su un traghetto, prende posto su di un treno ed infine arriva a destinazione solamente per quei novanta minuti di gioco, ti conferma come l’ultras inteso come fenomeno nel suo insieme, è ancora vivo e vegeto, in continua evoluzione ma comunque ancora presente in una società dove gli spazi aggregativi tendenzialmente sono messi alla berlina.

Gli ultras olbiesi giungono in Toscana in una trentina di unità, come nel loro stile fanno immediatamente gruppo dietro la pezza d’ordinanza e danno il via ad un tifo che si mostra molto continuo per tutti i novanta minuti, alternando cori secchi e battimani ad altri cori più lunghi a ripetere. Esteticamente sono molto “asciutti”, poco spazio al colore ma sostegno incentrato esclusivamente sulla voce, con i cori che spaziano dal classico incitamento alla squadra arrivando al ricordo dei diffidati passando dalla nomination per i cugini di Sassari.

Una Nord sempre in palla

Sardi che si fanno apprezzare per la costante applicazione e per una continuità che visti i numeri in questione poteva venir meno ed invece riescono a tirare la carretta fino a fine partita. Unico momento di parziale silenzio, quando espongono lo striscione per ricordare l’alluvione che colpì la Sardegna nel novembre 2013, alluvione che costò la vita a sedici persone con il solito corollario di feriti e sfollati.

Curva di casa invece che apre le danze con uno striscione rivolto a Cirano Galli, ex addetto stampa della società deceduto pochi giorni prima dell’incontro. Obbligatorio il minuto di raccoglimento rispettato da entrambe le tifoserie che solamente in seguito hanno dato fuoco alle micce. Curva Nord che poggia ancora una volta su un gran bel numero di persone, con la capienza ridotta e uno spicchio di curva chiuso esteticamente si nota un muro di spettatori che conferma come la febbre nerazzurra a Pisa sia sempre alta, nonostante qualche delusione sul terreno verde. Evidentemente però, quanto seminato offre i frutti sperati ed i numeri dimostrano la vicinanza della città alla squadra.

Mani al cielo per gli olbiesi

Ottimo tifo fin dalle primissime battute, scontato il ricordo del presidentissimo Romeo Anconetani, il burbero dirigente che portò la città della Torre a confrontarsi con le squadre metropolitane della serie A e con la quale vinse pure una Mitropa Cup. Personaggio sui generis, amatissimo nella città toscana ma in linea di massima una di quelle persone che manca come il pane nel calcio attuale.

Tifo dei padroni di casa molto partecipativo, bandieroni sempre al vento e voce sugli scudi con tutti i cori rivolti alla squadra. Nella seconda frazione vanno segnalati alcuni striscioni esposti, molto significativi quelli in ricordo di Gabriele Sandri e quello che chiede luce sulla vicenda Magherini, due casi molto simili anche per come sono stati trattati dai comuni mezzi d’informazione.

Pisa con Magherini

La Cassazione in questi giorni ha assolto, tra l’incrudelita generale, i tre carabinieri accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini avvenuta il 3 marzo 2014 annullando le precedenti sentenze. Scontata la presa di posizione della Curva Fiesole della sua Firenze che è scesa in piazza per chiedere giustizia, ma sulla questione oltre la tifoseria pisana, si sono schierati altri gruppi ultras della penisola, che spesso hanno messo l’accento sulla brutalità ed i metodi spicci delle forze dell’ordine.

Casi del genere non sono più isolati ma avvengono purtroppo con sempre maggior frequenza, tanto che bisogna porsi la domanda se il taser, inteso come mezzo di dissuasione in dotazione alle forze dell’ordine, sia la risposta giusta per assicurare la sicurezza del cittadino. Prendere decisioni “di pancia” sull’onda del momento o della presunta emergenza è quanto di più sbagliato si possa fare. In qualunque caso, in qualsiasi campo operativo.

Valerio Poli