Se decido di aggiungere una partita ulteriore di basket alle sette già in programma questo fine settimana, lo devo a Simone, che mi ha segnalato questo ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia DNB fra Knights Legnano e la storica Fortitudo Bologna. Potevo anche dire no per non accumulare troppe foto e troppi racconti ma, si sa, per certa gente le tentazioni sono sempre grandi. E allora si va, in una giornata estremamente piovosa di inizio Febbraio.
La formula di questa Coppa Italia DNB, in realtà, non è complicatissima. La DNB è la quarta divisione nazionale di basket per importanza, ed è suddivisa in quattro gironi su base geografica. Al termine delle gare di andata del campionato, le prime due squadre di ogni girone si qualificano ai quarti della Coppa, con incroci tra prime e seconde di gironi differenti, e chi vince il doppio confronto in casa di entrambe va alle Final Four (quest’anno di stanza a Rimini, ad inizio Marzo) dove, fra l’altro, si giocheranno simultaneamente la Coppa Italia Gold/Silver e la Coppa Italia DNC.
Sulla Fortitudo ormai non c’è tanto da dire, visto che ne conosciamo ogni minuzioso aspetto. L’unica nota da segnalare, per far capire un po’ l’animo col quale i tifosi si approcciano a questa partita, è che la ripartenza di quest’anno ha creato un notevole fermento iniziale fra i tifosi; si sa, però, le ciambelle non riescono mai col buco, e l’aspettativa di una stagione di transizione verso lidi più sicuri si sta trasformando in una traversata dai mille ostacoli. La Fossa dei Leoni, in un recente comunicato, ha espresso il proprio malumore verso la società, assolutamente non dimostratasi all’altezza del blasone e dei sogni di gloria del popolo biancoblu. Persino il campionato è diventato una saga tormentata, con una Fortitudo al secondo posto, frutto di non pochi affanni e tanti bocconi amari. E allora si cerca il riscatto in questa Coppa Italia contro un Legnano fortissimo, ma domato, nella partita di andata, con un minimo scarto di tre punti. Basterà vincere o perdere di due punti.
Legnano, come qualunque centro popoloso della Lombardia che si rispetti, ha una tradizione abbastanza importante nel basket. Per carità, non parliamo né di serie A1 né di A2, né di chissà quali trofei vinti, però il movimento cestistico legnanese è, dagli anni ’70 e seppur fra travagliate vicende, costantemente impegnato in campionati sì di minore importanza, ma comunque di livello nazionale. E ultimamente c’è anche questo progetto di rinascita coi Legnano Knights, i “cavalieri”, forti del nuovo impianto casalingo, il “Knights Palace”, gioiellino di 650 posti dove, nel 2012, si sono svolte le finali delle varie coppe Italia citate ad inizio articolo; un palazzetto probabilmente troppo piccolo per aspirare a divisioni di prestigio (forse la capienza è sufficiente per una Divisione Silver, ex B d’Eccellenza), ma ben curato, confortevole, dotato di una curva e di una tribuna. E, da non dimenticare, il roster attuale è primo nel suo girone, fattore di non poco conto per “pesare” l’avversario della Fortitudo.
All’uscita del casello di Legnano vedo una volante della polizia in attesa, e già posso immaginare di chi. Non avendo il navigatore mi affido alla mia memoria dopo una visione su “Google Maps”, ma bisogna ammettere che, quando le strade sono costruite in maniera regolare e geometrica, non è poi così difficile trovare la strada giusta. Davanti al palazzetto, dato il piccolo contesto, spiccano due elementi: l’imponente flusso di pubblico locale (già annunciato il tutto esaurito) e due camionette parcheggiate, rispettivamente una dei Carabinieri e una della Polizia. L’organizzazione è comunque molto buona e, rapidamente e senza problemi, ritiro il mio accredito ed entro nel palazzetto.
La Fossa non è ancora è arrivata, ma lo spicchio di tribuna ben delimitato dalle strisce dei “lavori in corso” fa capire dove gli ospiti verranno collocati. Per il resto, spicca il notevole afflusso dell’impianto, mentre in curva, da segnalare, nella balconata adiacente al parquet, il grande striscione col nome della squadra e più dietro, nascosto dalle persone in piedi, sulla ringhiera centrale è appeso un “Gioventù Forgiata” rosso. Sono arrivato qui senza sapere nulla del tifo legnanese. Non ho grandi aspettative ma staremo a vedere. A pochi minuti dalla palla a due arrivano i ragazzi della Fossa: sono circa una sessantina, un numero ottimo se si pensa che è Mercoledì sera con l’Italia in preda al maltempo. Ora sì che il palazzetto può definirsi veramente tutto esaurito, e la gara può cominciare.
Prima della palla a due, però, tutti in piedi a metà campo per l’inno italiano, ormai propinato dappertutto dove c’è una palla a spicchi, in pieno stile da educazione orwelliana. Che ci possiamo fare? Il calcio ha i minuti di silenzio anche per il custode del cimitero, il basket ha “Fratelli d’Italia”. Per tutta risposta, durante l’inno, la Fossa fa ancora più rumore con il suo “lascio casa e famiglia per stare con te, forza Fortitudo alè”; vedo un carabiniere che non approva e guarda storto, ma dalla vita non si può avere tutto.
