“Ma perché fai le foto ai tifosi e non ai giocatori?”. La voce proveniva da dietro di me. Era uno dei raccattapalle. Non avrà avuto più di 12 anni. In effetti mi sentivo un po’ osservato, ma non pensavo minimamente ci fosse davvero qualcuno che stesse seguendo tutti i miei movimenti tanto da fare una domanda del genere. “Perché il vero spettacolo è lì, sugli spalti”, ho risposto. “Se non ci fossero i tifosi il calcio non avrebbe ragione di esistere”, continuai, evidentemente soddisfacendo la sua curiosità, visto che non mi ha fatto più alcuna domanda. O forse perché mi aveva solamente preso per pazzo.

Eppure era vero ciò che avevo detto. Pensateci bene: senza i tifosi assiepati sugli spalti, senza quelle bandiere che sventolano, senza tutta quella gente disposta a seguire la propria squadra praticamente ovunque, il calcio sarebbe alla stregua del curling (con tutto il rispetto per chi pratica e per chi è appassionato della disciplina con lo scopettone).

Anche oggi, ad esempio, in occasione di una semplicissima amichevole estiva di precampionato, tra due squadre nettamente diverse dal punto di vista tecnico, tattico, economico e ovviamente di ambizioni, senza le rispettive tifoserie presenti sui gradoni dello stadio “Bacigalupo” di Savona, senza i cori e gli sfottò, senza i bandieroni e gli striscioni, tutto l’evento, almeno a mio modesto parere, si sarebbe notevolmente ridimensionato.

Savona e Genoa si affrontano dunque in questa sfida amichevole in vista dell’imminente inizio della nuova stagione calcistica. Tra le due tifoserie non corre di certo buon sangue, visti anche i rapporti di amicizia dei savonesi con i sampdoriani e gli spezzini. A sottolineare ulteriormente questo legame, in gradinata Perachino, dove si raduna la parte più calda della tifoseria biancoblu per intenderci, oggi saranno presenti anche i “Palatifini” della Sampdoria, che, tra l’altro, pare abbiano avuto anche alcuni problemi all’ingresso del settore dato che gli addetti alla sicurezza non ritenevano opportuna la presenza del loro drappo sugli spalti. A partita in corso, infine, arriverà anche un gruppo di ultras dello Spezia che appenderà in balaustra, al fianco degli striscioni della tifoseria di casa, i drappi “Fedelissimi” e “Sarzana”.

Nelle fasi del riscaldamento prepartita, nonostante l’impianto audio dello stadio stia sparando a tutto volume i successi musicali di questa estate, da dietro la gradinata savonese si iniziano ad udire distintamente dei cori. Il nome della città è urlato a squarciagola, accompagnato da diversi battimani. Dopo pochi istanti gli ultras savonesi fanno il loro ingresso nello stadio, tutti insieme.

Dall’altra parte invece il settore ospiti si riempie piano piano, ma al fischio d’inizio i gruppi ultras della Gradinata Nord sono ancora assenti. Per i primi dieci minuti di partita, quindi, gli ultras del Savona la fanno praticamente da padrone: molte manate, davvero belle, cori decisi e lo sveontolio di tre bandieroni nella parte bassa del settore sono il biglietto di visita della tifoseria biancoblu.

Dopo alcuni minuti nel settore genoano fanno ingresso i gruppi ultras principali che affiggono i propri striscioni e si compattano nella parte più bassa dello spicchio di stadio a loro dedicato. Sul lato sinistro campeggia la scritta “PREZIOSI VATTENE”, mentre al centro il volto dell’attuale patron rossoblu è esposto all’interno di un cartello di divieto. Alcuni istanti più tardi inizieranno con i cori, coinvolgendo gran parte del settore ospiti. Numericamente superiori, si impongono, ovviamente, anche dal punto di vista vocale, anche se c’è da dire che la tifoseria di casa non si è fermata un secondo nel sostenere la propria squadra, riuscendo comunque a farsi sentire, seppur sporadicamente, nonostante l’inferiorità numerica.

Diversi i cori, da entrambe le parti, per i diffidati e contro la repressione. Cori inoltre contro i rivali di sempre: blucerchiati per i genoani, alessandrini e sanremesi per i savonesi. Molti i cori, inoltre, contro Preziosi da parte dei genoani. Nel corso della prima frazione di gioco, infine, si registra una sorta di indifferenza tra le due fazioni.

Nel secondo tempo, invece, forse a causa della presenza dei doriani e degli spezzini tra i tifosi di casa, i genoani cominciano ad insultare i savonesi, mentre alcuni sostenitori rossoblu si avvicinano alla ringhiera che si affaccia sulla zona cuscinetto che, in pratica, divide i due settori, inveendo contro i sostenitori biancoblu. Dopo alcuni istanti intervengono un paio di steward che invitano i genoani ad allontanarsi e a tornare al centro del settore.

L’apporto vocale dei tifosi rossoblu continua incessantemente, alternato a qualche ulteriore insulto ai tifosi avversari, tra battimani fragorosi, svenotolio di bandieroni e cori di vario genere (alcuni risultano essere dei veri boati). I savonesi, dal canto loro, continueranno a sostenere la propria compagine, rispondendo solo nel finale agli insulti ricevuti con un paio di cori dedicati alle tifoserie amiche presenti con loro quest’oggi.

Sul rettangolo di gioco la sfida non ha ovviamente storia. Il dominio rossoblu è evidente ed il risultato finale di 8 a 0 per la formazione genoana sottolinea chiaramente l’enorme differenza tra le due squadre (nonostante, nei minuti di recupero, i tifosi savonesi si mettano anche a cantare, ironicamente, il classico “dai ragazzi noi ci crediamo”).

Al triplice fischio entrambe le tifoserie chiamano a gran voce le squadre sotto il proprio settore. La formazione di casa si presenta subito sotto la gradinata dei propri tifosi, ringraziandoli per il supporto e ricevendo, di rimando, l’applauso per l’impegno in mezzo al campo e l’incoraggiamento per la stagione che inizierà a breve.

La compagine del Genoa, invece, sembra un po’ più riluttante nel voler andare sotto il settore dei propri tifosi, e solo dopo qualche minuto alcuni di loro decideranno comunque di recarsi a salutare i sostenitori rossoblu, ricevendo applausi e lanciando loro alcune maglie e alcuni pantaloncini.

Ricordandosi, evidentemente, che senza i tifosi il calcio, e tutto quello che ne consegue, non avrebbe assolutamente ragione di esistere.

Daniele Caroleo.