È in un torrido pomeriggio di agosto, nel piccolo stadio di San Mauro Pascoli, che ricomincia la storia calcistica del Cesena calcio.

Proprio qui, nel cuore della Romagna, a pochissimi chilometri dal luogo in cui il grande maestro Secondo Casadei compose la celebre canzone “Romagna mia”.

Una storia che, cominciata nel 1940, si era interrotta bruscamente solo due mesi prima, all’indomani della vittoriosa partita contro la Cremonese che aveva sancito la salvezza sul campo dei bianconeri romagnoli, che si garantivano così un altro anno di permanenza in serie B.

Ma già dal giorno dopo, sulla società bianconera, aveva cominciato ad aleggiare l’ombra del fallimento, a causa delle voci sempre più insistenti circa la notevole esposizione debitoria che, anziché ridursi, negli ultimi anni era andata addirittura aumentando.

Così, giorno dopo giorno, le notizie che trapelavano dalla sede della società hanno cominciato a farsi sempre più insistenti ed allarmanti, fino al tracollo definitivo, sancito dalla mancata iscrizione alla prossima serie B, decisa dalla Lega di categoria.

Alla fine, quindi, Giorgio Lugaresi non ce l’ha fatta.

Non ce l’ha fatta a salvare il club che aveva ereditato da suo padre, il mitico Edmeo.

E dire che era stato lo stesso Giorgio Lugaresi, solo pochi anni prima, a voler tornare alla guida dell’A.C. Cesena, affiancato da un manipolo di amici imprenditori, tifosissimi bianconeri, promettendo di risanare le casse sociali che erano state devastate dalla precedente e scellerata gestione di Campedelli.

Alla fine, non solo non è riuscito a risanare quei debiti ma, addirittura, è riuscito ad accumularne altri, fino all’inevitabile e drammatico epilogo.

Oggi, quindi, l’A.C. Cesena non esiste più, se non nei registri dei tribunali.

E come sempre avviene in questi casi, il prezzo più alto non lo pagheranno coloro che hanno provocato questa fine ingloriosa ma altri, gli innocenti.

Primi fra tutti, dipendenti della società, che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza un lavoro.

E poi le aziende che hanno fornito beni e servizi, che non riceveranno quanto gli spetta. Se non parte di esse e/o dopo una lunga trafila amministrativa.

Ma soprattutto, i tifosi bianconeri tutti.

Quelli di Cesena e quelli sparsi in giro per la Romagna, rimasti orfani di una squadra e di un simbolo, il cavalluccio marino, che nel corso degli anni erano riusciti ad unire tanti appassionati di calcio di questa regione, da Imola a Cattolica, dal mare all’Appennino, sotto un’unica bandiera.

Fortunatamente, come già avvenuto in precedenza in altre piazze calcistiche, anche a Cesena si sono rimboccati le maniche e, preso atto dell’impossibilità di riuscire a salvare la vecchia società, si sono messi in moto per ricostruire e restituire alla città ed alla Romagna la squadra di calcio di cui è rimasta orfana.

Come accade in questi casi, il titolo sportivo della vecchia società è stato affidato al sindaco, a cui è spettato l’onere e l’onore di decidere sul futuro calcistico della città.

Dopo una serie di valutazioni effettuate da un’apposita commissione selezionata dallo stesso primo cittadino, questi ha deciso di affidare il titolo sportivo che fu dell’A.C. Cesena ad un gruppo di imprenditori locali che, senza ripartire da zero, si sono impegnati a ricostruire una società competitiva ed ambiziosa partendo dalle basi già poste in essere dall’altra società calcistica cittadina, il Romagna Centro, che già disputava la serie D e che nel frattempo si era reso disponibile a collaborare al nuovo progetto calcistico.

Si è giunti così a questa prima amichevole in quel di San Mauro Pascoli, contro la compagine locale della Sammaurese, che ha un valore più che altro simbolico.

Primo, perché entrerà negli annali della storia bianconera come la prima partita ufficiale, seppure si tratta di un’amichevole, disputata dal nuovo Cesena F.C.

E poi perché, a conti fatti, solo qualcuno tra i giocatori bianconeri che sono scesi in campo questo pomeriggio resteranno agli ordini di mister Giuseppe Angelini, continuando a vestire la maglia da titolare durante il prossimo campionato di serie D, dal momento che la squadra vera e propria è ancora in fase di allestimento.

Ma sta di fatto che quegli undici ragazzi scesi in campo sotto il sole cocente di San Mauro Pascoli, un giorno potranno dire “io c’ero”, perché è da loro che la storia del Cesena è ricominciata.

Da loro e, soprattutto, da tutti quei tifosi bianconeri, più di mille, che naturalmente ed immancabilmente hanno riempito le due gradinate dell’impianto della Sammaurese, tifando e sostenendo per novanta minuti la loro rinata squadra allo stesso modo e con la stessa intensità con cui l’avevano sostenuta nell’ultima decisiva battaglia per rimanere in serie B.

Da qui, da loro, ricomincia la storia del Cesena calcio.

Giangiuseppe Gassi