Prima palla per la Fortitudo, Fossa compatta a cantare, mentre nella curva di casa gli unici in piedi sono i ragazzi appoggiati alla separazione tra spalti e parquet, con un tamburo, suonato pochino e un paio di bandiere: ovviamente nulla di organizzato, c’è solo la buona volontà di questi ragazzi che, di tanto in tanto, provano a lanciare qualche coro basilare con alterne fortune. La mia concentrazione è tutta per gli ospiti, che cerco di riprendere da più angolazioni possibili. E vedere la Fossa è sempre una garanzia: cori potenti, tenuti a lungo, mani alzate, sciarpate, effetti speciali. Su sponda Legnano, invece, l’unica nota di colore è data dalla sudatissima camicia del mister, zuppa dopo già pochi minuti di gioco. Gli ultras ospiti, intanto, ricordano Renato Palumbi, ex presidente del club felsineo per 12 anni, appena scomparso: il loro “Ciao avvocato” viene applaudito da tutto lo spicchio biancoblu.
Intanto sul parquet, dopo i primissimi minuti equilibrati, Legnano comincia a prendere il largo, e a nulla serve il tifo della Fossa. Il primo quarto termina 26-13, e il pubblico legnanese gongola. Va persino peggio nel secondo quarto, con una Fortitudo pessima nei rimbalzi, pessima al tiro, imprecisa nei passaggi, fallosa. Dicendola in altri termini, comincia a sembrare un’amichevole per i biancorossi di casa. Gli ospiti non fanno una grinza, continuano a tifare in maniera ineccepibile, partecipando, solo in rare sporadiche occasioni, al gioco degli avversari, sommergendoli di fischi. A livello di rumore è Bologna a giocare in casa, ma dalla parte opposta non si può dire che non ci sia partecipazione ed entusiasmo, per quanto si rimanga nei limiti di un tifo molto spontaneo e disorganizzato. Si va negli spogliatoi sul 36-21 e, per come ho visto io la partita, è andata sin troppo bene ai biancoblu, poiché recuperare 12 punti è routine nel basket. Uno scarto minimo col peggior gioco possibile.
Fra primo e secondo tempo va segnalata una gara di tiri liberi fra alcuni estratti da una lotteria, col primo premio di € 1.000 da spendere presso un rivenditore di serramenti. Dall’altra parte, invece, accanto allo striscione della “Fossa”, appare un invito molto chiaro: “F4… Rimini: conquistala”.
Se nel secondo tempo la Fortitudo parte decisamente meglio, ci si mettono gli arbitri a complicare le cose: falli non fischiati, infrazioni di passi legnanesi non fischiate (almeno una evidentissima), due pesi e due misure per il fallo di sfondamento, con la degna conclusione che il biancoblu Spizzichini si innervosisce, rimedia il secondo fallo antisportivo e torna anzitempo negli spogliatoi. Nonostante la mia neutralità, da bordo campo, ho trovato molto a senso unico i fischi della direzione di gara, anche se, va detto, i nervi fragili degli ospiti non sono stati assolutamente di aiuto. In tutto ciò la Fossa, oltre al consueto tifo da capogiri, ogni tanto si scompatta perché qualche singolo ne va a dire quattro all’arbitro, sicuramente non a proprio agio in situazioni del genere.
Legnano è invece tutta per la sua squadra di basket, sempre più vicina ad un’impresa storica. Il coinvolgimento del pubblico aumenta e anche i cori sono molto meno sporadici. Tra l’altro i Knights prendono il largo e il quarto termina con un pesantissimo 57-37. A questo punto manca il conseguente epilogo, ovvero l’apoteosi di Legnano. Sì ma no. Perché è vero che Legnano ha uno scarto impressionante, ma i troppi match point mancati, uniti ad una reazione tutto cuore degli ospiti, rendono, almeno per
qualche istante, la partita avvincente e riaperta: Bologna si avvicina a -8, il che, col punteggio di andata, equivale a dire -5. Ma nel momento di massimo sforzo biancoblu, gli ospiti riprendono calma e sangue freddo, oltre ad una ritrovata precisione. La camicia del mister dei Knights è diventata di un solo colore, quello del sudore. Il palazzetto, coi minuti che passano, fa diventare ogni giocata un’ovazione. E la Fossa? Ricopre il ruolo che da lei tutti si aspettano: non si scompatta, tifa con grande sostanza e costanza, si esalta (giustamente) sul -8 ma poi, anche quando le cose volgono al peggio, tutto si conclude con una sciarpata e altri momenti di gran tifo, mai intervallati da un solo attimo di silenzio. Questo è il risultato di un gruppo rodato la cui esperienza basta e avanza per eccellere in ogni circostanza, senza delusione che tenga. D’altronde lo “spirito Fortitudo” è questo, ovvero soffrire tanto per la propria squadra senza mai abbandonarla, gioendo per quei pochi momenti di gloria che, di tanto in tanto, arrivano. Oggi non ci saranno più i Carlton Myers o i Basile, però la Fossa c’è, cambia e si rinnova, ma è sempre la stessa.
Il match finisce 71-59, e la festa è tutta per Legnano, con il palazzetto in piedi ad omaggiare gli autori di un’impresa che resterà impressa negli annali del club, non tanto per la partecipazioni alle F4 (terza partecipazione di fila per Legnano, che finora è sempre stata battuta in finale), ma perché non capita tutti i giorni, ad un piccolo club, di incontrare la Fortitudo e magari di vincere. I giocatori bolognesi, invece, escono pieni di sconforto, pur tra gli applausi e gli “high five” dei propri sostenitori. Non ci saranno le Final Four, ma non può esistere un futuro per il basket italiano senza la Fortitudo.
Testo e foto di Stefano Severi.