Assolti tutti i sette tifosi del Chieti, appartenenti al disciolto gruppo “Muretto Laterale”, indagati per gli scontri durante la trasferta di Teramo del 17 marzo 2013, all’epoca valida per il campionato di Seconda Divisione di Lega Pro. Per cinque di loro l’assoluzione è stata riconosciuta con formula piena.

Processati con rito abbreviato presso il Tribunale di Teramo, gli accusati hanno dovuto rispondere per la violazione della legge 401/1989, comunemente identificata come Legge contro la violenza negli stadi. Il pubblico ministero aveva chiesto nei loro confronti la condanna a 7 mesi di reclusione.

Secondo la ricostruzione e sulla base delle immagini prodotte dal personale della Digos, nonché provenienti dalle telecamere a circuito chiuso dello stadio “Bonolis”, prima dell’ingresso le due tifoserie erano giunte a contatto visivo e da lì al contatto fisico il passaggio è stato immediato. In un secondo momento sono intervenute le forze dell’ordine per schermare i contendenti, evitando che la situazione degenerasse.

Sospette tali tempistiche d’intervento, secondo altre testimonianze oculari, tanto da indurre all’ipotesi del classico “trappolone”: aizzare gli astanti lasciando libero campo alle scintille, indurli a farle divampare e poi liberarsi le mani per successive repressioni su larga scala. Comode per soffocare un movimento comunemente malvisto, utili a veloci riconoscimenti del lavoro poliziesco, a differenza di più impegnative operazioni contro criminalità organizzata di ben altro stampo. Per un derby le cui criticità erano note ed individuabili, con determinati precedenti specifici, era lecito aspettarsi un ambiente blindato che invece non c’è stato. Se invece fossero nient’altro che congetture maliziose, di certo qualcuno dovrebbe rispondere per il lacunoso servizio d’ordine, ma la storia insegna che le divise non si processano, gli ultras sì.

La difesa, proprio sulla scorta delle immagini di cui sopra, è riuscita a smontare tutto il castello accusatorio e dimostrare evidentemente che gli accusati non erano in alcun modo individuabili tra i partecipanti alla rissa. Peccato solo che nel frattempo, agli stessi sette accusati, erano stati già elargiti (e scontati) Daspo della durata variabile da uno a tre anni: come al solito, seppur in via amministrativa, una cessione della loro libertà è stata data in pagamento ad un reato che un giudice ha riconosciuto non esistere.

Al di là del prezzo pagato individualmente dai sette processati, il gruppo “Muretto Laterale” è stato di fatto falcidiato di sette elementi della sua prima linea. Se la cosa non è stata la causa diretta del suo scioglimento, senza dubbio ne è stata concausa della sua realizzazione in tempi successivi. Il potere giudiziario potrebbe occuparsi di cercare i colpevoli di determinate infrazioni alla legge, ma spesso preferisce ordire disegni bifidi di eliminazione e repressione. La distopia. La gente per bene non si preoccupi, continui pure a credere al bianco ed al nero, senza preoccuparsi di queste sottili sfumature.

Per gli stessi eventi saranno processati anche alcuni tifosi teramani che hanno invece scelto la via ordinaria.

Matteo Falcone.