Il confronto Stella Rossa-Napoli affonda le sue radici già negli anni ’90, quando alcuni ragazzi della Stella Rossa, affascinati dal mito della squadra di Maradona, hanno iniziato a frequentare in modo saltuario il San Paolo. Una reciproca frequentazione e un rispetto mai sfociato in niente di ufficiale, dopo anni ci penserà un sorteggio di coppa far ritrovare le due tifoserie faccia a faccia.
A Belgrado, per questo incontro della fase a gironi di Champions League, il grosso dei napoletani arriva nel primo pomeriggio con due charter, mentre altri raggiungono la capitale serba via terra o dalla Bulgaria, dove si aggiungeranno tanti amici della Lokomotiv Plovdid.
L’atteggiamento della polizia è maniacale, quasi soffocante: ogni singolo transit difatti è scortato dalla frontiera in ogni suo spostamento. I serbi per strada si limitano al gesto delle Trinità, ma a parte questo nessun atteggiamento apertamente ostile.
L’arrivo del contingente più corposo dei napoletani avviene verso le 18, confinati entro transenne in una zona fatiscente a ridosso dello stadio. Nel frattempo i serbi, già due ore prima del calcio d’inizio, riempiono la loro gradinata per preparare la coreografia per salutare il tanto agognato ritorno nella massima competizione europea.
Pian piano si riempie anche il settore ospiti che alla fine raccoglierà circa 900 unità, a margine delle lentissime operazioni di prefiltraggio in cui vengono addirittura fatte togliere le scarpe. I tre striscioni davanti sono quelli della Curva A, Fedayn ed Ultras, immediatamente sopra di loro gli altri gruppi della B
riempiono il settore che però, vocalmente, riuscirà a farsi sentire solo nei momenti iniziali e di silenzio: dal momento in cui le vecchie glorie della Stella Rossa entrano in campo mostrando la Coppa dei Campioni vinta nel 1991, dopo la successiva coreografia, lo stadio si trasforma in qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati alle nostre latitudini, 56.000 persone in piedi che danzano al ritmo della curva e che partecipano ad ondate sincroniche della “Crazy” North. Anche i serbi si lamentano della numerosa presenza degli occasionali che però, diversamente dai nostri, vivono la partita in maniera diretta, partecipata, nessun gestaccio o screzio con gli ospiti ma addirittura una presenza di alcuni di loro nel settore a testimoniare un rispetto esteso a tutto il popolo della Stella Rossa.
riempiono il settore che però, vocalmente, riuscirà a farsi sentire solo nei momenti iniziali e di silenzio: dal momento in cui le vecchie glorie della Stella Rossa entrano in campo mostrando la Coppa dei Campioni vinta nel 1991, dopo la successiva coreografia, lo stadio si trasforma in qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati alle nostre latitudini, 56.000 persone in piedi che danzano al ritmo della curva e che partecipano ad ondate sincroniche della “Crazy” North. Anche i serbi si lamentano della numerosa presenza degli occasionali che però, diversamente dai nostri, vivono la partita in maniera diretta, partecipata, nessun gestaccio o screzio con gli ospiti ma addirittura una presenza di alcuni di loro nel settore a testimoniare un rispetto esteso a tutto il popolo della Stella Rossa.
La partita sul rettangolo verde è noiosa, seppur ampiamente dominata dal Napoli che però non riesce a portarla a casa. Il pari viene invece salutato come una vittoria dai serbi, il migliore dei viatici possibili in preparazione ad un infuocato derby sabato contro il Partizan, con un recente morto extra-stadio che desta qualche preoccupazione fra le autorità locali in vista della stracittadina. Per concludere, tornando alla stretta attualità, i napoletani vengono fatti uscire tre ore dopo il match, scortati poi alla frontiera o all’aeroporto cittadino. Così si chiude una serata carica di pathos.