Sento che mi sto allontanando sempre più dal “calcio business” attuale. Da diverse settimane a questa parte, non c’è un singolo giorno senza notizie di scandali, partite truccate, modelli per aumentare fatturati all’infinito (vedi il progetto “European Super League”) etc. Non si parla mai della parte più importante del calcio: i tifosi. Salvo, ovviamente, quando ci sono notizie di scontri o violenze, per poter subito definire il tifoso come “il più grande pericolo del calcio”. Che mondo strano…

Preso da questo pensiero, sono andato a Ginevra, città svizzera francofona con una ricca storia calcistica. Il Servette FC, con 17 campionati nazionali vinti è al terzo posto dell’albo d’oro nazionale (dopo Grasshoppers e Basilea), ma anche vincitore di 7 coppe nazionali. È una delle squadre più famose in Svizzera, con tanti tifosi in tutto il paese, e non solo francofoni.

Quando la società ha abbandonato il suo mitico stadio “Charmilles” nel 2002, per giocare nel più grande “Stade de Praille”, invece di iniziare una storia di successi, ha dato, di fatto, l’addio ad un’epoca d’oro.

Mai retrocesso fino al 2005 (era l’ultima squadra in Svizzera) il Servette ha avuto tante difficoltà finanziarie: due fallimenti con retrocessione (2005, 2015) e una retrocessione per motivi sportivi nel 2013. Oggi, la squadra milita in Challenge League, secondo livello calcistico svizzero.

Quando arrivo allo stadio (attualmente chiamato “Stade de Genève”), ci sono solo pochi tifosi. Tuttavia, questi tifosi sono venuti per la squadra, la maglia e la città. Non per assistere una grande show, perché qui non c’è nessuno show. Oggi, c’è solo il calcio autentico.

Entro allo stadio. Ai botteghini sono disponibili solo biglietti per la tribuna, la Curva Nord e il settore ospiti. Lo stadio fu costruito per Euro 2008. Era chiaro sin da subito che lo stadio fosse troppo grande per i bisogni della città e del Servette FC, poiché anche in Super League non si è mai registrato il tutto esaurito.

Dopo il primo fallimento, la media degli spettatori non ha mai superato i 10.000, ma negli ultimi anni si parla di molto di meno.

Nel settore ospiti si presentano una decina di tifosi dello Sciaffusa, con tante pezze e due bandiere. Sono in movimento durante tutta la partita; ovvio che il sostegno vocale non è di grande impatto. Tuttavia ho rispetto per chiunque vada in trasferta. Nel caso specifico, parliamo di quasi 5 ore di viaggio per sostenere la maglia.

Il nucleo del tifo granata si presenta in circa 80 unità, dietro lo striscione “30 ans SG” (il gruppo principale, “Section Grenat” festeggia il suo 30° compleanno). Sono presenti anche striscioni di altri gruppi, la “Vieille Garde” e “Maroons”.

Anche per i padroni di casa la grandezza dello stadio limita l’intensità del suono dei cori. Qualche volta riescono ad ottenere appoggio dai tifosi della tribuna, per fare insieme qualche battimani e per aumentare il sostegno vocale per la squadra. E qualche bandierina resta sempre in alto.

La squadra in campo ringrazia per il sostegno con una buona partita. Il Servette è capolista per la prima volta dopo tanti anni, e la vittoria 3-0 conferma l’ambizione verso la promozione.

Il secondo gol è una bellezza: la stessa rete, se realizzata dalla Juventus o dal Barcellona, farebbe il giro del mondo e dei Social Media. Invece – purtroppo o per fortuna – questo momento da ricordare appartiene a quei pochi che sono andati con orgoglio allo stadio.

Dopo la partita, entrambe le squadre vanno sotto la curva per salutare i propri tifosi. Anche quando questi non sono numerosi, la fedeltà vale più della quantità e questa prova di rispetto da parte dei giocatori verso i tifosi mi fa piacere.

Quando torno nello splendido centro storico di Ginevra, con soddisfazione mi torna in mente lo slogan “support your local team”.

Jurgen De Meester