È sabato pomeriggio mentre con la metro mi dirigo da Milano verso il “Breda” di Sesto San Giovanni.

Mentre leggo sul cellulare le ultime su quello che potrebbe rivelarsi l’ennesimo scandalo del calcio italiano (meglio non commentare la vicenda, compresi i modi in cui sta venendo fuori), la voce automatica del mezzo di trasporto, che solitamente uso nei miei spostamenti nel capoluogo lombardo, mi ricorda che è arrivato il momento di scendere. La fermata Bignami Nord è il mio capolinea, a poche centinaia di metri da questa il cartello indica il passaggio da Milano a Sesto.

Vedo diversi bambini con la borsa che, accompagnati dai genitori, si apprestano ad andare a giocare la loro partita. Il pensiero va subito a quanti, quest’oggi, sarebbero andati volentieri col padre allo stadio. Chiaramente non posso averne idea del numero, magari nessuno, ma il fatto di vedere la C giocare dal venerdì al lunedì è una cosa che mi fa arrabbiare e non poco.

Altro che calcio delle famiglie: la realtà è che purtroppo anche in questa categoria hanno ormai prevalso i diritti televisivi.

Una volta entrato allo stadio, mentre seduto su una panchina sto preparando la macchina fotografica, mi capita casualmente di ascoltare le “imprese eroiche” che si raccontano due ispettori federali della Figc: avete presente quelli che nei bollettini del giudice sportivo danno multe a destra e sinistra per “cori offensivi” o “lancio di un fumogeno senza conseguenze”, ecco sì proprio loro.

Non bastasse questa scena, che di per sé farebbe anche ridere se non ci fosse da piangere, qualche minuto più tardi avvicinandomi alla curva di casa, noto all’ingresso di essa, tra le forze dell’ordine, una persona intenta con la telecamera a filmare ogni tifoso che sta entrando nel settore. Probabilmente c’è chi vuol avere materiale pronto all’occorrenza per poter emettere provvedimenti (ne sanno qualcosa purtroppo i sestesi, vedasi playout col Seregno del 2022).

o0Ma veniamo a quello che più ci interessa.

Era dal 2019 che non vedevo all’opera la curva di casa, quando ancora la squadra biancoceleste militava in serie D. A distanza di quasi quattro anni la trovo molto cresciuta, a dimostrazione di un lavoro ben fatto.

Lo striscione che racchiude tutto il gruppo ultras ha un bell’impatto estetico, benché venga esposto al contrario per protesta verso la società, accusata in estate di aver ridimensionato una squadra che lo scorso anno era arrivata ad un certo punto addirittura a sognare la B, per vedersi poi eliminare ai playoff per mano del Vicenza.

Di solito quando ci sono questi picchi di risultati c’è una tendenza a montare sul carro, per poi scendere alle prime difficoltà: in questo caso si ha l’impressione che la scia della scorsa stagione abbia lasciato strascichi positivi. Noto infatti anche diversi ragazzi giovani in curva: naturalmente, essendo Sesto attaccata a Milano, per molti di questi è inevitabile che sia più attraente andare a San Siro. Eppure negli anni, anche quelli peggiori dopo il fallimento e la ripartenza dalla Promozione, gli ultras locali non hanno mai fatto mancare la loro presenza.

Anche oggi occupano la parte centrale della curva, il loro tifo è continuo per quasi tutta la partita. Il ritmo è scandito da un tamburo che permette dei bei battimani, oltre al fatto che vengono sventolati due bandieroni ininterrottamente.

Molto bello il coro “magica Pro Sesto, one, two, three, four” che verrà ripetuto a più riprese.

Tra i cori effettuati se ne segnalano anche diversi a favore dei diffidati e qualcuno per gli amici di Vercelli.

I padovani arrivano al decimo del primo tempo, giusto in tempo per vedere un rigore assegnato e poi fallito dalla loro squadra.

Presenti in circa 200 unità faticheranno un po’ a crescere, facendo un ottimo tifo nella parte che va dalla rete con cui passano in vantaggio alla fine del primo tempo.

Il colpo d’occhio è buono, le “pezze” belle.

Alcuni cori sono scanditi con una bella intensità, a dimostrazione del fatto che il loro potenziale sarebbe importante.

Devo però annotare che mancano un po’ di continuità, nel secondo tempo infatti calano alla distanza, un po’ come la loro squadra che vanificherà il vantaggio facendosi raggiungere a dieci minuti dal termine.

Risultato che non si sbloccherà più fino alla fine e che vedrà la delusione dei padovani.

I giocatori biancorossi vengono comunque incoraggiati dai loro tifosi una volta sotto al settore.

Il campionato è ancora lungo e tutto da vivere, certo viste le ultime stagioni la speranza di tutto l’ambiente è quella di essere promossi evitando i playoff.

Molto bello invece il saluto della squadra biancoceleste che va sotto la curva a saltare e cantare con la tifoseria, segno di una bella sinergia tra le due componenti: dopotutto un pari in rimonta con la capolista non è male.

Torno a casa con un bello spettacolo negli occhi.

A dimostrazione che, nonostante tutte le difficoltà che si incontrano oggi ad andare allo stadio tra orari impossibili, divieti, dominio delle televisioni e chi più ne ha più ne metta, essere presenti su quei gradoni rimane la scelta migliore.

Matteo Biondi