Era forse una delle prime fototifo che vedevo su Supertifo agli inizi degli anni 2000. Di fronte c’erano Civitanovesi e Maceratesi, la mia mente adolescenziale rimase alquanto colpita nel vedere quelle immagini. Stadio pieno, striscioni contro, torce e coreografie. Onestamente non ricordo la stagione esatta e se si giocasse in riva all’Adriatico oppure a Macerata, ma da allora, forse inconsciamente, mi è sempre rimasta la curiosità di assistere dal vivo a questo derby. Lo scorso anno mi si era presentata l’occasione con rossoblu e biancorossi che tornavano ad incrociarsi dopo più di dieci anni, eppure sfortunatamente, sia in occasione della gara di andata che in quella di ritorno, non avevo potuto presenziare, rimandando l’appuntamento, con la speranza che prefetti e questori non si mettessero di traverso, alla prima opportunità possibile. Che non si è fatta attendere. Il 15 settembre 2013, infatti, il calendario mette di fronte “Pesciaroli” e “Pistacoppi” al “Polisportivo” di Civitanova Marche, stadio in cui peraltro non sono mai stato. Non ci sono divieti, eccezion fatta per la vendita dei biglietti limitata alle 19 del sabato precedente alla partite. Quale migliore occasione quindi?

Come sempre nei giorni feriali, arrivare dall’altra parte dell’Appennino è impresa tutt’altro che semplice, e, pur cercando approfonditamente dei collegamenti con orari umani, alla fine sono costretto a scegliere il treno e ciò che esso implica: una levataccia ed un tardo rientro a casa se confrontato alla distanza percorsa. Ma l’unica alternativa è la macchina. Da solo. Il che significherebbe una spesa troppo alta. Prima di andare a dormire il sabato sera, cerco di preparare un po’ tutto: macchinetta fotografica, libri universitari per ottimizzare il tempo, e qualcosa da mangiare e bere come ai bei tempi delle trasferte. E proprio come a quei tempi le ore di sonno sono appena 3 e mezza. Dall’1 alle 4,30. Tenuto conto che vengo da una settimana dove non ho quasi mai raggiunto le 5 ore di sonno direi che è anche giusto mantenere lo stesso standard nel fine settimana. Il suono della sveglia è un qualcosa di realmente fastidioso, ed impiego qualche minuto per rendermi conto che non si tratta di un sogno ma della realtà. È in questi casi che, almeno inizialmente, mi chiedo: “Ma chi me lo fa fare?”. Ma dopo un buon caffè ed una doccia rigenerante eccomi in piedi ed in grado di affrontare la giornata.

Le previsioni del tempo su Roma danno acquazzoni per l’intera giornata ma, fortunatamente, quando metto la testa fuori dal portone il cielo è solo coperto da una coltre di nuvole che per il momento volano tranquille. Per accorciare un pochino il tempo decido di portare la macchina alla stazione, anche se, tra il rincoglionimento mattutino e gli svincoli della Tangenziale da poco modificati, ho più di un problema a raggiungere la Stazione Tiburtina. Alla fine ce la faccio e trovo persino posto proprio davanti all’entrata. Il mio treno con destinazione Ancona passerà alle 5:54, qualche minuto dopo. Una volta a bordo scelgo il vagone più vuoto e cado, nel giro di pochi minuti, tra le braccia di Morfeo fino a Foligno, per poi risvegliarmi e passare l’ultima ora e mezza di viaggio davanti ad un libro. Una volta arrivato nel capoluogo marchigiano devo attendere 20 minuti per il cambio, un Intercity proveniente da Bologna e diretto a Lecce la cui prima fermata è proprio Civitanova Marche. Esattamente in 19 minuti quindi sono nella cittadina rivierasca, con ben 4 ore e mezza di anticipo rispetto al fischio d’inizio. Da Roma mi giungono notizie di allagamenti e pioggia che cade battente, mentre su questo lembo di costa adriatica fortunatamente resiste ancora un discreto cielo azzurro, intervallato da qualche nuvola passeggera. Appena lasciata la stazione mi inoltro per il centro cittadino e con gioia noto subito parecchie persone con maglie e sciarpe della Civitanovese, oltre a  manifesti e striscioni che richiamano la gente allo stadio. Visto il largo anticipo mi concedo anche un paio d’ore di mare ed una bella camminata sulla spiaggia fino allo stadio.

Sin da lontano il “Polisportivo” mi ricorda in tutto e per tutto il “Fattori” di Civitavecchia. Costruito proprio in riva al mare, senza le curve ma con solo due tribune e con le bandiere riportanti i colori sociali che svettano sulla tribuna centrale. Inoltre il prefisso “Civita” non può che farmi accostare le due cittadine che lambiscono rispettivamente il Tirreno e l’Adriatico. Un’altra cosa che non sfugge alla vista, avvicinandosi allo stadio, è la massiccia presenza di polizia, sottolineata anche dai commenti esterrefatti dei primi tifosi che cominciano a giungere nei paraggi. Per l’occasione è stata disposta la vendita dei biglietti fino alle 19 del sabato precedente ed inoltre la Civitanovese ha indetto la “Giornata rossoblu”, secondo la quale non varranno gli abbonamenti ma solo i tagliandi acquistati in prevendita. Non ho mai condiviso questo genere d’iniziative da parte delle società. Se da una parte capisco che ormai per i sodalizi di Serie C e dilettanti creare degli introiti è sempre più difficile, dall’altra non mi sembra molto corretto esigere altri soldi da chi a scatola chiusa ha sottoscritto un abbonamento stagionale, spesso anche a prezzi fuori luogo per le serie e gli impianti dove si gioca.

