Alla fine, dopo un anno di “sequestro” del Rimini, e quando probabilmente è troppo tardi, è uscita la sentenza: la Luukap ha “senza buona fede” messo in atto una serie di azioni che hanno distrutto il Rimini. Questo, in larga parte, dà ragione a De Meis, che vede confermata la sua versione dei fatti una settimana dopo che un comunicato del Comune confermava anche la veridicità della situazione economica (messa in dubbio – a questo punto erroneamente – anche durante l’incontro con i tifosi in primavera: “i debiti sono molti di più, non si sa quanti sono”). Se questo non cancella alcune colpe del presidente, come quella di aver dichiarato che avremmo comunque portato a termine la stagione nonostante gli oggettivi problemi della sua azienda, o la farsa indegna dell’arabo, costituisce quantomeno una significativa attenuante. La Curva ha da subito preso parte contro quelli che a qualsiasi persona sensata sarebbero dovuti apparire speculatori, e le minacce rivolte ai tifosi, a chi orecchie per intendere, dovevano apparire come una conferma insindacabile.
Una vergogna senza attenuanti, oggi lo possiamo dire, è stato invece l’attacco concentrico verso la Rimini Calcio. Gli imprenditori riminesi non hanno mosso un dito, chi lo ha mosso si è subito fatto intimidire dalla Luukap. Confcommercio si è letteralmente sputtanata facendo 2 abbonamenti su oltre 1000 aderenti. L’imprenditoria riminese, del resto, non viene come altrove “invitata” dall’amministrazione a dare una mano alla squadra. E anzi peggio: l’amministrazione ha ricevuto la Luukap e “incoronato” tal Colombini presentato dagli inglesi, che alla prova dei fatti è svanito. Ha, ora lo si può dire, puntato sul progetto Luukap. Ancora durante l’ultima contestazione, alla festa della rielezione del sindaco, Gnassi da un microfono urlava alla piazza: “lo sappiamo di chi è la colpa”, alludendo a De Meis. Noi pensiamo che De Meis abbia le sue colpe, che non sia stato capace di gestire la situazione, ma non siamo così ciechi e così ingrati da sceglierlo, come è stato fatto dalla città nella sua quasi interezza, come capro espiatorio per l’incapacità della nostra politica e della nostra imprenditoria di sostenere lo sport. Probabilmente sarà il coglione che rimane col cerino in mano: di colpe pagherà le sue, quelle degli altri e l’ignavia della città.
L’esser stati da subito e costantemente contrari a Luukap, e quindi dalla parte del Rimini, ci ha causato una serie di attacchi infamanti. Qualcuno, farneticando, mentre ospitava e spalleggiava la Luukap censurata dal giudice, ci ha addirittura definito venduti per dei “buoni benzina”. La stampa, quando non ha assunto questi atteggiamenti avvoltoieschi, ha contribuito al massacro dando lo stesso peso alle istanze del Rimini e a quelle della Luukap, perfino il mondo dei professionisti riminesi si è riuscito a distinguere grazie a un avvocato che ha giocato, come è stato scritto, un tempo in una squadra, e un tempo nell’altra.
Ora noi possiamo dirlo: VERGOGNA. Rimini si deve vergognare. Abbiamo una società in mano a un romano, per la sua salvezza ci si è appellati a fantomatici inglesi, arabi, milanesi, bresciani, marchigiani…
E Rimini dov’è?
Ci auguriamo che entro il 12 luglio la città riesca a espiare l’onta che ha addosso. Solo i tifosi, con una mano sul cuore e l’altra nel portafoglio, hanno consentito di finire la stagione, evitando una vergogna storica non solo alla squadra ma anche alla città. Dalla politica, dagli imprenditori, da tutti solo chiacchiere, e neanche un minimo orgoglio: avete ora l’ultima chiamata per riabilitarvi. Oppure, se avete una coscienza, vi seppellisca la vergogna.

– RED WHITE SUPPORTERS RIMINI –