Cinque tifosi laziali sono stati condannati a 20 giorni di reclusione dal Tribunale di Genova per oltraggio a magistrato. Tre godranno della condizionale, per altri due, invece, la pena è stata commutata in 40 giorni di libertà vigiliata visto che avevano alcuni precedenti.
I cinque, difesi da Cristiano Sandri, fratello di Gabriele (nonché da Stefano Sambugaro, avvocato che sta dando battaglia nella disputa legale di Genoa-Siena) sono stati invece assolti dalla più grave quanto inconsistente accusa di violenza privata: se davvero contestare oralmente può essere considerata violenza, allora è il caso di ripristinare i treni per i campi di sterminio e portar lì chiunque non sia allineato e chino di fronte al potere di turno.
Abbastanza deducibile l’antefatto: il 14 luglio 2009, alla lettura della sentenza che condannava Spaccarotella a 6 anni di reclusione per l’omicidio di Gabriele Sandri, ritenuto colposo e non volontario (anche se in appello si arriverà poi a maggior giustizia in tal senso), la sala ha cominciato a rumoreggiare di indignazione, in particolare i 5 ragazzi riconosciuti dai filmati delle telecamere a circuito chiuso.
Stupirsi di fronte all’arroganza del sistema repressivo, arrocato inespugnabilmente a difesa di se stesso, non è nemmeno più il caso, anche se al contempo non dovremmo mai smettere di indignarci per questo. Solidarietà ai 5 condannati, al di là di ogni considerazione o rivalità di sorta che possa sussistere.
Matteo Falcone, Sport People.