Nel frattempo non si trova il mio accredito, tuttavia l’addetto stampa gentilmente me lo fa al momento, porgendomi un biglietto di tribuna con il quale entrare poi in campo. Prima di fare il mio ingresso sul terreno di gioco però, voglio aspettare almeno l’arrivo dei Maceratesi. L’impiego di polizia e carabinieri, considerato che parliamo di Serie D, è imponente e quando sento qualcuno parlare alla radiotrasmittente dicendo “Si prepari il reparto di Bologna” oltre a non avere di certo una bella sensazione, capisco che i tifosi ospiti stanno arrivando. Cominciano a vedersi macchine incolonnate e qualche fumogeno rosso viene lanciato sul marciapiede, ma più per far colore che per provocare realmente. Mancano circa venti minuti all’inizio ed allora decido di vedere l’ingresso delle tifoserie da dentro. Pettorina e macchinetta alla mano, eccomi quindi calcare l’erba del “Polisportivo”.

Devo essere sincero, almeno inizialmente non ho una grande impressione. Le tribune sono semivuote e gli ospiti entrano alla spicciolata. Oltretutto sul sito di un giornale locale avevo letto che i maceratesi avevano acquistato solamente 280 biglietti sui 953 messi a disposizione. Ciò aveva contribuito probabilmente a creare in me un’aria di sfiducia. Tuttavia da lì a poco dovrò ampiamente ricredermi. I “Pistacoppi” infatti cominciano ad entrare in maniera massiccia riempiendo tutto il settore e l’ingresso dei gruppi è segnato dal coro “Si sente puzza di pesce”, assieme a numerosi e goliardici canotti e materassini. A livello di striscioni la Curva Just come al solito presenta tante “pezze”, le quali tuttavia non denotano assolutamente un modo di fare il tifo all’inglese, vista la presenza del tamburo ed un tifo in tutto e per tutto italiano. Per contro la Curva Nord adesso comincia ad essere davvero colma, e lo stesso si può dire per la Gradinata Sud dove è presente un piccolo gruppetto che sembra intenzionato a fare tifo. Nel feudo del tifo civitanovese spiccano gli storici striscioni della Brigate Rossoblu e degli Sconvolts, attorniati da altri striscioni di ottima fattura. La mia negatività sta lentamente scomparendo, lasciando spazio alla curiosità di vedere le due curve all’opera.

Le due squadre entrano in campo. I “Pesciaroli” accendono qualche fumogeno rosso cominciando a tifare in maniera compatta, mentre i dirimpettai “Pistacoppi” si mettono in mostra con bei battimani. Scattare in questo stadio è tutt’altro che impresa facile, il settore ospiti infatti risulta buio e troppo dispersivo, quindi per scattare i Maceratesi dovrò inventarmi le posizioni più improbabili. Inoltre proprio sotto di essi sono posizionati due loschi individui con una telecamera puntata di continuo sulle tifoserie, gli stessi che ad ogni striscione e ad ogni fatto rilevante prendono accuratamente appunti su di un taccuino. Ma intanto la gara del tifo decolla in maniera inesorabile, a colpirmi è anche la partecipazione del pubblico stipato in Gradinata Sud che, spronato dal piccolo gruppetto che alberga nella parte centrale, si ritrova spesso a battere le mani e cantare. La cosa più bella è certamente vedere l’intero stadio seguire la partita in piedi, proprio come succedeva una volta. La sfida del campo vede la Civitanovese attaccare sovente, vogliosa di vendicarsi dell’eliminazione subita in Coppa Italia proprio dalla Maceratese pochi giorni prima. Così gli adriatici a forza di spingere trovano il gol del vantaggio con Bolzan, una rete che fa esplodere la Curva Nord. Bella esultanza, coinvolta e passionale, suggellata inoltre dall’accensione di parecchie torce tenute cautamente basse o gettate sulla pista d’atletica. Gli ultras biancorossi tuttavia non si arrendono e continuano a tifare, eseguendo una bella sciarpata che colora tutto il settore. Poco prima dell’intervallo, però, la doccia gelata per loro con Pazzi che realizza un calcio di rigore assegnato per fallo di mano. Apoteosi del pubblico civitanovese e rabbia di quello ospite. Al duplice fischio tutto lo stadio salta e canta pregustando un successo finale che proietterebbe la squadra di Jaconi ai primissimi posti. Nell’intervallo si registrano malumori tra Maceratesi, il tutto si calma in pochi minuti con l’intento comune di sostenere la squadra in difficoltà.

