Erede e testimone della sopraffina scuola calcistica panslava, unica compagine capace di trovare la sintesi perfetta tra fragile bellezza e risultati calcistici vincendo la Coppa dei Campioni 1990/91 in quel di Bari, cominciano ad essere però troppi gli anni di buio della Stella Rossa. Soprattutto a livello europeo, dove l’incontrastato duopolio nazionale con il Partizan si dimostra più figlio di un livellamento verso la mediocrità del campionato serbo, che non indice della forza della compagine biancorossa.
A proposito di Partizan, anche la gara odierna ha qualche legame con gli odiati cugini dell’altra sponda del Sava, visto che i dirimpettai odierni, i russi del CSKA Mosca, si presentano nel settore loro riservato assieme ad alcuni ultras bianconeri, in virtù del gemellaggio culturale-religioso che li lega, assieme anche ai greci del PAOK, in contrapposizione alla nota “Fratellanza Ortossa” che unisce invece Stella Rossa, Spartak Mosca e Olympiacos Pireo. Non è dunque un caso che al centro della coreografia oggi inscenata ci sia proprio un guerriero spartano e, per fugare il campo da qualsiasi dubbio residuo, ai margini dello stesso vengono raffigurati sia lo stemma della loro squadra che quello appunto dello Spartak.
Numeri non di certo altisonanti per i moscoviti, ma parliamo pur sempre di una trasferta di più di 2.000 chilometri per cui il fattore quantitativo assume valenza perlomeno doppia. Sostegno molto sobrio il loro, che poi irrobustiranno nel corso del match con qualche torcia sparsa.
In campo finisce con un molto meno emozionante 0-0 che rimanda ogni discorso di qualificazione al turno successivo, con ovvio vantaggio per il CSKA che potrà avvalersi del fattore campo.
Foto e video di Federico Roccio.