Arrivato il periodo dei play off e le tifoserie che hanno la fortuna di potervici partecipare si scaldano sempre più man mano che le Final Four di Firenze si avvicinano. Eccomi quindi pronto ad assistere ad un inedito ma interessante Pordenone-Cosenza, andata dei quarti di finale.

Il Pordenone sono già un paio d’anni che fa bene, ha alle spalle una società sana e seria. Questo ha fatto sì che molti nuovi tifosi si siano avvicinati per la prima volta al calcio cittadino, riempendo spesso il piccolo Ottavio Bottecchia. Oggi, se si esclude il settore ospiti, tutto il resto dello stadio è esaurito. E 3.000 posti sono davvero pochi per un evento così importante.

È festoso in questi anni il clima che si respira a Pordenone allo stadio, prima e dopo l’incontro. Sotto alla tribuna classico è per i tifosi neroverdi il “terzo tempo” con birre, panini e musica live a volontà. Il clima è festoso anche perché gli ultras casalinghi, ora guidati dai Supporters, per decenni impegnati sui campi della serie D e in qualche stagione perfino più in basso, rivalità degne di nota non ne hanno potute coltivare. Difatti durante la partita, l’unico coro “contro” che ho sentito era rivolto ai sacilesi, che con tutto il rispetto, ma sono una tifoseria molto piccola rispetto alle piazze storiche del tifo che ci sono nel Trivento. Ma così è andata e Pordenone paga il fatto di non avere mai avuto in passato una storia importante a livello professionistico. Da parte cosentina invece più di una volta è partito coro “chi non salta è un giallorosso” rivolto agli odiati cugini di Catanzaro.

Lo stadio, molto piccolo e senza curve, ha comunque un suo fascino e il velodromo che circonda il rettangolo verde qui è ancora operativo. Uno stadio di provincia “old style” si potrebbe dire. Peccato per la nuova gradinata tutta costruita a tubi, ma così va l’Italia negli ultimi decenni, dove al bello è stato spesso lasciato il posto all’emergenza.

Arrivato in zona stadio percepisco subito il clima da evento: molti hanno sciarpa o bandiera neroverde. Da lontano vedo i primi tifosi rossoblu che sventolano orgogliosi le bandiere. Sono circa 300 gli ultras cosentini giunti a Pordenone. Mancano, perché non tesserati, i ragazzi del gruppo che solitamente si posiziona in tribuna, ovvero gli Anni 80. È presente invece la Curva Sud, di cui spiccano gli Ultrà Cosenza, gli Alkool Group e le Brigate 1987. Ad inizio gara spingono i giocatori con uno striscione con scritto “Stairway to heaven”, una evocativa citazione tratta da una canzone dei Led Zeppelin che significa “scala verso il paradiso”. Il tifo dei rossoblu è bello e appassionato per tutti i 90 minuti. I cori sono ritmati e accompagnati quasi sempre da tutte le persone che ci sono nel settore. Davvero una bella sorpresa per me che in questa stagione non li avevo mai visti allo stadio. Da segnalare anche la “folcloristica” presenza di Padre Fedele, che fin dagli anni ’80 segue quasi come un ultrà le vicende del Cosenza Calcio.

I padroni di casa, guidati come scritto prima dai Supporters, con il settore esaurito e con un buon entusiasmo, fanno a loro volta un gran tifo: bello il bandierone neroverde che ad inizio gara ha accolto le formazioni. Presenti, pur senza nessuna pezza o striscione, anche altri gruppi come i Bandoleros (quelli più grandi), Il Nogaredo e le Vecchie Glorie o Lords (in tribuna).

La partita termina 1-0 per il Pordenone con una rete nei minuti di recupero. Ma l’obiettivo “Firenze” si deciderà in Calabria tra pochi giorni.

Marcello Casarotti.