Una partita sulla carta dal risultato scontato, quinta contro ultima, quote da 1 fisso per tutti i bookmaker ma in realtà, fino al 95’, nulla è sembrato certo.

Tornando all’inizio, in campo il Potenza scende in formazione tipo o quasi, mentre il Rieti presenta dieci/undicesimi nati dopo il 1990. Nella curva ovest del Potenza, i cori degli ultras tornato a supportare la squadra e le sciarpe e le bandiere sventolano nuovamente dopo lo sciopero della settima precedente, legato alla vicenda della scomparsa dell’amico Fabio, tifoso della Vultur Rionero.

Da Rieti, purtroppo, nessuno segue la squadra, questo però non demoralizza i ragazzi del Mister Beni, i quali passano in vantaggio all’ottavo minuto con De Sarlo. Non mancano occasioni per raddoppiare il vantaggio, ma grazie al portiere Ioime il risultato rimane invariato.

Coccia al 41’ del primo tempo riesce a pareggiare una partita difficile per il Potenza, che forse non si aspettava una squadra così chiusa e pronta a ripartire con accelerazioni improvvise. Il secondo tempo regala emozioni da entrambi lati: traverse, pali e un rigore sbagliato per il Potenza, lasciando il risultato di 1-1 fino al triplice fischio finale.

I circa 3.200 tifosi del Potenza hanno cantato fino alla fine ed hanno provato a spingere in rete dagli spalti una palla che non ne ha voluto proprio saperne di entrare in porta. Dopo il triplice fischio finale invece, da qualche “tifoso” del settore distinti è arrivata una contestazione che prende di mira giocatori, mister e dirigenza, mentre la curva ha fischiato a sua volta questo tipo di contestazione, ritenendola evidentemente ingiusta se si considera il tanto sacrificio per provare a reggere il passo di altre realtà meglio organizzate come Reggina, Bari, Ternana e Monopoli dove sono stati investiti capitali molto più importanti rispetto ai Lucani.

Spiacevole epilogo insomma, come sempre brutto è anche vedere il settore ospiti vuoto. Questo sia quando arriva un divieto dagli organi preposti, sia quando si decide volontariamente di non supportare la propria squadra. Ma d’altro canto, in quel di Rieti, gli attriti e i dissapori con la proprietà sono noti e ormai radicalizzati, così come non deve ovviamente esser facile rinunciare alla propria passione, ragion per cui si spera che anche la piccola ma sempre combattiva realtà reatina possa presto ritrovare quella serenità tale da ritornare al proprio posto sugli spalti.

Nicola Remollino