Cominciamo dalle cose ovvie: le immense file ai prefiltraggi e ai tornelli al cospetto dei circa 37.000 presenti per quello che sulla carta è uno dei big match stagionali. Talmente ovvie da essere ormai il vero e proprio marchio di fabbrica dello stadio Olimpico.
Lo stesso luogo dove in maniera maniacale, quasi a mo’ di parafilia, di settimana in settimana si professa la tolleranza zero nei confronti di chi sale su una balaustra per far cantare la propria curva ma, potenzialmente, si offre il terreno fertile – in tempi di allerta terrorismo – a un eventuale attentatore in grado di approfittare della calca disordinata. Senza dimenticare che un caotico groviglio di persone ammassate davanti un tornello non è mai una grande cosa in generale. Eppure storie come Hillsborough o Heysel dovrebbero aver insegnato qualcosa. Ma credo che chi gestisce afflusso e deflusso in Viale dei Gladiatori conosca al massimo il campetto da calciotto sotto casa.
A Roma per far vedere che si tutela la sicurezza degli spettatori, paradossalmente, si toglie sicurezza agli stessi. Si preferisce non far entrare ragazzi con maglie per i diffidati che facilitare l’accesso in un luogo pubblico, limitando al minimo file e assembramenti, che oltre a produrre quanto sopra finiscono sempre per togliere un pezzo di partita a chi ha pagato – e pure in maniera cospicua – il suo biglietto.
Si preferisce mettere in atto ridicole “rappresaglie” ipotizzando il divieto di accesso a chi, unitamente al biglietto, presenta la nuova patente, mancante di residenza. “E chi me lo dice che tu non vivi in Campania?”. Oppure ci si prende la briga (e il gusto) di vietare l’accesso a una pezza per un ragazzo scomparso, sempre entrata finora e su cui non v’è scritto nulla di particolare (“Barone c’è”).
Il conto da pagare della Roma curvaiola ha assunto sembianze tragicomiche. Che ovviamente trovano il loro picco massimo nella massiccia emanazione di sanzioni amministrative per i ragazzi che si occupano di coordinare il tifo. Centosessantasette Euro di sanzione per uccidere la passione. Un accanimento lungo tre anni, che proprio prima di questa partita ha riproposto tutta la sua arroganza e il suo livore gratuito, esacerbando gli animi e incutendo un becero terrore psicologico anziché cercare di riportare Roma-Napoli sui binari della normalità.
Ci vorrebbero meno bugie e più realismo. E non personaggi che celebrano “la riapertura agli ospiti in Roma-Napoli”. Quando e dove? Settore aperto ai soli napoletani residenti fuori dalla Campania. In barba a protocolli e proclami. Ripeto una cosa che dico sempre: lo Stato ha mezzi e uomini in grado di far disputare qualsiasi partita a porte aperte. Ne sono fermamente convinto. E se qualcosa sfugge ci sono leggi ferree per punire eventuali colpevoli. Pertanto nel 2017 la scusa di punire tutti e demonizzare il movimento ultras davvero non regge più. Almeno per le persone che usano il cervello.
Ci vorrebbe una sana ingerenza politica in grado di prendere per le orecchie gli scalmanati caporioni delle nostre Questure, invitandoli a fare semplicemente il proprio mestiere senza eccessi. E magari dare più peso alle indecenze che succedono quotidianamente nelle nostre città anziché perseguitare chi vuol semplicemente tifare come si fa da sempre. Perché di persecuzione si tratta. Non siamo mica scemi. Anche molti di quelli abituati ad additare l’universo del tifo come la feccia del Paese si sono resi conto dei ridicoli giochetti che spesso partono dall’alto per svuotare le gradinate e utilizzare gli stadi a mo’ di laboratorio sociale.
Ma terrorizzare, urlare ai quattro venti che c’è un pericolo in atto (per poi dimostrare di averlo saputo contenere) e dare in pasto all’opinione pubblica la parola “sicurezza” fa sempre più comodo rispetto a lavorare sottotraccia per far sì che le limitazioni e le scelte ridicole e controsenso (nel caso delle multe) cadano definitivamente permettendo una vera evoluzione nel modo di fare ordine pubblico.
Tutto questo fin quando può passare inosservato? E perché deve passare inosservato? Si dica con chiarezza che lentamente il clima all’Olimpico sta tornando a esser ostile nei confronti di chi lo frequenta.
