30-12-2017: Siena – Pisa 0-0,
Serie C Girone A
Quest’anno insieme alla donna si era deciso di passare il Capodanno fuori, motivo in più era quel primo gennaio che capitava di lunedì, perfetto per farci allungare il week end di un giorno in più. Quindi dovevamo solo scegliere il posto, o meglio, la mia intenzione era vedere una partita interessante che si sarebbe disputata sabato 30, per poi prenotare in quella zona o in una limitrofa.
Così più di un mese prima, precisamente all’uscita degli orari delle partite di Serie C, la mia scelta è caduta su Siena – Pisa, indubbiamente una sfida che da sempre affascina gli amanti del movimento ultras. Inoltre entrambe le squadre occupano i piani alti della classifica del girone A, poi se ci mettiamo che quelle zone a livello storico, artistico ed enogastronomico non hanno nulla da invidiare a nessuno la scelta è presto fatta.
Nonostante manchi un mese all’evento, e purtroppo quando di mezzo ci sono i pisani il rischio di trasferta vietata o limitata sia sempre alto, decido di fregarmene delle scelte (dire alquanto discutibili sarebbe un eufemismo) dell’Osservatorio e rischiare la prenotazione con largo anticipo.
Durante la settimana antecedente mi tengo di proposito poco informato sulle decisioni istituzionali, un po’ per non rodermi il fegato durante la vacanza, un po’ per scaramanzia, dato che il buonismo dilagante può vietare trasferte (o chiudere un settore dello stadio quando si gioca in casa) da un giorno all’altro, usando punizioni a scopo educativo, metodo che persino all’asilo hanno sconfessato.
Solo sabato mattina, dopo essere arrivato a Siena e letto il giornale (rigorosamente Corriere di Siena per l’occasione), vengo a sapere non solo che la trasferta è libera, ma anche accessibile a tutti. Saranno circa 1.500 i sostenitori nerazzurri presenti, secondo le cronache, inoltre la Nord, in un comunicato, annuncia la trasferta alla vecchia maniera, tutti in treno.
Mi porto così alla stazione di Siena, pronto a vedere con i miei occhi i pisani giungere nella città del Palio che, appena scesi, non deludono, formando un bel corteo ed intonando qualche coro per poi salire sui 4 pullman e venir scortati con altrettante camionette fino al settore ospiti dell’Artemio Franchi di Siena, che molti ancora chiamano affettuosamente con il vecchio nome, “Rastrello”.
Decido anch’io di raggiungere lo stadio, prevedendo strade chiuse e lunghe file ai botteghini, come effettivamente avverrà, ma nonostante l’ampio margine avrò varie difficoltà a partire dal trovare il botteghino dove si ritirano gli accrediti.
Sono stato diverse volte qui, il più delle volte con l’amico Stefano, ma sempre sugli spalti e mai in campo; erano gli anni precedenti la gloriosi della serie A, anni in cui l’atmosfera che si respirava intorno ad uno stadio era di gioia, spensieratezza e voglia di divertirsi, senza le stranezze ed il più delle volte inutili imposizioni attuali: me ne è involontario testimone un signore che sta andando allo stadio con i suoi due bambini e con cui ho il piacere di scambiare due chiacchiere veloci, il quale mi conferma che andare allo stadio è diventato molto difficile, che stanno cercando ogni scusa per allontanare la gente dallo stadio per farla accomodare sui divani di casa, convincendola ad abbonarsi alle televisioni a pagamento. Rimango allibito quando mi racconta che casa sua è dietro il settore ospite e prima di queste assurde leggi ci metteva due minuti per arrivare allo stadio, invece ora lo deve circumnavigare perché di li non si può più attraversare.
A meno di venti minuti dall’inizio del match riesco finalmente a mettere piede sul rettangolo verde e subito l’occhio cala sul settore ospite, ristrutturato più volte negli ultimi anni per rispondere a norme sempre più rigide imposte negli ultimi anni.
I nerazzurri occupano due spicchi del settore ospiti più quello piccolino vicino alla tribuna coperta. Nonostante il numero limitato dei biglietti, i pisani saranno quasi 5 mila, un numero sicuramente alto per le medie del momento, con gli ultras del Siena che prendono posto nella grande curva intitolata a Lorenzo Guasparri.
Al momento dell’entrata dei 22 in campo la curva senese effettua una sciarpata fitta e duratura, con lo sventolio di tre bandiere, ma circoscritta al gruppo in basso, mentre i pisani colorano il settore con lo sventolio di tante bandiere nerazzurre ed inoltre accendono un paio di torce.
Nel primo tempo i bianconeri cantano molto bene ed in maniera continua, anche se l’intensità corale non sarà sempre elevata. Il gruppo dei NON TESSERATI SIENA espone uno striscione di solidarietà nei confronti dei dirimpettai: “LIBERTÀ X LA PISA ULTRÀ” e successivamente uno per i propri diffidati: “TANTO RITORNANO”.
Nel secondo tempo, sotto una pioggia fastidiosa spunta qualche ombrello, ma gli ultras di casa riprendono a tifare linearmente, facendo qualche battimani ad accompagnare i cori e continuando a sventolare le tre bandiere. Replicheranno poi la sciarpata e si dimostreranno sempre in partita sotto l’aspetto dell’intensità dei cori.
I pisani era da un po’ che non li vedevo in azione e devo dire che oggi mi sono veramente piaciuti. Nella prima parte di gara vanno veramente forte, tifando praticamente sempre e colorando il settore grazie allo sventolio ininterrotto delle varie bandiere. Discreti i battimani e diverse le torce accese.
Nel secondo tempo la pioggia sembra esaltare ulteriormente il loro tifo. Aprono la contesa accendendo una torcia e che sarà il preludio alle tante altre che accenderanno durante questa seconda frazione. Tanto bello quanto impressionante quando canteranno un coro muovendo le braccia tutte insieme, prima in alto, poi in basso, ecc.
Nonostante la pioggia ed il freddo spero che la partita non finisca per ammirare ancora il loro tifo che raggiunge un’intensità corale estrema quando riescono a coinvolgere anche i settori adiacenti. Invece dopo tre minuti di recupero l’arbitro decreta la fine delle ostilità con la partita che finisce 0-0: seppur il Livorno vada a più dodici punti in classifica sul Siena secondo e a più tredici sul Pisa, entrambe le tifoserie applaudono i propri beniamini.
Marco Gasparri