Dopo la vittoria sulla Juventus e le fatiche di Europa League, la Roma torna all’Olimpico per ospitare il Sassuolo, in quella che storicamente non è mai una sfida facile per i giallorossi. Le polemiche tra Mourinho e la terna arbitrale di Cremonese-Roma (match in cui il tecnico lusitano è stato allontanato dalla panchina) hanno lasciato i loro strascichi, con il pubblico romanista che prende le parti del proprio allenatore attraverso eloquenti striscioni.

L’impianto di Viale dei Gladiatori presenta un’ottima cornice di pubblico, regalando come sempre il bellissimo effetto visivo della sciarpata sulle note di “Roma, Roma, Roma”. Un aspetto cresciuto e rivalutato negli ultimi anni, a cui finalmente è stata restituita la giusta importanza. La sciarpa, infatti, rappresenta da sempre uno dei tratti distintivi del tifoso. Malvista da qualcuno, portata in maniera troppo folkloristica da qualcun altro e mai abbandonata da tanti, essa è per antonomasia il pezzo di stoffa dietro cui ogni tifoso identifica la propria fede e dalla notte dei tempo serve, per l’appunto, a dir vita a una delle “scenografie” più semplici e “naturali” che ogni tifoseria possa annoverare tra le proprie corde. Penso non ci sia una persona, tra quelle che frequentano lo stadio o che, anche solo, amano il calcio, che non l’abbia indossata da bambino per andare a scuola ed esibire orgogliosamente i propri colori al resto del mondo, che già evidentemente vedeva grigio.

Malgrado i capitolini vadano in svantaggio di due reti dopo soli venti minuti, la Sud prova comunque a scuotere l’undici in campo dando voce ai propri cori e cercando di coinvolgere il resto dello stadio. La Roma dimezzerebbe anche le distanze con Zalewski ma l’ingenua espulsione di Kumbulla complica tremendamente i suoi piani, tanto che il seguente rigore trasformato da Berardi pesa come un macigno. Nella ripresa Dybala prova a riaprirla ma Pinamonti la chiude. Utile solo agli almanacchi il primo gol in Serie A di Wjanaldum che fissa il risultato sul 3-4. A sconfitta ormai acquisita gli ultras romanisti si lasciano andare ai classici cori che vanno “al di là del risultato” – citando un concetto ormai assai inflazionato – e, almeno loro, conquistano appieno la sufficienza in una giornata non certo idilliaca per una squadra che getta alle ortiche la grande opportunità di portarsi da sola al secondo posto.

Da Sassuolo giungono un manipolo di ultras che sostengono abbastanza continuamente i neroverdi. Nel secondo tempo esibiscono il petto nudo, accompagnando i propri giocatori al successo.

Simone Meloni