E se importante sarà la battaglia legale indetta dall’Avv. Lorenzo Contucci per distruggere la norma che permette di comminare un Daspo alla seconda multa ricevuta (e a tal proposito credo che tutta l’Italia ultras debba partecipare, essendo un scempio che ovviamente non si consuma solo a Roma) altrettanto importante potrebbe essere una presa di posizione forte e ufficiale della società. Io sono sempre dell’idea che in questi casi occorra prendere esempio da club virtuosi come Bayern Monaco (ricorderete le pressioni fatte alla Uefa per far aprire un’indagine sul comportamento della polizia greca in occasione di una partita giocata tra l’Olympiakos e i bavaresi) o il Manchester United (che fece altrettanto dopo alcune cariche selvagge subite dai suoi tifosi dalla polizia romana nel 2007) e fare la voce grossa.
Importante lavorare dietro le quinte, ovvio. E questo il club di Piazzale Dino Viola lo sta facendo ormai da tempo. Ma altrettanto importante – nell’era della comunicazione spasmodica – riuscire a creare una corrente di pensiero e sostegno forte e compatta anche al di là di chi frequenta le curve. Inoltre la Roma è parte lesa da tutto ciò. I tifosi – la Sud nello specifico – sono un valore aggiunto? Credo che dopo le partite disputate nel silenzio per 19 mesi nessuno lo possa negare. E allora un’azienda difende un suo asset (perdonatemi, ma mi calo un attimo nella mentalità del calcio contemporaneo) con le unghie e con i denti!
Così le multe non possono che essere il leitmotiv della giornata. Una voce di risposta che si leva ben prima del fischio d’inizio, con alcuni striscioni appesi per la città nella giornata precedente e lo sciopero del tifo per 15′ nella zona dei Fedayn e sui muretti della Nord. Una risposta composta ma decisa.
Come detto lo stadio non registra un gran colpo d’occhio. Sulle ragioni potremmo scrivere un libro ma fondamentalmente sono sempre le stesse: prezzi dei biglietti ben al di sopra della norma e repressione della maggior parte degli atteggiamenti comuni ai tifosi e, per questa gara, la inetta demonizzazione con la solita campagna mediatica che sembra annunciare il ritorno in guerra dell’Italia. In fondo che Roma-Napoli resti così fa comodo a molti.
Di certo per noi che osserviamo il calcio attraverso le curve c’è ben poco da raccontare. Almeno se guardiamo a quello che questa partita è stata. Un settore ospite composto perlopiù da gitanti e fuori sede merita menzione solo per una fredda ragione di cronaca. Ma se dobbiamo parlare di tifo e quant’altro davvero c’è poco da dire. Restiamo in attesa di rivedere le due tifoserie nei rispettivi settori ospiti. Perché anche se si tratta di una partita a rischio, anche se negli ultimi anni è stata segnata da episodi traumatici, si deve tornare alla normalità. E la normalità prevede un dispositivo di sicurezza che renda inutili limitazioni e divieti.
Venendo al tifo romanista, la Sud di questa sera si mostra un po’ altalenante dopo il solito avvio maestoso fatto di bandieroni e sciarpe al vento sull’inno. Meno collaborazione dei muretti rispetto al solito e un’intensità non sempre eccellente. Sebbene in alcune fasi si registrino momenti di tifo importante, in grado di coinvolgere tutta la curva grazie a tre/quattro cori divenuti ormai cavalli di battaglia per gli ultras capitolini.
Sicuramente una performance al di sotto delle ultime. La partita importante, di suo, ha sempre guastato un pochino la qualità della prestazione canora. Ciò avviene perché generalmente l’ultras italiano è anche tifoso e quindi conosciamo tutti quella tensione che ti attanaglia durante una sfida importante non permettendoti, spesso, di tirar fuori tutta la voce in corpo.
Infine fa sempre immenso piacere rivedere torce e fumogeni accesi di tanto in tanto. Sono tempi duri per chi vuol colorare il proprio settore!
Sul campo il Napoli espugna l’Olimpico grazie a un gol di Insigne nel primo tempo. La squadra di Sarri, forte anche della sconfitta patita dalla Juventus nel pomeriggio per mano della Lazio, ora può seriamente parlare di scudetto. Anche in virtù di una rosa competitiva e di un gioco che si è dimostrato a più riprese il migliore dello Stivale fino a oggi.
Al triplice fischio ci sono comunque gli applausi per una Roma coriacea, che con un pizzico di fortuna in più avrebbe riposto almeno un punto in cascina. Si tornerà tra le mura amiche per un doppio impegno casalingo contro Crotone e Bologna. Chissà a quel punto se bisognerà fare ancora la conta dei ragazzi multati per aver prodotto uno de pochi spettacoli socialmente aggregativi che questa città è ancora in grado di offrire.
Simone Meloni.