Questo sabato pomeriggio decido di mettere piede in uno degli stadi più illustri d’Italia, lo Iacovone, per una sfida tra due piazze importanti e due tifoserie relegate in una categoria, la Serie C, che va davvero troppo stretta per i grandi potenziali che le stesse possono offrire. Suscita sempre una forte emozione rilevare con i propi occhi come tutto, o quasi, sia rimasto immutato a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, quando il Taranto con i suoi tifosi viveva un periodo magico nell’allora serie B. Scritte sui muri, ditorni tutt’alto che gentrificati, gradinate consunte dal tempo senza che ritocchi o ristrutturazioni spesso di dubbio gusto ne abbiano stravolto l’immagine, spesso storpiandola come spesso succede in tutti gli stadi moderni. Grotteschi come la vecchia signora imbellettata di Pirandello che pensa che basti un po’ di trucco per nascondere i pesantissimi segni del tempo. La vecchiaia non è un difetto se la si sa valorizzare e invecchiare con dignità restituisce molto più fascino di una fila di seggiolini ultramoderni incollati alla bene e meglio su gradoni in cui il cemento si sgretola.

Mi posiziono nella parte più defilata, vicino al settore ospiti, dove sono stati concessi 250 tagliandi ai pescaresi, nonostante o forse proprio in virtù del fatto che inizialmente la partita fosse stata segnalata a rischio. In un ribaltamento della realtà dovremmo quasi prendere come una concessione di diritto quella che nei fatti è una sua negazione. Grazie per la repressione, ne siamo commossi!

Prima del calcio di inizio, minuto di raccoglimento per Ivan Romanzini, 259 presenze e 18 gol nelle file del Taranto tra il 1969 e il 1977. Una bandiera la cui portata si può notare anche dallo striscione che campeggia in suo onore e ricordo al centro della Curva Nord.

La stessa Nord appare in piena e inequivocabile contestazione contro la società e seppur in assenza di striscioni o tifo organizzato, trasuda comunque indignazione e sembra a sua volta offrire quell’impronta vintage dei tempi che furono, quando le contestazioni erano all’ordine del giorno in tutte le tifoserie d’Italia.

Da Pescara, gli ultras entrano circa al ventesimo minuto, classica entrata in scena compatta, accompagnata da un bombone e qualche torcia lanciata. Nel silenzio dello Iacovone, ovviamente hanno vita facile per quanto riguarda la sfida del tifo che è di fatto un monologo. Novanta minuti senza mai una sosta, belle manate, tantissimi cori secchi. Bandiere sempre al vento e, incuranti del risultato, sfoderano una prova sopra le righe. Tantissimi cori di sfottò verso gli avversari, ricambiati dalla curva di casa nonostante la contestazione e le tante assenze.

Massimo D’Innocenzi