Preso dal pathos della sfida attendo con ansia che l’incontro ricominci e quando vedo spuntare dagli spogliatoi le due formazioni sento già che il pubblico sta nuovamente scaldando i motori. Si riparte. Ancora forte il sostegno dei padroni di casa che, oltre a cori lunghi e battimani ineccepibili, fanno bella mostra anche di stendardi e bandieroni di ottima fattura. Nonostante la Maceratese sembri più volitiva rispetto alla prima frazione di gioco, al primo vero affondo è ancora la Civitanovese ad andare in gol con Tarantino. Il tris manda in visibilio il pubblico e l’esultanza dei giocatori che si arrampicano sulla rete che li divide dai tifosi è una delle cose più belle e genuine viste negli ultimi tempi. Ora l’intero “Polisportivo” salta al coro “Chi non salta Pistacoppo è”, mentre la Nord aumenta ancor più i decibel dei cori regalando anche una bella sciarpata condita dall’ennesima accensione di torce. Cosa che, facendo il paio con il continuo scoppio di bombe carta da parte degli ospiti, causa il richiamo ufficiale dello speaker, il quale invita le due tifoserie a non lanciare materiale pirotecnico sul terreno di gioco. Lapalissiano dire che frega davvero poco a tutti.

A questo punto i tifosi biancorossi sembrano abbastanza scorati ed impiegano qualche minuto per rialzarsi e tornare a sostenere con orgoglio i propri colori. Ormai il risultato è andato ed anche il gol della bandiera di Cavaliere è utile solo per le statistiche, tuttavia si sa che, in questo genere di partite, smettere di tifare perché si sta perdendo coincide con il dare una seconda vittoria agli avversari. Lo sanno bene i tifosi della “Rata” che negli ultimi dieci minuti producono il massimo sforzo con battimani, cori di sfottò nei confronti dei dirimpettai ed uno scenografico coro eseguito prima da seduti per poi alzarsi e saltare tutti assieme.

Da segnalare, nell’arco complessivo dei 90’, tre striscioni da parte ospite: il primo raffigura una donna di facili costumi su una rivista hard completata dal messaggio “Il tuo album di famiglia”, il secondo si riferisce al derby d’andata dello scorso anno, quando si verificarono incidenti in pieno centro storico a Macerata, mentre il terzo è contro Trillini, giocatore della Civitanovese nativo di Macerata e che in passato ha anche militato nelle fila biancorosse. Per quanto riguarda i padroni di casa esposti due striscioni in Curva Nord, uno contro gli avversari (“Ma quale Ultrà Macerata? Se arrivi scortato e a partita iniziata!”) e uno ironico sulla presidentessa biancorossa attualmente diffidata, fatto peraltro rimarcato anche in Gradinata Sud con uno striscione che recita: “Tifoseria inesistente, diffidato il presidente”.

Dopo ben 7 minuti di recupero l’arbitro fischia la fine per l’immensa gioia del pubblico di “Citanò”. La sfilata dei giocatori prima sotto la Gradinata Sud e poi sotto la Curva Nord è molto bella da vedere, tutti infatti cantano ed acclamano l’undici rossoblu che sembra aver riportato entusiasmo ed allegria dopo anni di sofferenze. Come spesso mi capita, non ho molto tempo da dedicare al dopo gara, dato che il treno di certo non mi attenderà. Comincio ad avviarmi mentre sento ancora i tifosi festeggiare e prendere di mira i Maceratesi. Manco a dirlo, una volta arrivato in stazione mi accorgo che il treno per Fabriano, da dove devo cambiare per Roma, è soppresso e solo per caso sento un ragazzo parlare con la fidanzata dicendo che ci sarà un pullman sostitutivo. Chiedo informazioni e mi faccio accompagnare nel piazzale dove partirà. Inutile dire che fino a Fabriano sarà un vero e proprio inferno, tra lentezza del mezzo e traffico (rimarremo incastrati a Tolentino per ben 40 minuti). Il primo treno utile per la Capitale è ampiamente perso ed il secondo (ed ultimo) riesco a prenderlo solo per pochi minuti. Come sempre Trenitalia deve metterci la sua mano per rovinarti la giornata. Ma a parte le solite sventure relative ai trasporti, devo dire che lascio le Marche con grande soddisfazione. È stata una partita “d’altri tempi”, quando ancora non esistevano divieti, restrizioni e gogna pubblica solo ed esclusivamente per i tifosi. Mi rimane senza dubbio impressa la passione della gente, le esultanze ed il tifo fatto per orgoglio e per sovrastare l’avversario. Non tanto per dovere. Di questi tempi comprendo che devo davvero gioire per aver avuto il privilegio di assistervi senza che nessun questore o nessun Osservatorio bloccasse il vero spettacolo del calcio, quello sugli spalti. Mentre mi perdo tra questi pensieri il treno accumula ulteriore ritardo ma io, ormai stremato, mi addormento risvegliandomi direttamente a Roma. È tardi e trovo una città in balia dell’acqua che, a quanto sembra, l’ha bagnata tutto il giorno. È andata meglio a me. Decisamente.

Simone Meloni.